Inflazione è bello

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Economia politiche macroeconomiche e inflazione nel nuovo editoriale di Salvo Vitale

Non sono uno di quelli che vedono massoneria, complotti mondiali, nascosti padroni del mondo che tramano e decidono tutto quello che deve succedere sul nostro pianeta, ma le decisioni di Mario Draghi e i suoi discorsi sull’ economia dell’Europa mi lasciano perplesso. Da tempo egli sostiene che stiamo vivendo una fase di deflazione e che il calo dei prezzi è dannoso per l’economia dell’Europa.

Ieri se n’è uscito con la sparata che bisogna far girare il denaro della cassa europea comprando titoli di stato per promuovere una fase di ritorno all’inflazione e quindi all’aumento dei prezzi. E va bene, non capisco niente delle leggi economiche.

Mi rendo conto che più costa un prodotto, più soldi devono uscire dalle tasche di chi lo compra ed entrare nelle tasche di chi lo vende. Mi rendo conto che con un denaro più caro compreremmo dall’estero spendendo meno, ma venderemmo anche incassando meno, ma il problema non è l’import-export, bensì il consumo interno.

Se il prodotto che devo acquistare è alla portata delle mie tasche e se il suo prezzo diminuisce, lo acquisto, ma se con la ripresa dell’inflazione, il suo costo aumenta, io non acquisto più, perché non ho la disponibilità. La mancanza di acquisti provoca la mancanza di vendite, l’accumulo della merce invenduta, l’eccedenza di produzione, la chiusura delle fabbriche, la perdita di posti di lavoro, il prolungarsi all’infinito della crisi. E allora perché i mercati hanno reagito  in modo entusiasta all’intenzione di Draghi? La spiegazione è sempre la stessa, ovvero l’erosione costante di denaro dalle tasche dei meno abbienti a quelle dei più ricchi, la divaricazione sempre più perta della forbice.

I mercati sono nelle mani di pochi esperti che lavorano, per lo più, al servizio di chi ha i soldi e li fa girare procurando l’aumento dell’altezza tra la ricchezza posseduta dai “padroni”  e quella dei ceti più deboli, sempre più poveri, l’eliminazione del ceto medio, il ritorno alla verticalizzazione medievale, o meglio piramidale,  dei vari strati sociali e il solito evangelico ritornello: “a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha”.

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