Cappellano sta male. Non ha detto se gli fa più male la cappella o…: ha dichiarato che non si sente tranquillo, che si trova nell’occhio del mirino, perseguitato, non dai mafiosi, ma da giornalisti curiosi che vogliono danneggiarne l’immagine e rovinare la sua “azienda”, cioè il suo ufficio legale. Questi cattivi soggetti, così facendo lo mettono in pericolo eaizzano contro di lui le vittime del suo operato, spingendole addirittura all’omicidio, come recentemente successo nel caso della cava Giardinello di Trabia, dove un operaio licenziato ha ucciso i due responsabili della cava, da lui nominati. C’è addirittura chi, come Pino Maniaci, lo perseguita, ce l’ha con tutta la sua famiglia e giornalmente esercita su di lui lo “stalking” (caccia, inseguimento furtivo, appostamento, atteggiamento persecutorio ecc.). Non più di un anno fa la signora Saguto, alla Commissione Antimafia venuta ad ascoltarla, denunciava incazzata: “Stiamo assistendo ad un attacco al sistema. Non può essere un caso che in un momento in cui l’attività è particolarmente incisiva viene sferrato un attacco diffondendo dati falsi sugli amministratori che si arricchiscono e sui giudici indicati come conniventi”.
Come nella strategia di alcuni giudici e politici, chi osa mettere in discussione l’operato dei magistrati è un mafioso o un estremista. Così chi osava denunciare finiva con l’essere sospettato o indiziato di fare il gioco della mafia. Era evidente che si trattava di un’infame provocazione. Tuttavia la Saguto in una cosa aveva ed ha ragione: è un attacco, quello condotto dai suoi colleghi di Caltanissetta, ma principalmente da Telejato, poi ripreso da altre testate, contro il sistema di potere da lei stessa creato e che ben poco ha a che fare con l’amministrazione corretta della giustizia.
E’ chiaro che, dopo che il complesso sistema di controllo dell’apparato dei beni confiscati alla mafia, e, sarebbe oggi bene aggiungere, alla presunta mafia, sta cominciando a venir fuori, a Cappellano forse comincia a bruciare qualche parte del corpo. Diciamo forse, perché il tipo, con l’arroganza che lo contraddice, continua a dichiarare di essere in una botte di ferro, dinon avere nulla da rimproverarsi, di volere restare al suo posto, anche per garantire tutti coloro che sono sotto la sua ala protettiva. Non staremo a individuare i suoi possibili reati: è compito dei magistrati. Alcune cose le abbiamo denunciate, altre vengono fuori a poco a poco. Come quelle che ha scritto l’Espresso, nel numero di questa settimana. Il prestigioso giornale si è accorto del problema con molto ritardo e dedica al super-avvocato e alla sua compagna di merenda, la signora Saguto, quattro pagine. In particolare sono denunciati due fatti:
La Italcementi, una delle più grandi aziende italiane di calcestruzzo, adesso acquistata dai tedeschi, nel 2008 finisce sotto sequestro. Cappellano, nominato amministratore giudiziario vi lavora per sette mesi e poi spara la sua parcella, 18 milioni di euro, “pari, scrive l’Espresso, a 90 mila euro per ognuna delle giornate trascorse nella sede della società bergamasca.” La Italcementi con il permesso, e quindi con l’avallo della firma del giudice delle misure di prevenzione ha già pagato 7,6 milioni, ma Cappellano pretende un “fuori-busta”, cioè una sua personale parcella, non certificata dal giudice, chiamiamola un “bonus”, per rilasciare una sorta di attestato di garanzia, in termini tecnici “un’”assurance” per attestare che l’industria è pulita o è stata ripulita da qualsiasi infiltrazione mafiosa e che è in regola con tutte le norme di legge, quindi non è passibile di procedimenti giudiziari di qualsiasi tipo: discorso chiaro: dammi altri 12 milioni e ti garantisco che nessuno verrà più a romperti le scatole. La Italcementi non ci sta, si rivolge al giudice che, tra un rinvio e un altro deve ancora decidere in Cassazione: i due verdetti precedenti indicano che il nostro grande esperto dovrebbe restituire almeno 2 milioni di quello che ha già incassato. La fame di denaro del gruppo d’affari legato a Cappellano si può anche rilevare dal milione di euro spillato alla Gas Natural Fenosa, un’azienda spagnola che si è trovata a gestire affari dai quali si risaliva a Vito Ciancimino, cosa che ci porta poi dritti dritti alla discarica di Glina in Romania, sulla quale Cappellano è indagato. Ma sarebbe troppo lungo elencare fatti e malefatte di questo signore. Citiamo solo una lettera pervenuta a Telejato, che ci parla di due imprenditori catanesi, Antonio e Luigi Padovani, ai quali nel 2011 la procura di Caltanissetta sequestra tutti i beni (immobili, noleggio macchinette da gioco, intrattenimento, sale scommesse telematiche), affidandone l’amministrazione giudiziaria a Cappellano Seminara, che chiama come collaboratore il marito della Saguto, l’ing, Caramma e, dopo una serie di spese pazze e ingiustificate, mette in vendita, anzi in svendita, nel giro di pochi mesi, tutti i beni dell’azienda, e ne incassa il ricavato, a pagamento delle sue parcelle. C’è da chiedersi come mai dalla procura di Caltanissetta, dove l’incarico dei beni sequestrati è affidato al giudice Tona, si nomina un palermitano, legato, come si sa, al gruppo di giudici palermitani che fa capo alla Saguto, per controllare aziende di Catania, con costose trasferte, e come mai non sia stato preso alcun provvedimento malgrado le segnalazioni dei legali dei due imprenditori, ormai rovinati. Ma c’è anche da notare che, proprio dalla Procura di Caltanissetta, i cui magistrati provengono in gran parte dalla Procura di Palermo, dal pm Cristiana Lucchini, è partita l’indagine nei confronti della Saguto e dei suoi collaboratori. L’auspicio è che non si chiuda tutto con un abbraccio tra amici e colleghi.
