E’ un’assemblea nazionale, quella svolta oggi a Roma, vuota e povera di contenuti. Il Partito Democratico, e non poteva essere diversamente, celebra un rituale alto e ricco di storia, ma lo fa nella maniera più politichese che possa esistere. Tutti, davanti le telecamere, mostrano di avere pelo sullo stomaco, identità e sempre qualche differenza dall’altro collega parlamentare o comunque eletto nell’assise del Pd.
Tutti hanno qualcosa da dire, ma vuoi per la mancanza di grossi personaggi, vuoi perché comunque è sempre una simulazione di equilibri costruiti fuori, le parole restano ferme nella bocca di chi le ha pronunciate. Non arretra la maggioranza, nessun cedimento di Matteo Renzi sul tema della riforma del lavoro e delle svolte elettorali e costituzionali, che ricordiamolo vedono l’appoggio convinto di Forza Italia e Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Non molla il colpo l’opposizione, o meglio dire le opposizioni.
Da una parte Fassina, che oltre a puntare sull’orgoglio della propria storia, accusa Renzi di lavorare per le elezioni anticipate; non pervenuto Civati, che però è assente solo fisicamente, considerando che Diana De Marchi e Maria Chiara Prodi, civatiane, parlano ed anche con senno di quanto in realtà sia appariscente e privo di consistenza il percorso portato avanti dal premier nonché segretario di Partito. In buona sostanza tutti restano sulla difensiva, anche eccessivamente. Nessuno rompe, ne tanto meno rende concreto il termine scissione, evocato poche ore prima nella manifestazione bolognese organizzata proprio da Civati (il link dell’articolo https://www.telejato.it/politica/bologna-pippo-civati-rilancia-epossibile-vale-a-dire-vorrei-ma-non-posso/) .
Renzi prende il bottino massimo, ovvero rinnova ancora di più la propria forza, gli altri guardano ed aspettano. Snodo della discussione è stato, almeno per molti interventi anche quello dell’inchiesta romana, conosciuta come Mafia Capitale, e per la procura Mondo di Mezzo. Nessuno ovviamente dei delegati si è esposto sulle sorti del Sindaco Marino, su chi ha appoggiato la cooperativa Rossa di Buzzi, che pure è accertato come abbia finanziato uomini del Pd, o su come bisogna creare un sistema alternativo stabile di finanziamento dei partiti e della democrazia, ora che quello pubblico non c’è più. Alla fine della giornata le parole del Segretario, a conclusione dei lavori, sono macigni. La minoranza interna è invitata, gentilmente, ad allinearsi, perché appunto sono minoranza; si va avanti così, con questi temi, questi tempi, e questi contenuti; sul prossimo Capo dello Stato non è impossibile che lo si faccia con Berlusconi; la legge sull’autoriciclaggio non sarà perfetta, ma ormai è questa la via, almeno in linea di massima.
Sunto per chi fosse poco avvezzo ai massimi sistemi ed alle beghe di partito: Renzi è quello che le opposizioni interne ed esterne al Pd dicono di lui; le opposizioni sono quello che Renzi pensa di loro, e proprio per questo si è potuto permettere di scalare in meno di due anni la politica italiana; nessuno è disposto per insufficienze altrui a rischiare il proprio posto e la propria poltrona. Alla luce di tutto ciò ci aspetta un 2015, almeno da questo profilo, con lame sempre più affilate, e parole sempre più cruente, in una situazione di disagio economico che colpisce proprio chi spera che il 2015 sia l’anno della svolta e della tanto attesa ripresa.
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