Il Parlamento si avvia a considerare il negazionismo un’aggravante di reato e, per la prima volta, entra in una legge italiana la parola “Shoah” (Olocausto). Così l’Italia recepisce la direttiva europea che obbliga gli Stati membri a combattere e a sanzionare certe espressioni di razzismo, xenofobia e istigazione all’odio e taglia un traguardo storico che arriva a più di settant’anni dal 16 ottobre 1943 quando oltre mille ebrei romani furono catturati e trasferiti ad Auschwitz.
«Sono insieme commosso e orgoglioso per il segnale forte che viene dal Paese rispetto a ogni tentativo di negazionismo», commenta il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Secondo Renzo Gattegna, presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane, «il provvedimento costituisce un baluardo per la difesa della libertà di tutti».
Il presidente del Senato, Grasso, ha precisato che l’approvazione del ddl sul negazionismo è avvenuta ad «amplissima maggioranza, quasi all’ unanimità», quale conferma dell’intenzione da parte delle istituzioni repubblicane «di compiere un ulteriore e decisivo passo nel contrasto a tutte le forme di offesa alle vittime e di negazione di quella terribile pagina della nostra storia che è stata la Shoah».
Dopo il via libera del Senato con 234 “sì” la parola passa ora alla Camera. Come ha ricordato Grasso, il voto non è stato totalmente unanime: si sono avuti otto astenuti e tre “no”. Fatto che è stato apprezzato proprio da Pacifici che ha raccontato in proposito una massima della tradizione ebraica: «Ogni sentenza a morte emessa all’unanimità viene annullata, perché l’unanimità in un voto è spesso figlia dell’emotività o della massa».
Quella licenziata dal Senato è una norma complessa che cerca di mantenere l’equilibrio tra punizione del negazionisno e mantenimento della libertà di espressione. Infatti, con le nuove regole, riscritte nella commissione Giustizia presieduta da Nitto Palma, il negazionismo è stato trasformato in un’aggravante, anziché in un reato vero e proprio, e non sono stati previsti limiti o restrizioni alla ricerca storica.
Proprio sull’aspetto della libertà di espressione fa leva l’astensione della senatrice a vita Cattaneo che definisce i negazionisti «ciarlatani», ma chiede di non dare loro il ruolo di martiri incompresi. «Facciamoli parlare – osserva – e li sbugiarderemo punto dopo punto, ma all’interno di una sede scientifica».
«Questo ddl limita la libertà di pensiero e di ricerca storiografica» e rischia di «trasformarsi in un “boomerang” terribile per gli stessi ebrei», sono invece i motivi del “no” espresso dal senatore Ncd, Giovanardi. Altro astenuto il senatore del Psi, Buemi, secondo il quale con le vie giudiziarie si rischia di fare un «buco nell’acqua».
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