La colpa non è mia, la colpa è del bajon
Così diceva una vecchia canzone, facendo riferimento a un ballo sud americano. E ancora oggi siamo al balletto dello scarico delle responsabilità, nei confronti di una vicenda, quella dell’acqua che non è stata dichiarata non potabile nel momento in cui il fax pervenuto al Comune rendeva urgente il farlo: quel fax, pervenuto il 31.12, è rimasto sul tavolo di un dipendente comunale, di cui oggi il sindaco fa il nome, un certo Consiglio, il quale lo ha notificato al sindaco solo giorno 5. E così i cittadini sono stati avvisati in ritardo. Parliamoci chiaro: non è successo niente. Non si sono verificati casi di dissenterie, intossicazioni, mal di pancia e cose di questo tipo. Dall’ospedale non abbiamo notizie di ricoveri. Chissà quante volte il misterioso batterio si è infiltrato nell’acqua senza provocare disturbi. Ma non lo sapevamo. E tuttavia si è scatenata una gazzarra con richieste di dimissioni del sindaco che avrebbe messo a rischio la tutela dei cittadini perché non era andato a prendere di persona il fax e non aveva subito allertato il paese. E comunque, in questi giorni sono aumentate le vendite di depuratori e di amuchina, che viene versata nelle cisterne, assieme ai bottiglioni di cloro che vengono sciolti nell’acqua che arriva nei rubinetti . Per non parlare dell’acqua minerale in bottiglia, con la quale qualcuno preferisce anche lavarsi interamente o farsi il bidet. Niente verdure crude oppure lavate con acqua comprata, un euro al litro al punto vendita di acqua depurata. Si era sparsa la voce che l’acqua che arriva alle fontane è buona e non offre rischi, perché arriva direttamente dalle vasche, ma qualcuno, di testa sua, ha messo un biglietto alla fontana ottucannola, dicendo che l’acqua non era potabile e chiamando in ballo anche il Signore, che non ci dovrebbe entrare niente. Altri sostengono che anche l’acqua dei cannoli e delle fontane di piazza Borsellino non va bene perché qualche infiltrazione di liquami potrebbe essere penetrata anche lì. E allora ecco la caccia alle perdite fognarie, riscontrate in diverse vie, in via Rosolino Pilo ( u pilu c’entra sempre!!!), in via Pitrè ( che fa rima con retrè, vecchio nome del gabinetto), in via Saponeria, (perché per lavarsi ci vuole il sapone), in via La Masa, grande patriota garibaldino di Termini Imerese, in via Pozzo del Grillo, ( dove è destinato ad affondare il movimento a cinque stelle), in via Cairoli, (Benedetto Cairoli, per salvare la pelle, fece fucilare dai soldati del Papa i suoi due fratelli, ma poi, come succede in Italia, diventò presidente del Consiglio), in via Soresi (non si sa se è quello del mulino) e in tante altre vie da cui fuoriescono liquami e odori che se la battono con gli odori della distilleria.
In pratica sembra di essere in una sorta di colabrodo, in un Paese abbandonato a se stesso, che galleggia sulla merda, sull’acqua che una volta riempiva di malaria gli abitanti, per gli acquitrini e i ristagni nella zona del Lago, oggi Villa Falcone. E così, in questo gridare “al lupo, al lupo”, alcuni consiglieri comunali, naturalmente dell’opposizione, hanno fatto un esposto al prefetto, denunciando il ritardo nel prendere provvedimenti nei confronti dell’acqua col batterio nascosto, mentre altri quattro cittadini di nome Salvatore Costanzo, Gianluca Ricupati, Valentina Speciale e Davide Galati, hanno presentato al Commissariato un esposto denuncia lamentando ritardi e omissioni. Naturalmente tutti insieme a chiedere le dimissioni. Perché siamo sempre alle solite: in un momento in cui ognuno di quelli che in questo territorio vivono, dovrebbe dare un contributo per renderlo migliore,poiché è davvero un momento difficile, si gioca a rimpallare a vicenda le responsabilità, a lanciare accuse, a perseguire pervicacemente la prima legge della politica: “Levati tu ca mi ci mettu io”