Politica e magistratura, “Supplente faccia lei”
(mentre il prof dorme)
di Gian Carlo Caselli
Fior di politici (anche con posizioni istituzionali di altissimo rilievo) da qualche tempo proclamano la fine della “guerra civiIe” fra politica e magistratura che secondo loro ha contrassegnato gli ultimi vent’anni della nostra storia. Posto che di “guerra civile” e dintorni favoleggiano – trasversalmente rispetto ai diversi schieramenti – soprattutto quei politici che al semplice pensiero di essere sottoposti al controllo di legalità gli viene l’orticaria, possiamo serenamente fare a meno delle iperboli belligeranti, in quanto mera black propaganda o torbido fumo negli occhi.
Al dunque: non può esservi dubbio, in democrazia, sul “primato della politica”. Vale a dire che spetta alla politica, e ad essa soltanto, operare le scelte finalizzate al buon governo. Nessun altro può arrogarsi questa funzione. Meno che mai la magistratura. Fatto si è (per scrivere con un tono aulico consono all’argomento…) che proprio alla magistratura, e alle forze dell’ordine, sono stati delegati a ripetizione, in questi vent’anni, gravi problemi che la politica non ha voluto o saputo affrontare o risolvere.
E’ successo per:
– La mafia (con una legislazione perennemente “del giorno dopo”, piena zeppa di bis, ter, quater, quinquies ecc., inseriti per colmare buchi o voragini che non disturbavano prima che un qualche “fattaccio” ci risvegliasse di brutto);
– Il terrorismo brigatista (almeno all’inizio, con le incertezze e le ambiguità che speso sfociavano in contiguità);
– Il terrorismo nero e stragista (segnato anche dai tranelli e depistaggi che hanno ostacolato le indagini);
– La corruzione (Tangentopoli, preannunziata da Italcasse, Lockheed e Petroli, gridava vendetta, cioè postulava una legge anticorruzione finalmente efficace: per contro, ci son voluti più di quattro lustri per la “legge Severino”, che appena varata ha rivelato vistosi difetti e lacune che impongono…. una nuova riforma!);
– La tutela dell’ambiente e della salute;
– La bioetica (caso Englaro);
– La sicurezza sui posti di lavoro (dove si è giunti al punto limite di affidare ai magistrati l’alternativa tra la vita ed il lavoro dei dipendenti dell’ILVA di Taranto …);
– L’evasione fiscale, dove la delega iniziale è stata poi sterilizzata, cancellando nel 2001 la legge del 1892 nota come “manette agli evasori”.
Ma attenzione: non solo delega. Delega con una riserva, una specie di “asticella” non scritta, da non oltrepassare. Perché oltrepassandola si toccano certi interessi, che non ci stanno. E reagiscono, con una litania di accuse (straripamento, governo dei giudici, giustizialismo, teoremi e non prove, politicizzazione), intrecciate con insulti e calunnie volgari (cancro da estirpare, pazzi, brigatisti….).
Altro che guerra civile! L’attacco alla giurisdizione che osi funzionare in maniera indipendente;- mentre gli elementi di conoscenza desumibili dai processi, invece di essere utilizzati per riforme contro l’illegalità, servono ad impedire nuovi superamenti della “asticella”. Quindi per riforme dirette a favorire di fatto i potenti, i cosiddetti gentiluomini a prescindere: presunti innocenti per censo, posizione politica o sociale.
Un quadro non confortante. Del tutto anomalo rispetto agli insegnamenti di Cesare Beccaria e del suo “Dei delitti e delle pene” di cui ricorre il 250^ anniversario della pubblicazione. Secondo Beccaria, per prevenire i delitti occorre che “le leggi sian chiare, semplici e che tutta la forza della nazione sia condensata a difenderle”. Tutta la forza della nazione…
Molto diversa la storia del nostro Paese negli ultimi vent’anni. Di molti problemi, di molte storture, di molte emergenze che ci affliggono e che restano irrisolte, la politica non accetta di rendere conto. E preferisce inventarsi un’altra storia, quella appunto di una guerra civile con la magistratura.
tratto da i www.isiciliani.it