Il peggio è che ci sono le pecore di sempre che, senza essere informati e senza curarsi di verificare se le notizie sono attendibili, condividono, spingono il quadratino del “mi piace”, dal momento che ad alcuni fa piacere condividere qualche articolo in cui si parla male di Telejato. A Partinico è d’obbligo; ci sono gli estimatori, i detrattori, le persone intelligenti che accettano le critiche e le persone ottuse che si lasciano trasportare dove vuoi. Ma andiamo al caso e chiariamo perché non si è trattato di una bufala o di un falso allarme, magari procurato intenzionalmente per farci pubblicità.
Nel 2014 il ministero che si occupa di telecomunicazioni ha emesso un decreto in cui si circoscrivevano le “zone” coperte da emittenti locali. In queste zone non c’erano particolari prescrizioni in Sicilia per le province di Messina, Palermo e Trapani. Il problema era quello dell’interferenza con Malta e quindi riguardava la costa prospiciente Malta e la Libia. Il 17 aprile 2015, a sorpresa, è spuntata una nuova circolare in cui non si prescriveva una mappa di zone, ma di province e si includeva, a sorpresa, anche la provincia di Trapani. È qui che è scoppiato il caso, perché Telejato si appoggia a Monte Bonifato, che appartiene alla provincia di Trapani, e anche se non arreca disturbi a Malta avrebbe dovuto chiudere. L’intervento del sottosegretario Giacomelli, che forse non aveva chiaro che Monte Bonifato in provincia di Trapani, è servito a creare una linea di demarcazione della provincia, cioè a tagliarla in due, per cui le emittenti che insistono su Palermo, trasmetteranno perché non interferiscono, quelle da Mazara del Vallo in giù dovranno chiudere o cercare altre soluzioni.
Quindi, cari amici che condividete, se proprio volete condividere, condividete non le inesattezze di qualche blog locale, ma l’operato di un sottosegretario che è intervenuto tempestivamente, una volta tanto, forse stimolato dalle quindicimila firme di solidarietà raccolte in due giorni e ha risolto il problema nella maniera più logica. Tutto ciò non può farci dimenticare il nostro appoggio alla lotta di una ventina di emittenti locali che dovranno chiudere.
L’informazione locale è preziosa e va tutelata.
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