Un progetto di sindacato di strada, che vede insieme la Flai Cgil di Palermo e la Flai Cgil di Trapani battere a tappeto con un camper i terreni al confine tra le due province, la zona più vitata della Sicilia, dal partinicese a Camporeale, da San Giuseppe Jato e Corleone a San Cipirrello, da Alcamo a Balestrate. Un giro organizzato nel periodo della raccolta delle uve, che sta facendo emergere un grande spaccato di lavoro nero e sottosalario. “Ad Alcamo arrivano frotte di immigrati. Li trovi in piazza alle 5 e mezzo di mattina, vengono presi da caporali e dai proprietari dei vigneti, e portati a lavorare nei campi, quasi sempre in nero. Quelli in regola, pochi, vengono pagati sempre al di sotto dei livelli contrattuali – racconta il segretario della Flai Cgil di Palermo Tonino Russo – In alcune aziende, per dare parvenza di regolarità, utilizzano i voucher, soprattutto per pagare studenti e pensionati, impiegati nella raccolta dell’uva. I voucher corrisponderebbero a 10 euro lorde all’ora, di cui 7 al lavoratore e il resto in contributi Inps. Ma col voucher in realtà non viene pagata mai un’ora. Inoltre il voucher non dà diritto a nessuna prestazione previdenziale, né disoccupazione agricola, né assegni familiari, né malattia e maternità”.
La Flai Cgil incontra i lavoratori delle aziende vitivinicole in mezzo alle vigne e distribuisce materiale informativo sulla paga, sull’orario di lavoro, sui diritti ai quali non si può avere accesso se non si è in regola e si lavora in nero. I volantini sono stampati in italiano, inglese, francese e arabo. “Facciamo volantinaggio, li informiamo sui loro diritti e su quello che può fare il sindacato per tutelarli. Un’opera di sensibilizzazione che si sta rivelando importante. Li invitiamo a venire nelle nostre sedi: come sindacato inoltreremo le loro denunce e segnalazione alle autorità competenti. Per questo rinnoviamo a ispettorato del lavoro, Inps, carabinieri, finanza la richiesta di continuare a fare le ispezioni”.
Gli immigrati impegnati nelle campagne siciliane lavorano 8-9 ore al giorno e sono sottopagati.
“A fronte di una paga che dovrebbe essere di 57 euro, quando va bene ne prendono 35-40. In pratica guadagnano quasi 5 euro all’ora, di cui una parte va al caporale che li sceglie nella piazza del paese. A volte con questi soldi si pagano anche da mangiare. Con i lavoratori locali questo non succede, almeno non abbiamo riscontri. Vengono ingaggiati per conoscenza dall’azienda. Al governo regionale – aggiunge Russo – la Flai chiede una legge sul mercato del lavoro agricolo in Sicilia. Le aziende potrebbero attingere a liste di prenotazione, compilate presso gli ex uffici di collocamento, dove i lavoratori vengono chiamati a iscriversi. Il mercato delle assunzioni deve essere gestito da un ufficio pubblico: solo così si può contrastare il caporalato. Prima era solo la Flai Cgil a denunciare questo fenomeno. Oggi, anche per alcuni episodi tragici, come la donna morta di infarto in Puglia mentre raccoglieva pomodori sotto il sole, è diventato di rilevanza nazionale. Dopo la legge che ha riconosciuto il reato di caporalato, dovrebbe arrivare una legge sulla confisca dei beni per le imprese che si macchiano di questo reato”.
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