Il tempo di riordinare le idee e ci si capisce qualcosa. Del resto è abbastanza evidente che solo geni e sciocchi parlano durante il chiasso e la baraonda. Potete pure contare quanti geni conoscete, sul serio.
Sono passate parecchie ore dall’elezione, al quarto scrutinio, del nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dormirci su, sentire le opinioni diffuse, non solo sulla rete, è propedeutico all’analisi, non tanto veritiera, quanto meno realistica, di cosa il fatto in se, un’elezione presidenziale, comporti, e cosa significhi questa in particolare. Lasciatemi cominciare con un po di campanilismo, spero sano: Sergio Mattarella è il primo Capo dello Stato, nell’intera storia repubblicana, che abbia i propri natali in Sicilia, e lo dico con l’orgoglio ed il vanto di un siciliano. Sergio Mattarella è un personaggio complesso, di cui le fotografie, quelle tragiche in bianco e nero, con il cadavere del fratello sulle braccia, o quelle a colori, con la toga della Consulta, raccontano sempre parzialmente. Sergio Mattarella è quello raccontato da Leoluca Orlando, quello raccontato da Ciriaco De Mita, ma anche quello tratteggiato da Saverio Lodato e da Riccardo Orioles. Mattarella è un figlio di quella che una volta si chiamava politica con la “P” maiuscola, dove “P” stava contemporaneamente e mirabilmente al centro tra Popolo e Potere, un centro mobile intendiamoci.
Mattarella è un personaggio che, ha commesso degli errori, e nonostante ciò è una brava persona, incarnando valori, diciamo la verità, diversi sia dal padre Bernardo Mattarella, sia dal fratello ucciso dalla Mafia, Piersanti. Lui contro l’oligopolio della Dc Mafiosa è storia, lui uomo vicino ai centri di potere meno noti, e per questo più temuti, invece è un dato su cui pochissimi riflettono. Ma nessuna di queste cose mi scandalizza, a meno di pensare che la cosa pubblica possa essere gestita da persone prese a caso dalle “pagine gialle”.
Mattarella è quello che è, e proprio da quello che è deriva la mia fierezza. Mattarella non ha un posto perché ha gridato al lupo dopo la morte del fratello, e di parenti di “morti ammazzati” se ne conoscono tanti che hanno scelto altre strade. D’altra parte la scuola di partito, la Dc storica, non deve fare pensare ad improperi stile Papa Francesco, nonostante le speranze di molti: il metodo è del tutto compassato, e queste prime battute ce lo hanno già dimostrato.
Veniamo però alla politica.
Già, perché è stata la politica a votare Mattarella.
I quattro minuti di applausi, seguiti allo spoglio definitivo, sono l’ennesima medaglia al collo di Matteo Renzi, che si odia, si odia tantissimo a guardarsi in giro, poi vince in due regioni, la Calabria addirittura strappata al centrodestra; si fregia di uno storico 40 per cento (roba da Democrazia Cristiana, neanche a farlo a posta) alle precedenti europee; e poi fa eleggere, neanche fosse il Mago Silvan, il presidente che lui vuole, nella votazione che lui vuole, facendo fare agli avversari quello che lui vuole. Insomma Renzi starà facendo anche tanti errori, ma almeno strategicamente sta dimostrando di essere in grado di scalzare molti stregoni che siedono in Parlamento. Abbiamo detto all’inizio che sono passate ormai diverse ore dall’elezione, di conseguenza la nostra analisi deve fare lo sforzo di essere più lungimirante, più coraggiosa, nel tentativo arduo di capire le reali motivazioni che hanno portato Mattarella ad essere Presidente. Il fatto noto, quello su cui tutti si sono accapigliati, è la nota rottura del Patto del Nazareno. Ora, il patto del Nazareno, quello siglato ormai un anno fa tra Berlusconi e Renzi, è ad oggi un patto segreto, e lo è ancora di più perché Forza Italia, proprio per l’elezione di Mattarella lo ritiene violato, Renzi e pochi intimi dicono che il Presidente della Repubblica non faceva parte degli accordi: sicuri che non siano andati ad incontri diversi?
