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Saguto: ogni giorno ne viene fuori una

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Ogni giorno i  giornali ci regalano due fotografie, quelle di Silvana Saguto e di Cappellano Seminara,  che sembrano ormai unite, come lo erano state prima nel successo, adesso nella caduta libera.

La caduta degli dei verso un pozzo senza fondo, quello di tutte le  “bravate”, non diciamo “porcate”, con cui insieme i nostri due colombacci gestivano quello che, da circa un anno abbiamo chiamato “un sistema di potere” composto da un gruppo di magistrati, dalla complicità con cui altri magistrati vedevano e non parlavano, da una ruota di amministratori giudiziari, curatori fallimentari, periti, coadiutori, commercialisti, figli di cancellieri, mogli, fidanzate, nuore, parenti vari, professori universitari, avvocati di varia estrazione, agenti, , esponenti vari delle forze dell’ordine, più in generale “quotini”, “cappellini”, “sagutini”, che erano diventati i signori della città sostituendosi addirittura ai mafiosi, oltre che ai pochi industriali onesti, con la minaccia di mandare la Guardia di Finanza, la DIA, la DDA a fare un’irruzione e a sequestrare tutto se qualcuno si fosse lamentato di qualcosa. E poi cominciava la depredazione: un amico qua, un contributo là, una perizia qui, una consulenza lì, tutto avvolto da una patina di presunta legalità, in nome dello stato e di falsa moralità in nome dell’antimafia. Adesso ogni giorno ne spunta una, ma non commettiamo l’errore di credere che ci sia una sola colpevole, la Saguto. Molti sapevano e non parlavano perchè agivano allo stesso modo, erano tutti ricattabili: adesso si tremano nel caso il loro nome venga fuori. Diversi magistrati ci avevano fatto sapere sottobanco che era meglio “levarci mano” quando abbiamo cominciato questa campagna. Sapevamo della scorta della Saguto che andava a prendere i suoi figli a scuola al Don Bosco, oggi viene fuori che mandava gli agenti a comprargli, o forse solo “a prendergli”, vista la difficoltà nel pagare, un doposole, i dischetti levatrucco, ma quelli grandi: e quando il povero agente caposcorta  gli ha invece portato quelli piccoli  lo ha cacciato dicendogli “Non li voglio”.  Ma questi agenti non avevano lingua, o erano solo servi?. C’è poi questa  l’amata nuora Vanna Pantò, per la quale lei lavorava , si levava la vita, e alla quale forniva anche la scorta per accompagnarla   alla spiaggia di Mondello. Le aveva anche trovato il posto, nell’ufficio di Walter Virga, ad amministrare il patrimonio dei Rappa, circa 600 milioni di euro, ma forse a Virga non piaceva, l’ha licenziata,  questo avvocatuccio da niente, la Saguto s’è arrabbiata, ha giurato di fargliela pagare e ha costretto Virga a rimettere il mandato: altre voci sostengono che Virga se ne sia andato nauseato, di sua volontà, anche per non mettere in difficoltà il padre. Lo stesso Virga qualche settimana prima aveva detto a Giuliana Pipì, sua moglie, anche lei nel giro delle aziende sequestrate: “Io morirò, ma morirò ricco”. Adesso non sappiamo come morirà, insieme con la Pipì.  Pantò, Pipì, Crazy, una sorta di galleria dei nomi strani. Sconvolge la facilità con cui la Saguto disponeva dei suoi raccomandati come fossero birilli: “a Vincenzo abbiamo trovato un posto nell’amministrazione Virga, ma in cambio voglio preso il figlio di un cancelliere,… tuo figlio lo mettiamo da Niceta come ragioniere, poi, man mano, per tuo fratello ho parlato col professore Carmelo Provenzano…”.

Ancora più allibiti lascia la disponibilità  di soldi che si trovano nella borsa di Vittorio Saguto, il padre, dove attinge la signora Saguto, affermando di avere preso solo pezzi da cento… Che cazzo ne faceva di tutti questi soldi la signora? Forse se ne andava a giocare al casinò o forse ci andava qualcuno della famiglia? Fatto sta che piange miseria ed è piena di debiti, al punto che pensa di vendere casa. Per non parlare del boss Cappellano che disinvoltamente parla con lei dicendo: “abbiamo presentato a Fabio Licata la liquidazione della Gas Natural. Alla fine abbiamo chiesto un milione di euro l’uno,…io che sono l’unico avvocato tra i tre amministratori …sono 700 milioni di euro di volume d’affari”. Cifre che, a sentirle fanno dire: “E tè minchia!!!”. E adesso  ci fermiamo con un’affermazione del  giovane “avvocatino” Virga: “Giustamente il magistrato ci ha la fede, ha 8000 persone dietro che gli dicono: “hai ragione”, che è quello che sta succedendo alla Saguto”.

E se lo dice lui c’è da stare con gli occhi aperti.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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