Un anno con Telejato tra Partinico e Parigi
Un anno fa cominciava la mia avventura al fianco di Telejato, di cui, un anno dopo, sono il corrispondente dalla Francia. Il racconto di un anno al fianco di Telejato di che crede in un mondo libero dalle mafie e che vorrebbe poterlo raccontare.
Un anno fa incontravo a Parigi la bella e combattiva Ilaria, che studia giurisprudenza a Bologna ed era venuta in Francia per l’Erasmus. Prendiamo una birra a Belleville e mi racconta la sua esperienza presso la redazione di Telejato a Partinico, in provincia di Palermo. Ne avevo sentito parlare qualche mese prima, quando erano stati uccisi i cani del direttore. Avevo anche mandato una mail alla redazione per esprimere la mia vicinanza. Ilaria mi parla del tanto lavoro, dei ritmi sballati, del pranzo delle 17, delle incazzature di Pino, del caldo, delle interviste a sindaci, bimbi, maestri, preti e cittadini, molti dei quali considerano Telejato come l’ultimo baluardo della legalità e della speranza in una terra dove la mafia è molto potente e lo Stato troppo spesso fallisce o tradisce i cittadini. Si sofferma sulla figura coriacea e coraggiosa del suo direttore, Pino Maniaci, mi parla della figlia Letizia, di Giovanni, Alessandra, Simona e di Patrizia, la mamma di tutti i collaboratori di Telejato.
Decido di partire. Scrivo a Pino per chiedergli di poter fare uno stage a Telejato e il 24 maggio atterro a Palermo. Durante il tragitto dall’aeroporto alla casa di campagna Il figlio Giovanni mi dice che sono arrivato in un periodo complesso. Telejato ha fatto esplodere da poco il caso Saguto. L’allora presidente delle Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto e gli altri componenti del vecchio collegio che sequestrava i beni ai mafiosi e li assegnava agli amministratori giudiziari sono stati accusati di riciclaggio, concussione e corruzione. In pratica Telejato avrebbe scoperto che un magistrato incaricato dell’assegnazione e della gestione dei beni confiscati alla mafia li amministrava da mafioso.
Arriviamo alla casa di campagna che ospita i tanti ragazzi che dal 1999 hanno preso parte a Telejunior, una scuola di giornalismo sociale gratuita, aperta a tutti ed ispirata agli insegnamenti di Pippo Fava. Conosco Giulia, con cui avrei condiviso tante gioie e tante fatiche nelle settimane successive. Senza essermene reso conto, il pomeriggio mi trovo con il microfono in mano ad intervistare gli organizzatori di uno spettacolo di Opera dei Pupi di beneficenza. Rompere il ghiaccio è facile grazie alla gentilezza ed agli incoraggiamenti di Letizia, che con la sua telecamera filma, suggerisce e dirige chi si ritrova a fare un’intervista “col microfono” per la prima volta.
Caffè, servizi, lettura dei giornali in redazione, registrazione dell’audio dei servizi, presentazione del telegiornale, pranzo delle 16 o delle 17 e ritorno alla casa di campagna…sempre che non ci sia un servizio urgente da fare nel pomeriggio. Questa è la routine che da 17 anni ha fatto avvicinare al mondo del giornalismo centinaia di ragazzi, questo è la scaletta quotidiana, il segreto che ha permesso ad una piccola emittente televisiva siciliana a gestione familiare di diventare la spina nel fianco della famiglia mafiosa dei Fardazza ed un’icona dell’antimafia e dell’informazione libera.
Durante la giornata mi capitava di incontrare due-tre Pino Maniaci. C’era quello scherzoso, rilassato e sereno del momento del pranzo o dei tragitti in macchina per andare a fare un servizio; quello coriaceo, dai modi talvolta burberi e volgari ma che ho sempre interpretato come la difesa naturale di un uomo appassionato che ci tiene a quello che fa e che vive una vita stressante; c’era infine il Pino Maniaci professionale e professionista, sempre in giacca e cravatta, intento a pettinarsi prima della diretta, attento ai minimi dettagli, pronto ad incazzarsi per aiutarti a migliorarti in caso d’errore, se sbagli una pronuncia, non parte un servizio…
Un giorno io e Giulia decidiamo di andare a comparare delle zucchine da accompagnare alla frittata prevista per cena. “Ma vi ho visto alla televisione voi due!!! Entrate entrate!!!” così ci accoglie il fruttivendolo. Prendiamo quattro zucchine e mentre ci accingiamo a pagare sentiamo “Ma state scherzando? Con quello che fate ci mancherebbe altro che vi faccia pagare. Questo e altro per i giornalisti di Telejato!”; al che, sorpresi e contenti ringraziamo e ce ne andiamo. Spesso mi è capitato di vedere fruttivendoli, gelatai, artigiani desiderosi di regalare il frutto delle loro fatiche ai collaboratori dei Telejato in ringraziamento del lavoro fatto. Allo stesso tempo è impossibile non notare i numerosi graffiti di insulti a Pino e famiglia che ricoprono alcune facciate di Partinico. Una ragazza del posto incontrata in autobus verso Palermo mi disse che “Sicuramente Pino e Telejato fanno un buon lavoro…ma il loro modo di porsi è sbagliato. Sono volgari, troppo offensivi e sembra che siano gli unici paladini dell’antimafia”.