A parte gli scherzi, gli isterismi, i complottismi, bisogna guardare bene la realtà, che è poi il dato che verrà consegnato alla storia. Il nome di Mattarella è una genialata politica di Matteo Renzi, che ha scovato il nome giusto, a suo dire, per ottenere più piccioni con una sola fava. Da una parte le minoranze del Pd che anche se volessero adesso gridare contro le leggi sbagliate non sarebbero più adeguate, lo sa bene Civati e lo stesso Fassina, e sono certo entro un paio di mesi ci arriverà anche Bersani; Sel ha avuto modo, almeno per qualche giorno, di uscire da un cono d’ombra che l’incompetenza gestionale del partito aveva causato, ma ritornerà ad essere quella sinistra inutile che dice bellissime parole e poi si scioglie sotto un segretario, Vendola, inadeguato e che non si è dimesso dopo i fatti dell’Ilva; Alfano, si presta a qualsivoglia gioco di potere, nel frattempo lui ed i suoi, pur non avendo elettorato, realtà ampiamente comprovabile, continuano ad avere ruoli di primo piano nel governo; infine c’è lui Silvio Berlusconi. Quanti dicono che l’elezione di Mattarella sia la fine dell’Idillio di Berlusconi con l’ex sindaco fiorentino sbaglia grossolanamente. Berlusconi era evidentemente a conoscenza di una strategia simile, lo dimostrano i fatti. Di primo impatto è impossibile accorgersi di una partita che non solo si gioca su più tavoli, ma addirittura su più piani. Berlusconi sapeva delle scelte di Renzi, e non ha barattato posizioni politiche, non ha barattato posizioni governative, tutt’altro. L’ex Cavaliere ha prestato il fianco a Renzi, nella sua disintegrazione delle minoranze Pd, permettendo di avere altro in cambio. Il nome di Mattarella, e lo dimostra la quarta votazione, è stato garantito da Berlusconi addirittura da franchi tiratori interni al Pd, d’altronde 665 voti, 120 in più della capacità del solo Pd non si raggiungono per caso. Berlusconi ha permesso ciò, ha fatto fare la mossa a Renzi, disintegrando l’intero centrodestra italiano, opera che però persegue già da qualche tempo. Non vi siete resi conto che Berlusconi ha ormai appaltato la politica ad altri? Il nord è a gestione Salvini, e l’Emilia Romagna, con le elezioni dello scorso Novembre, ne è la dimostrazione plastica, e lo sarà anche il Veneto. Il Centro ed il Sud sono lasciati a soggetti forzisti, di Fratelli D’Italia, ed ex Alleanza Nazionale che si stanno riequilibrando nelle città.
D’altronde non esiste baratto senza scambio: fin qui abbiamo detto quello che Berlusconi ha dato a Renzi, fingendo la sconfitta e la presa in giro, ma cosa ha dato Renzi a Berlusconi? Cosa ha promesso di dare?
Credo che le circostanze siano due, la prima, pure abbastanza palese, è che la famosa norma che depenalizza il reato per cui Berlusconi è stato condannato, è ancora li, ed il ministro Boschi ha già chiarito che non si toglierà: chiamatela pure agibilità politica o civica. Insomma Berlusconi, come al solito baratta l’interesse pubblico per i propri (ieri era la legge Gasparri ed i soldi dei cittadini, oggi il futuro del Centrodestra italiano).
Credo pure ci sia di più.
Tra circa un anno, ovvero quando i vari meccanismi di reintegrazione del debito pubblico saranno a pieno regime, quando si procederà agli ennesimi tagli da spending review, la Rai, ovvero gran parte del pacchetto di controllo, potrebbe seguire le stesse sorti che ebbero altre aziende pubbliche in passato, ovvero essere privatizzate, vendute tutte od in parte, cedute a società compartecipate dai privati. Insomma tra circa un anno per fare cassa, diminuire il debito, e non farne sorgere di nuovi, la Rai sarà tagliata e spacchettata. Questo passaggio necessario, comporterà anche una ridefinizione della legge sulle frequenze, sulla pubblicità, sul monopolio, e sul peso che ogni singolo editore può avere sull’intera offerta. Il governo dovrà dire in un futuro prossimo cosa sarà della Rai, cosa sarà di Mediaset, di La7, Sky eccetera, eccetera. Quella legge potrà essere fatta in diversissimi modi, seguendo vari modelli, e li poco c’entrerebbe l’Europa, che permette decine di impronte diverse in tutti che ne fanno parte. Ecco, pur non scalfendo la dignità del Presidente Mattarella, quella legge potrà essere fatta, pro o contro Berlusconi.
Facciamo una scommessa?
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Grazie molto illuminante
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