Pubblichiamo il comunicato stampa integrale di “A testa alta”.
Accogliamo con stupore, e anche un po’ di amarezza, la scelta della Giunta del Comune di Palma di Montechiaro di conferire mandato al legale dell’Ente per predisporre un “esposto” nei confronti dell’associazione “A testa alta”; e ciò, a seguito di “apposita direttiva” del Sindaco Pasquale Amato, nella quale si mescolano e si confondono comunicazioni, atti ufficiali dell’associazione e articoli di stampa con opinioni e commenti personali e soggettivi apparsi sui social network.
I motivi che avrebbero indotto tale decisione fanno riferimento a due iniziative che la nostra associazione ha svolto nel territorio di Palma di Montechiaro, riprese dalla stampa e dagli altri media con “notizie” che, a dire della Giunta, diffamerebbero l’apparato burocratico e l’amministrazione, con danno all’immagine e addirittura allontanamento dei cittadini dalle Istituzioni.
La prima attività “dannosa” compiuta dall’associazione “A testa alta”, che avrebbe generato effetti di tal portata, riguarda la questione dei beni confiscati alla criminalità organizzata nel territorio di Palma di Montechiaro, affrontata da “A testa alta” nell’ambito di un’attività più ampia, comprendente tutti i comuni della provincia di Agrigento.
Tale attività, che vede impegnata la nostra associazione da oltre due anni in un importante lavoro di analisi, monitoraggio, sensibilizzazione e denuncia, si è basata su dati ufficiali dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (ANBSC), pubblicati dalla stessa Agenzia, raccolti da libri e riviste e resi disponibili come open data dai più importanti progetti partecipativi per favorire la trasparenza, il riuso e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.
L’iniziativa messa in campo da “A testa alta” ha portato sino ad oggi all’emanazione di direttive e regolamenti comunali, all’avvio di indagini conoscitive da parte dell’ANBSC, di procedimenti penali e anche al sequestro di un terreno confiscato alla mafia. Molti gli attestati di riconoscimento per l’azione fin qui svolta da parte di cittadini, associazioni, magistrati e perfino da parte di alcuni sindaci degli stessi comuni oggetto di analisi. Ma il risultato che più di ogni altro riempie di orgoglio è la pubblicazione da parte di ben sedici comuni dell’agrigentino – rispetto ai tre iniziali – degli elenchi dei beni confiscati loro trasferiti, come prevede il Codice Antimafia.
Alla luce dei risultati positivi a cui siamo giunti, e della modalità d’azione che ci contraddistingue, ci meraviglia dunque la volontà di Sindaco e Assessori del Comune di Palma di Montechiaro di voler procedere nei nostri confronti. Ancor più sorprendente appare l’iniziativa della Giunta laddove si consideri che l’approfondimento sul caso di Palma di Montechiaro si era reso necessario proprio a seguito di diversi incontri tra la nostra associazione e il Sindaco Pasquale Amato, nel corso dei quali il primo cittadino aveva chiesto la nostra collaborazione al fine di fare definitiva chiarezza sui beni confiscati alla mafia nel territorio palmese.
L’altra iniziativa “dannosa” svolta da “A testa alta” sarebbe rappresentata, sempre secondo la Giunta, dall’invio, all’Autorità Nazionale Anticorruzione, degli atti relativi all’appalto milionario indetto dal Comune di Palma di Montechiaro per l’affidamento dei “servizi di raccolta e trasporto rifiuti urbani e speciali assimilabili agli urbani e servizi di igiene urbana”. E sembra questa la vera (ma inconfessabile) doglianza della Giunta, tenuto conto che la proposta sindacale di procedere nei nostri confronti arriva subito dopo la pubblicazione di un articolo sull’istanza da noi rivolta all’ANAC.
Riteniamo che ciascuno di noi possa chiedere conto agli enti pubblici di come si organizzano, decidono e spendono: ottenere trasparenza è infatti un diritto di tutti e serve solo a fugare eventuali dubbi di legittimità. In questo, non vediamo nulla di offensivo o diffamatorio. Non c’è nulla di diffamatorio nell’utilizzare gli strumenti di trasparenza e di controllo dell’operato delle amministrazioni locali e, in particolare, nel sollecitare l’attivazione dei poteri di vigilanza dell’ANAC.
Alla luce di queste e altre documentate circostanze che rappresenteremo alle Autorità e alla Magistratura, abbiamo deciso di tutelare nelle sedi opportune l’Associazione “A testa alta” e i suoi soci che quotidianamente si battono per una giusta causa contro la corruzione e le collusioni con il malaffare finanziario e mafioso.
Nessuna querela o minaccia di qualunque altro tipo fermerà l’azione svolta da “A testa alta” nel territorio.
atestaalta@atestaalta.org
Il Consiglio Direttivo
Antonino Catania
Irene Santamaria
Flavia Amoroso
Maria Azzolina
Sabrina Peritore
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