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I silenzi della Procura

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Terrorismo, tutta l’Europa che dimostra di avere paura di quattro assassini, misure di controllo inutili e ridicole, Putin ed Erdogan che litigano, la Francia e gli Stati Uniti che non vogliono Assad, la Russia che invece lo copre perché le ha consentito di usare il proprio territorio per installazioni militari.

E ancora, l’Italia che dice sì a tutti, l’Unione Europea che finanzia la Turchia per arginare i profughi di guerra, la Turchia che compra sottocosto il petrolio dell’Isis, l’Isis che decide di spostarsi in Libia, dove si sente più sicura, l’Italia che cala la testa a tutti, il Papa che continua a ripetere il suo messaggio di pace e di rifiuto delle violenze in nome della religione, la conferenza di Parigi sul clima, dove non si deciderà nulla e dove i soliti coglioni si sono messi a distruggere il luogo in cui sono stati assassinati qualche giorno fa un centinaio di giovani e, per finire, in Italia un gruppo di sciacalli professionisti in cerca di voti, La Russa, Salvini, Gelmini, che inscenano buffonate del tipo “Giù le mani dal Natale”, “Tu scendi dalle stelle” ed altre melensaggini, facendo diventare un attentato contro il natale una ingenua affermazione di un preside, che ha poi dato tutte le spiegazioni di come il messaggio sia stato travisato. Ne volete di più?

Il posto di cui non abbiamo più notizie su come vanno avanti i procedimenti aperti  nei confronti dei magistrati che vi lavoravano è il tribunale di Palermo, nella fattispecie l’ufficio sulle misure di prevenzione. Che fine hanno fatto le indagini sulla Saguto? A spizzichi esce fuori qualche notizia, come quella apparsa sul Fatto quotidiano, secondo cui la Saguto, qualche giorno prima della bufera sarebbe stata a Roma per chiedere, a parte il posto per il marito, protezione presso il sottosegretario Ferri, ma anche, presso il sottosegretario Faraone. Le intercettazioni a riguardo sono piene di omissis, quindi non possiamo dire niente, ma, visto quello che è successo dopo, pare che i due uomini politici non abbiano mosso un dito. E se così è, per la prima volta dobbiamo complimentarci. Si è parlato di revisione degli incarichi agli amministratori giudiziari, ma, per quanto ne sappiamo, Cappellano Seminara si è dimesso dai suoi nove incarichi palermitani, ma non è stato sino ad adesso sostituito, gli altri continuano a lavorare e a fare il possibile per provocare la liquidazione delle aziende affidate e spremere tutto quanto è possibile, prima di essere “posati”. E poi? Una domanda viene spontanea: come mai non si fanno più sequestri? Forse ci si va rendendo lentamente conto che era un modo di procedere il più delle volte sbagliato? E ancora: Il procuratore Lo Voi, dopo avere agitato lo spauracchio di qualcuno che vuole abolire la legge sulle misure di prevenzione e dopo essersi espresso in modo davvero inopportuno nei confronti dei danneggiati da queste misure che chiedono di essere ascoltati e far valere i loro diritti, ha chiesto di essere ascoltato per altri dieci minuti, per spiegare gli ultimi trent’anni di mafia in Sicilia e per dare una risposta su Telejato. A quando questa nuova audizione?

E inevitabilmente l’asticella si sposta sul settore: Chi nomina i curatori fallimentari? Il giudice. C’è una rotazione degli incarichi, oppure sono sempre gli stessi nomi, come per gli amministratori? Quali strategie usano i curatori per mettere in liquidazione le aziende? Con quali criteri è fissato il valore dei beni messi in vendita? Come viene comunicato il giorno della messa in vendita, dell’asta e in che modo c’è chi è informato ed ha la possibilità di partecipare? Che fine fanno i beni non venduti? È possibile che lo stesso fallito riesca a riprendersi tramite asta i suoi beni messi in vendita? Il settore di cui stiamo parlando è blindato e non fuoriescono notizie di alcun tipo, ma ci vuole poco a immaginare che dentro ci siano i soliti vampiri che stanno svendendo la Sicilia succhiandone le residue gocce di sangue.

Intanto arriva una dichiarazione del commissario anticorruzione Cantone, il quale, con molto ritardo, si accorge che quella dei beni confiscati è un’occasione persa per lo Stato e afferma che “La Sicilia dovrebbe essere in grado di lanciare un nuovo messaggio sull’utilizzo e la gestione dei beni confiscati”. È un messaggio che noi lanciamo da tempo, ma nessuno ci ascolta o è interessato ad affrontare il problema radicalmente, così come proponiamo.

Ci viene in mente un venditore ambulante che “Abbanniava”: “Acqua caura e dulura….Avi trentanni chi abbanniu e nun mi senti nuddu, mancu diu!!!”

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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