Una volta abbiamo fatto un servizio su alcune case abbandonate e pericolanti nel centro cittadino dove, secondo la signora che ci aveva chiamato, la sera alcuni giovani partinicesi “andavano a drogarsi e a fare casino”. Lanciando il servizio, Pino disse che “gli abitanti del quartiere si lamentano perché alcuni giovani extracomunitari ed immigrati andrebbero in queste case disturbando la quiete pubblica”…questa aggiunta che non rispecchiava esattamente la realtà mi diede molto fastidio e ne parlai con Pino. Gli dissi che da uno come lui, un esempio da seguire, mi aspettavo il massimo del rigore e della precisione non solo quando si parla di mafia e criminalità. Lì ho imparato che i miti e gli eroi non esistono e non servono a niente. Avevo la possibilità di lavorare a stretto contatto con un bravo giornalista con pregi e difetti come tutti dal quale avrei cercato di assimilare il meglio.
Una volta il signor Macaluso mi riconobbe per strada e mi chiese di passare vicino a casa sua nel pomeriggio per un servizio sulla perdita di una fognatura che causava cattivo odore da ore. Telejato l’ha fatto e ha spinto il comune a risolvere il problema. Tanti signor Macaluso chiamano o interpellano Telejato quando hanno problemi come fughe di gas, perdite di animali domestici, incendi, incidenti, sparizioni, lamentele o denunce da fare etc…invece di contattare le inefficienti istituzioni, preferiscono chiedere l’intervento della piccola emittente televisiva che negli anni è diventata un punto di riferimento credibile ed al servizio dei cittadini.
La registrazione degli audio dei servizi era uno dei momenti più divertenti. Chiusi in una stanza dovevamo leggere note o articoli cercando di non sbagliare, ridere o interromperci e perdere tempo prezioso. Sapevamo che più tardi la nostra voce sarebbe entrata in tante case ad Alcamo, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato, Corleone, Cinisi, Montelepre, dove i nostri accenti lombardi, pugliesi, romagnoli, siculi etc. avrebbero accompagnato i filmati montati in fretta e furia dall’inarrestabile Letizia, che passa metà del suo tempo a girare video e l’altra metà a montarli.
Una volta tornato in Francia, ho continuato a scrivere per Telejato, il che mi ha dato l’occasione di far sapere quello che fa l’associazione Libera in Francia, di riportare una bella conferenza sulla democrazia di Gherardo Colombo, di parlare della nave Aquarius che in questo momento salva centinaia di vite umane nel Canale di Sicilia, il Carnevale del Gridas a Scampia…ho continuato a scrivere per Telejato perché mi sembrava bello e doveroso mettermi al servizio di chi si batte per la verità e si spende per la giustizia ed una Sicilia migliore.
E veniamo all’attualità. Pino Maniaci indagato per estorsione. Viene violato il segreto istruttorio con la diffusione di frammenti di intercettazioni. Crolla il mito Pino Maniaci e in tanti ne approfittano per screditare Telejato e l’antimafia. Sia io che Ilaria e Giulia ci siamo rimasti malissimo. In una società dal giudizio facile e veloce vengono emesse sentenze di condanna in pochi clic. Anni fa mi è stato insegnato di osservare, non giudicare e cercare di capire. Telejato è una squadra. Il capitano ha probabilmente commesso degli errori, che non possono essere scaricati sui compagni, e per i quali eventualmente pagherà. Intanto il signor Macaluso, la Sicilia e l’Italia hanno bisogno di Letizia, Giovanni, Alessandra, Patrizia, Salvo, Ilaria, Giulia e di quanti, nonostante tutto, hanno imparato da Pino Maniaci a lottare contro la montagna di merda.
Bellissimo articolo Marino! Sono impressionata dalla tua scrittura e dal percorso compiuto da quando sei approdato in Francia. Sapevo dell’associazione Libera ma non avevo mai sentito parlare di Telejato, grazie per avermelo fatto scoprire.
Auguri per il seguito, vai avanti che andrai lontano! 😉