Silvania De Mon

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Siamo riusciti ad avere tra le mani alcuni frammenti delle intercettazioni di Silvana Saguto, risalenti per lo più ai passati mesi di luglio e agosto.

11058149_10208358548790964_5609749744081566489_nPurtroppo non siamo così addentro da potere avere altro, ma già quello che si legge, malgrado i continui “omissis”, che lasciano supporre cose ben più interessanti, precluse ai poveri mortali, basta a farsi un’idea sulla persona. Cattiveria, spietatezza, presunzione, delirio di onnipotenza, soldi, tecnica della raccomandazione, amicizie legate dallo stesso filo rosso, che in altro articolo ho definito “cerchio magico“, termine poi ripreso da parecchi giornali. Ricostruiamo solo alcuni nomi di questo cerchio nel quale, a parte il marito Caramma Lorenzo,  i suoi due figli Elio, lo scapestrato, che si è rotto 9 vertebre, ma che è riuscito ad ottenere dall’assicurazione un compenso di 3000 euro, e Francesco, da poco avvocato anche lui, grazie a una tesi, si dice scritta dal prof. Provenzano, la nuora Vanna Pantò, alla quale Walter Virga fa rinnovare il pavimento della stanza in cui la Saguto gli ha ordinato di sistemarla, per una spesa di mille euro e il padre Vittorio che non c’entra molto.

L’amore familiare è così intenso che Silvania prepara la marmellatina, dice al figlio dove può andare a prendere i soldi, ovvero nella borsa di mare, dove papà Vittorio ha messo 2000 euro in biglietti da 100. Poi c’è in testa a tutto il re Cappellano Seminara, che coordina, controlla, decide, suggerisce, regge i fili. Un’altra figura di fedelissimo, ridotto a un ruolo quasi da cameriere è il prof. Carmelo Provenzano, che si occupa di soddisfare i bisogni di gola della sua padrona procurandole una cassetta di arance e un po’ di fragole,  inviando al prefetto Cannizzo un mellone, andando in giro col suo motorino Triumph. Addirittura non solo il mellone, ma anche, su segnalazione della Saguto, una casacca  in lavanderia. Questa cosa è strana: il prefetto porta la casacca a lavare, poi dice alla Saguto che ha bisogno di ritirarla, la Saguto gli manda un uomo della sua scorta che ritira la casacca  e la porta a casa del prefetto. È incredibile, ma più incredibile è l’ordine, a un uomo della scorta, di acquistare delle compresse struccanti e l’alterigia con cui Silvania lo manda via dicendogli che voleva le compresse più piccole, non quelle. A me che scrivo riesce difficile credere che un uomo addetto al servizio di scorta di questa signora, possa essere usato come cameriere e non accenni al minimo grado di ribellione.

Tutti sanno o sospettano di essere intercettati, soprattutto il colonnello della Finanza Nasca, che ha un rapporto molto familiare con Silvania, ma ogni tanto qualche cosa può scappare, come le brutte frasi dette nei confronti di Manfredi Borsellino, definito uno squilibrato e un senza palle per essersi commosso con Mattarella al ricordo del padre. per non parlare della dolce Lucia, definita “una cretina precisa”. Chissà come avrebbe reagito Silvania de Moon se queste ingiurie fossero state rivolte ai suoi figli! La potenza del personaggio viene fuori al momento in cui il presidente  del tribunale Salvatore Di Vitale chiede un elenco dei compensi di Cappellano Seminara e delle società da lui amministrate, a seguito di un’interrogazione parlamentare avanzata dal deputato Ferrari, che la Silvania definisce “uno stronzo maledetto di Brescia del PD”: “Pensavamo, con il presidente Di Vitale, di fare gli ultimi due anni, così vaffanculo tutti quanti che sono e sommiamo le società, quelle che veramente lavorano, le altre no, però io ho bisogno di te per farlo”.

Attenti: Cappellano se ne esce liscio liscio con i bilanci degli ultimi due anni, gli altri sono scomparsi tra le sue tasche. All’attenzione è posto anche il rapporto di comunicazione dell’immagine, dati i rapporti col giornalista Leopoldo Gargano, il quale scriverà positivamente di lei, anche in un’intervista su Live Sicilia, mentre il prof. Provenzano, dopo il servizio de Le Iene, dal quale Cappellano Seminara è uscito in modo “poco performante, non aveva smalto…” poiché il pubblico delle Iene è giovane, si preoccuperà di organizzare “un convegno con un sacco, ma proprio un sacco di giovani, proprio per la difesa dei magistrati, ora che lavorano, non quando non lavorano più… la butterei proprio sulla problematica destabilizzante del sistema”. E qua abbiamo toccato il punto sul quale hanno girato in questi ultimi tempi magistrati e politici: la paura di stabilizzare il sistema e quindi evitare di propagandare indagini e scandali che coinvolgono magistrati.

Con Gargano, la Saguto si lascia andare a dire che “possiamo anche chiedere quelli di Vetrano, perché io so che hanno palazzine belle, vediamo se ci riusciamo….forse se ne libera una che stiamo buttando fuori la moglie separata di Vetrano, che vuole due case, io due non gliele do, o una o l’altra, deve scegliere, questa sarebbe in via Libertà ed è pure una palazzina storica”. Si intuisce che la Silvania e Gargano stanno valutando la possibilità di dare una sede all’Assostampa, quindi avere l’appoggio dei giornalisti e che, considerato che l’amministrazione dei due appartamenti è in mano alla coppia Santangelo-Provenzano, la Saguto scherza dicendo: “Dobbiamo chiedere a quello di Telejato se posso darne fino a tre, se mi dà il permesso”. Davvero una battuta di poco gusto.

Inutile qualsiasi commento sulla disinvoltura con cui si decide di appropriarsi di una casa, di intimare sfratti, di decidere cosa restituire e cosa lasciare nelle grinfie degli amministratori. In una recente intervista il vecchio giudice Carnevale, l’ammazza sentenze, dice che al Palazzo di giustizia tutti sapevano della Saguto e di come si comportava, ma tutti hanno taciuto e accettato. Adesso pare che si stia ricomponendo l’insieme, cercando di evitare danni e traumi, ma nessuno riflette o evidenzia il fatto che tutto questo è possibile, è stato possibile, continuerà ad essere possibile grazie a una legge sulle misure di prevenzione che oltrepassa qualsiasi obiezione di costituzionalità e non offre al cittadino alcuna possibilità di difendersi in tempi giusti.

Una legge, sosteniamo da tempo, che non bisogna modificare, ma annullare.

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