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Sequestro Virga: requisito anche un ciclomotore. Restano da requisire solo le mutande

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Siamo alla frutta. Ricordate il sequestro Virga? Qualche anno fa tutti i giornali riportarono l’incredibile notizia che a due fratelli imprenditori di Marineo e a tutti i loro parenti era stato sequestrato un miliardo e mezzo di beni.

Artefice dell’operazione la signora Saguto, con la collaborazione  del colonnello Nasca, della guardia di Finanza e dislocato alla DIA di Palermo. I due fratelli erano iscritti all’associazione antiracket Libero futuro da sei anni, avevano fatto una coraggiosa scelta di schierarsi con la legalità, avevano denunciato i loro estortori, avevano anche usufruito di un risarcimento dallo stato per o danni subiti e si sono ritrovati addosso questa tegola, che ha sottratto loro qualsiasi possibilità di sopravvivenza. Chiaro esempio che scegliere la strada della legalità non basta e che, in qualsiasi momento si può essere sottoposti alla perdita di tutto. Sono venuti nei nostri studi e ci hanno dichiarato che quel miliardo e mezzo non esisteva e che vivevano con un’azienda agricola, per la quale avevano ricevuto qualche contributo, e un deposito di riciclaggio di inerti, non sempre in azione. Alla fine erano rimasti, sotto sequestro, ma in deposito, una macchina, attrezzata per portatori di handicap e un ciclomotore, utilizzato da uno dei figli di Virga, per recarsi al lavoro.

Adesso, accogliendo una richiesta della polizia penitenziaria, il nuovo presidente dell’Ufficio misure di prevenzione Montalbano, ha autorizzato la requisizione dei due mezzi, con grande stupore del ragazzo, che si è visto privare del suo unico mezzo di locomozione. Un motorino. Ma che se ne fa la Procura o la Polizia penitenziaria di un motorino?

Intanto i Virga, convocati per il sette gennaio, sono stati rinviati al 4 di febbraio e attendono sempre di sapere la loro sorte.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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