Le accuse orwelliane nel mondo informatico non sono una novità; trent’anni fa Apple si poteva permettere di fare uno spot in cui Ibm era il mostro del controllo governativo uscito dagli incubi lucidi di George Orwell. Quell’Ibm che negli anni Trenta aveva collaborato con la moderna burocrazia nazista continuando a fornire schede perforate per il censimento della popolazione.
Ora è Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, ad accusare Google e Facebook di essere strumenti orwelliani: con le ordinanze dell’Alta corte europea sul “diritto all’oblio” e la distruzione sistematica della privacy attraverso il programma di sorveglianza segreto del Nsa “Prism”.
Secondo Assange, il “diritto all’oblio” è un punto di svolta che definire orwelliano è ormai banale. Nell’articolo del 1945 Tu e la bomba atomica – dice Assange – Orwell più o meno anticipa la forma geopolitica del mondo per il prossimo mezzo secolo.
“Un’epoca in cui l’arma dominante è costosa o difficile da realizzare – spiega – tende ad essere un’età del dispotismo, mentre quando l’arma dominante è semplice ed economica la gente comune ha una possibilità. Un’arma complessa fa il forte più forte, mentre un’arma semplice dà artigli ai deboli”.
Descrivendo la bomba atomica (che appena due mesi prima era stata lanciata su Hiroshima e Nagasaki) come “arma intrinsecamente tirannica”, Orwell prevede che il potere si concentrerà nelle mani dei “due o tre mostruosi super-stati” che hanno le basi industriali e di ricerca avanzate necessarie per produrlo.
“Supponiamo – dice – che le grandi nazioni sopravvissute facciano un tacito accordo di non usare la bomba atomica l’uno contro l’altro e di usarla solo come minaccia contro le persone che non sono in grado di reagire…”. Il risultato probabile, conclude, sarà “un’epoca così orribilmente stabile come gli imperi di schiavi dell’antichità.”Sarà “un permanente stato di guerra fredda (termine inwentato da Orwell, ndr), una pace che non è la pace” in cui “le prospettive per i popoli soggetti e le classi oppresse sono ancora più disperate”.
Assange mostra due parallelismi con l’epoca di Orwell: si parla dell’importanza del proteggere la privacy ma poco del perchè ciò sia importante; non c’è alcun valore intrinseco nella privacy. La vera ragione sta nel calcolo del potere: la distruzione della privacy allarga lo squilibrio di potere esistente tra le fazioni dominanti e tutti gli altri.
Lo stesso vale per coloro che criticano lo stato di sorveglianza ma continuano a trattare la questione come se si trattasse di uno scandalo politico attribuibile a pochi uomini cattivi, che un paio di leggi basterebbe a fermare.
“In realtà – dice Assange – la situazione è molto peggiore. Viviamo non solo in uno stato di sorveglianza, ma in una società della sorveglianza. Una sorveglianza totalitaria che non s’incarna solo nei nostri governi ma è incorporata nella nostra economia, nei nostri usi della tecnologia e nelle nostre interazioni quotidiane”. Lo stesso concetto di Internet – “un’unica rete globale, omogenea, che irretisce il mondo” – secondo Assange è l’essenza di uno stato di sorveglianza.
Internet secondo lui è stata costruita in modo “amichevole alla sorveglianza”, perché i governi e “giocatori vincenti” dell’Internet commerciale hanno voluto così. “C’erano alternative ad ogni passo del cammino, ma sono state ignorate”.
“Al loro interno – continua Assange – le aziende come Google e Facebook hanno funzioni simili a quelle della National Security Agency del governo Usa. Raccolgono grandi quantità di informazioni sulle persone, le conservano e integrano e le utilizzano per prevedere i comportamenti individuali e di gruppo, che poi vendono a inserzionisti e altri.
Questa somiglianza li ha fatti partner naturali per la NSA, e questo è il motivo per cui sono stati contattati per far parte del PRISM, il segreto programma di sorveglianza di Internet. A differenza delle agenzie di intelligence, il complesso di sorveglianza commerciale attira miliardi di esseri umani, con la promessa di servizi gratuiti. Il loro modello di business è la distruzione industriale della privacy. Eppure anche i critici più stridenti verso la sorveglianza del NSA non sembrano chiedere la fine di Google e Facebook”.
Ricordando le osservazioni di Orwell – osserva ancora Assange – c’è un innegabile lato “tirannico” di Internet.
Però Internet è troppo complessa per essere inequivocabilmente classificata come “tirannica” o come “democratica”.
Quando la gente, in epoca antica, ha cominciato a riunirsi nelle città, è stata in grado per la prima volta di coordinare gruppi di conoscenza e di scambiare idee in modo rapido. I conseguenti progressi tecnici e tecnologici hanno portato allo sviluppo della civiltà umana.
Qualcosa di simile sta accadendo nella nostra epoca. E’ possibile più di quanto lo sia mai stato nella storia che molte persone, lontane tra loro, possano comunicare e scambiare informazioni in un solo istante. Gli stessi sviluppi che rendono la nostra civiltà più facile da sorvegliare la rendono più difficile da prevedere. Tutto ciò ha reso più facile per la maggior parte dell’umanità di educare se stessa, sfidare l’opinione dominante, e competere con i gruppi di potere radicati”.
Questo è incoraggiante, ma a meno che non venga continuamente rinnovato, può essere di breve durata…
“Certo. Ma se c’è è un’analogia moderna con “l’arma democratica” e “semplice” di Orwell, che “dà artigli al debole” questa è la crittografia: quella che sta dietro Bitcoin e nei migliori programmi di comunicazione sicura.
Il software di crittografia si può produrre a buon mercato, può essere scritto sul computer di casa.
E’ ancora più conveniente da diffondere: il software può essere copiato in un modo che non è possibile per gli oggetti fisici. Ma è anche insormontabile – la matematica al centro della crittografia moderna è in grado di sfidare la forza di una superpotenza.
Le stesse tecnologie che hanno permesso agli Alleati di crittografare le comunicazioni radio contro le intercettazioni dell’Asse possono ora essere scaricate in Internet e distribuite con un computer portatile a basso costo.
Mentre nel 1945 gran parte del mondo aveva di fronte mezzo secolo di tirannia a causa della bomba atomica, nel 2015 siamo di fronte alla diffusione inarrestabile della sorveglianza di massa invasiva e al trasferimento di potere di chi la gestisce.
E’ troppo presto per dire se alla fine vincerà il lato “democratico” o quello “tirannico”. Ma riconoscerli – e percepirli come un campo di battaglia – è il primo passo verso un’azione efficace.
L’umanità non può respingere Internet, ma può neanche cedere il suo controllo. Invece, dobbiamo lottare per esso. Proprio come l’alba delle armi atomiche ha inaugurato la guerra fredda, il meccanismo di Internet è la chiave per comprendere la guerra che si avvicina al centro intellettuale della nostra civiltà”.
di Fabio Vita tratto da www.isiciliani.it
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