Giornalisti e dipendenti di una ventina di emittenti televisive private sono sul piede di guerra in Sicilia dopo che il Ministero dello sviluppo economico ha diramato, nelle scorse ore, il calendario dello “switch-off”, ossia lo spegnimento obbligatorio delle frequenze di trasmissione assegnate dallo Stato nel 2012 (al momento del passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre) e poi improvvisamente ritirate perché queste interferirebbero con i canali delle emittenti maltesi.
La protesta di giornalisti, tecnici e impiegati ormai non riguarda tanto il provvedimento in sé, anche se questo è stato impugnato dagli interessati, quanto i tempi decisamente risicati fissati per la disattivazione degli impianti. Alcune tv, infatti, dovranno farlo già lunedì 7 marzo, le altre nei giorni successivi. Eppure, stando alla normativa sulla cosiddetta “rottamazione delle frequenze”, le emittenti costrette dall’interferenza con Malta a disattivare gli impianti hanno facoltà di continuare a trasmettere facendosi ospitare (a pagamento) presso gli impianti delle emittenti che invece hanno mantenuto le frequenze.
“Ma queste date sono inaccettabili, è necessaria una proroga” dice Massimo D’Antoni, giornalista, responsabile della redazione di Tele Radio Monte Kronio di Sciacca, nell’agrigentino, una delle televisioni costrette a spegnere gli impianti. “Il Ministero – aggiunge D’Antoni – ha bypassato tutti gli adempimenti propedeutici, mentre è stato solerte a comunicarci la data di disattivazione degli impianti. Oltretutto gli stessi ponti di trasmissione necessari per farci ospitare da altri devono comunque essere autorizzati. Ma lo Stato ci oscura prima, disinteressandosi di tutto il resto, a partire dalla salvaguardia dei nostri posti di lavoro”.
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