Mentre ancora si aspetta che il neo Presidente delle misure di prevenzione Montalbano riveda tutto il procedimento che ha portato al sequestro dei beni dei Rappa, a suo tempo stimato in 600 milioni, con stime non bene definite, secondo le cifre speso opinabili date in pasto alla stampa, l’emittente televisiva TRM, che era uno dei fiori all’occhiello della famiglia, sembra ormai in preda a una crisi di gestione irreversibile.

È successo che il nuovo amministratore giudiziario nominato al posto del giovane e inesperto Water Virga, che la Saguto aveva scelto per fare un favore al padre, Tommaso, il quale aveva fatto un favore a lei,  l’ex prefetto Isabella Giannola, ha pensato, guarda un po’ di affidare la conduzione dell’emittente a uno dei soliti componenti del cerchio magico che fa capo al sistema di potere palermitano, un tal Vladimiro Pantaleone, figlio di un importante funzionario regionale e a suo tempo uno dei venti caporedattori nominati da Cuffaro per occuparsi dell’ufficio stampa della Regione Sicilia. Erano tutti capi, e non avevano nessuno su cui comandare, ma non avevano neanche niente da scrivere.

Quando si è insediato Crocetta, ha fatto una delle poche cose buone della sua Presidenza, ovvero, mandarli tutti a casa, tra l’ira dei sindacati, che si lamentavano per la perdita di posti di non lavoro. Adesso ecco che rispunta uno di questi, ai quali viene affidata una delle più prestigiose televisioni locali. Ma siccome, altro è parcheggiarsi alla Regione, menandosela, altro è occuparsi di contratti pubblicitari, di palinsesti televisivi, di telegiornali, di bollette, di tutto quello di cui una televisione ha bisogno per andare avanti, il povero Vladimir, che non va confuso con Luxuria, sta causando alla televisione perdite dai 20 mila ai trentamila euro al mese, il tutto con la benedizione dell’ex prefetto Giannola.

Insomma, siamo alle solite. Una volta, con i privati che hanno creato le imprese oggi sotto sequestro, si riusciva a tirare la carretta, spesso anche bene, adesso, con coloro che dovrebbero rappresentare lo stato e dimostrare come lo Stato ci sa fare meglio di coloro ai quali ha sequestrato i beni, si va invece verso la crisi, i licenziamenti e il fallimento. Amen.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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