È uno dei più antichi Istituti di ricerca d’Italia. Venne fondato nel 1884, con il compito di curare progresso delle attività agricole e zootecniche del territorio siciliano. Ha sede in via Roccazzo n°85 e dipende dall’Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari. È dotato di 65 ettari di terreno, il cosiddetto “Fondo Luparello”, con stalle e altri locali una volta adibiti alla sperimentazione e attualmente abbandonate e in decomposizione. Nei tempi in cui ha funzionato, la struttura si occupava, com’è previsto dalle sue finalità, della conservazione e il miglioramento genetico delle razze autoctone siciliane di interesse zootecnico, della tutela del patrimonio faunistico selvatico, del miglioramento delle tecniche di coltivazione di foraggi idonei o tipici dell’ambiente siciliano, della conservazione delle tecniche di lavorazione di latticini e formaggi siciliani, di ricerca scientifica e la sperimentazione nel settore della zootecnia, di formazione professionale nel settore agro-zootecnico e di assistenza tecnica alle aziende zootecniche.
Attualmente vi sono presenti 54 dipendenti, ai quali sono stati aggiunti una quarantina di PIP, ora ridotti a venti. D
Il mantenimento della struttura richiede 2,4 milioni l’anno, ma i fondi sono costantemente tagliati, vista la sua sostanziale improduttività. Direttore dell’Istituto è ormai da più di venti anni il partinicese Antonio Console, il quale ha altri interessi, dal momento che è titolare, anzi, non lui, ma sua moglie, del Centro Ippico Chirone, in contrada Cardillo, dotato di una cinquantina di cavalli di razza, piscina semi-olimpionica, solarium, ristorante e location per eventi, con corsi di nuoto, pilates, potenziamento muscolare e stretching, corsi di equitazione su cavalli e su pony, possibilità di ospitare aperitivi, grigliate, feste, oltre che laboratori di cucina, riciclo, costruzioni e giochi. In un certo momento, intorno al marzo 2013 la Regione, visto l’andazzo, decide, non di licenziare Console, ma di affiancargli un commissario straordinario: in prima battuta è nominato uno agronomo siracusano, Giuseppe Russo, amico di Crocetta, che dura in carica sei mesi. Con lui l’assessore regionale Caltabellotta che, dopo la sua poco felice partecipazione all’EXPO Milano 2015 scompare, mentre è nominato commissario Pippo Cipriani, l’ex sindaco di Corleone, che mostra la sua attenzione a un progetto di onoterapia, già presentato da un giovane, che si ripropone di creare laboratori, effettuare corsi e potenziare l’allevamento di asini. Cipriani suggerisce di creare una cooperativa e di appoggiarsi alla LegaCoop. Del progetto si fa carico la onlus Alba, che si occupa anche di formazione. Dopo alcuni mesi torna Russo, per due mesi diventa assessore Reale, poi Caleca, poi Barresi e adesso Cracolici e il progetto del giovane sparisce sul fondo di qualche cassetto, mentre arrivano circa dieci milioni di fondi europei del PON Ricerca e Programmazione destinati alla creazione di un impianto di stabulazione per l’effettuazione di ricerche nel campo dela medicina veterinaria.
I fondi sono divisi dal MIUR alle, tre strutture che hanno insieme partecipato al bando per la realizzazione di un progetto di ricerca denominato ISPEMI, l’Istituto Zootecnico, al quale toccano 4,45 milioni, il centro di ricerca RIMED (collegato con l’ISMETT), con tre milioni e l’Istituto Zooprofilattico, con due milioni. I tre en
Ultima decisione, ratificata dalla maggioranza governativa presso la Comunità Europea è stata l’introduzione, sul mercato europeo, senza il pagamento di particolari dogane e oneri di altro tipo, dell’olio tunisino, che finirà col fare concorrenza all’olio siciliano e a renderne svantaggiosa la coltivazione, oltre che la vendita. Ma via Roccazzo e, in generale tutta la zona di Baida, non versa in buone condizioni, malgrado il fiume di denaro investito da quelle parti. È stata chiusa la “Casa del sole”, un’ottima struttura, specie per l’assistenza pediatrica, con la prospettiva della costruzione, nel vicino fondo Malatacca, di un centro di eccellenza materno-infantile che avrebbe dovuto centralizzare tutte le strutture cittadine dello stesso tipo. Perché in Sicilia si usa così: per risparmiare, in attesa del nuovo ospedale chiudiamo il vecchio, anziché chiudere il vecchio quando si apre il nuovo.
La gara venne bandita nel 2007, se l’aggiudicò la Cir Costruzioni per 25 milioni e mezzo, con un ribasso d’asta del 37,50% cui si aggiunsero altri 10 milioni per le nuove norme antisismiche: i lavori iniziarono finalmente nel maggio 2010, con tanto di strombazzamento mediatico, ma, come ormai sanno fare benissimo alcuni imprenditori, dopo quattro mesi la Cir dichiara bancarotta, affida, non si sa per quale scelta, l’appalto alla ditta Lugarini di Fano, che comincia ad aspettare i fondi della Regione, la quale ha versato solo sette milioni e aspetta a sua volta i fondi dalla Comunità Europea che non li concede se non vede risultati: lavori fermi per un anno e mezzo, tribunali, commissari e nuove richieste di modifica del progetto, con la costruzione di una piattaforma per elicotteri sul tetto e l’installazione di finiture e infissi che, chissà per quale dimenticanza, non erano stati previsti nel primo progetto. La Lugarini, stando a quanto dichiarato da qualche sindacalista, si stufa, abbandona i lavori, licenzia i consulenti, comunica alle aziende fornitrici la rescissione degli accordi e sparisce abbandonando il cantiere, privo anche di vigilanza notturna. Insomma 37 milioni di euro gettati al vento.
Non può continuare, così come non ci si può prendersela sempre e solo con Crocetta o con Orlando. E non è che non ci siano soluzioni: basterebbe far pagare i responsabili che invece, in Italia spesso sono premiati e fanno carriera.
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