È di oggi la notizia di una sentenza che definisce “ingiusta detenzione” quella dei sette mesi di carcere che ha dovuto subire l’ing. Lena. E siamo sempre là, ovvero nell’esistenza di due giustizie, quella penale, che assolve, e quella delle misure di prevenzione, alle quali non basta l’assoluzione. Una vicenda simile sta subendo l’imprenditore Calcedonio Di Giovanni, il costruttore del villaggio Kartibubbo di Campobello di Mazara, al quale, assieme alla confisca in primo grado di tutti i beni è stato dato l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, cioè a Monreale, per tre anni, anche qua dopo alcune intervenute assoluzioni penali. La confisca è stata fatta anche per i beni dei Cavallotti, nei confronti dei quali sono stati chiesti recentemente dalla procura di Termini Imerese due anni di arresto per avere “indotto” i propri figli a continuare a “delinquere” nel momento in cui costoro hanno cercato di crearsi un nuovo lavoro.
Ma sul settore di sequestri e confische oggi abbiamo altre tristi notizie legate alla sorte dei lavoratori che speravano di conservare il posto di lavoro e che invece si trovano in mezzo alla strada, costretti a ricorrere alla cassa integrazione. È il caso dei 14 dipendenti della Meditur, cioè della cava Impastato, 11 operari e tre impiegati, ai quali è stato annunziato, dall’amministratore giudiziario Salvatore Benanti il licenziamento, con la chiusura dell’attività della cava. La motivazione ufficiale è quella della sospensione della principale commessa, ovvero quella della fornitura di materiale alla Sis, che sta costruendo il passaggio ferroviario palermitano. La cava avrebbe esaurito i volumi di estrazione concessi ed è in attesa, dal 2012. Cioè da cinque anni, di una risposta a un’istanza di richiesta di ulteriori attività estrattive, che non arriva, per i soliti iter burocratici e le solite mancanze di autorizzazioni. Dopo la cava Pellegrino e la cava Belice questa è la terza cava che chiude dall’inizio del nuovo anno.
Non meno preoccupanti le notizie che arrivano dalle cave dei Virga di Marineo. Dopo l’amministrazione di Giuseppe Rizzo, che, per esserci permessi di definirla “disastrosa” ha deferito Pino Maniaci all’ordine dei giornalisti per mancanza di deontologia professionale, il nuovo amministratore giudiziario Giuseppe Privitera e il suo stretto collaboratore ing. Marco Greco non sanno che pesci prendere, nel senso che, in un incontro con i sindacati è stato rilevato che operai e impiegati non ricevono le dovute spettanze, dal mese di giugno, tredicesime comprese. L’amministratore prevede di incassare, entro il mese di febbraio alcuni crediti, per la verità spettanti ai titolari della cava, che avevano avviato una serie di procedimenti giudiziari, e di provvedere, con questi ipotetici soldi che difficilmente arriveranno, al pagamento di anticipi e acconti. Naturalmente parliamo dei 25 operai oggi in cassa integrazione, ma non dei sei o sette collaboratori dell’amministratore giudiziario, che incassano regolarmente il loro “stipendio” mensile, anche se, a dire di qualche lavoratore, del loro superficiale e spesso inutile lavoro, non ci sarebbe alcun bisogno.
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