A proposito della Saguto, dopo la mazzata che le è caduta sul capo, sta male anche lei: appena guarita dalla frattura, con ingessatura, del braccio è entrata in depressione ed è attualmente in congedo. Un augurio di presta guarigione, anche perché in tribunale, dove l’hanno spostata, c’è un bel po’ di lavoro che l’aspetta.
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Continua a sorprendere questa bella signora dai modi decisi e sicura di se...
Il vostro giornalismo fa vomitare
........certo che fa vomitare......a sentire cosa succedeva e continua a succedere anche in altre sez del Tribunale di Palermo...c'è da vomitare senza mai smettere...perché quando qualcuno ha il coraggio di mettere sul piatto la verità...si che viene da vomitare....perché la verità è troppo scomoda per tanti...la verità è dei pazzi....ma solo un atto di follia poteva aprire uno squarcio su questo scandaloso sistema di gestione die beni sequestrati....e chissà quanto altro deve ancora venire fuori....
vada a vomitare da un altra parte che il magna magna è finito.
Fanno vomitare quelli che si fregano i soldi della povera gente, fanno vomitare i corrotti, fanno vomitare le persone che usano il proprio potere per far del male agli altri.
Cara/o Signora/re ,Ne ha di che vomitare.
Quel giornalismo indipendente e che parla solo di FATTI Evidentemente fa paura, la paura fa girare la testa, tremare le gambe, perdere l'equilibrio. Cosi si spiega come qualcuno qui riesca a vomitare.
SONO PERFETTAMENTE D'ACCORDO CON LEI, NON VORREI ESSERE STATO FRAINTESO, MI RIFERIVO A TALE SCHIFATA, CHE Sè HA VOGLIA DI VOMITARE , LO PUO' FARE PENSANDO ALLE MALEFATTE DI QUESTI DOTTORI.
Il suo commento era assolutamente chiaro! Il mio era riferito a quanto scritto da tale schifata, il/la quale ha avuto il coraggio di commentare altri articoli, tirando in mezzo anche Peppino Impastato!!!
Preferisco non commentare oltre.....
Non é necessario nessun coraggio, é sufficiente l'onesta intellettuale che manca agli autori di questo articolo editore compreso.
E, detto per inciso, tiro in ballo chi voglio: peppino impastato in testa.
Continui pure, almeno ci facciamo due risate leggendola.
Chissà che non impariate qualcosa.......
Da Lei Signore o Signora non abbiamo nulla da imparare viste le banalita' che scrive, evidentemente i suoi interessi personali o lavorativi nella vicenda sono troppo forti per farle venire anche solo il dubbio che non sia del tutto un'invenzione dellla procura, dei giornalisti e di chi ogni giorno denuncia questo sistema. Poi siamo tutti innocenti fino a prova contraria.
Ancora tutte da provare!
ahahahahahahah e me non puo' dirlo , lo racconti al popolo.
Sn propio loro, gli amministratori giudiziari cn i loro modi a portare le persone a quel punto.e difesi pure dalla giustizia.maltrattati e minacciati da loro e abbandonati dalla stato.io sn un dei tanti cittadini in situazione cm questa.e la gente nn ha ancora capito che lo stato se ne frega di noi.mentee gli amministratori arricchiscono a spese nostre.
.....bisogna dare atto a Telejato.....nonché al Sig. Maniaci di essere riuscito ad aprire uno squarcio su quel mondo delle consulenze, custodie, curatele ecc ecc , che ha fatto venire fuori quello che tutti sapevano ma nessuno aveva il coraggio di denunciare....grazie alla tenacia costante di questa piccola realtà giornalistica, che gode della mia stima, si è riusciti ad avere un po' di giustizia.....speriamo che il Sig. Maniaci continui nella sua battaglia contro le illegalità spostando la sua attenzione anche verso altre sezioni del Tribunale di Palermo, per esempio sez fallimenti, che vede, da anni, situazioni simili se non peggiori di quelle della sez. misure di prevenzione, con nomine di curatori, consulenti, peiti .....sempre gli stessi...negli anni..malgrado ci siano migliaia di persone a cui affidare curatele, perizie consulenze, un po', o peggio, di quello che si è visto alle misure di prevenzione.
E' davvero sconvolgente che vicende come quelle vergognosamente legate
alle misure di prevenzione, non determinino immediate verifiche della legittimità,
e della opportunità ab origine, della mole di sequestri eseguiti. E
principalmente di quei beni appartenenti a persone mai inquisite.
Nella fattispecie a coloro che possiedono quote di partecipazione in
società di capitali partecipate anche da soggetti accusati, processati e che,
ironia delle ironie, a loro volta sono stati definitivamente assolti dal reato
di associazione mafiosa. Gli uni e gli altri vittime della persistente rapacità,
mafiosa oltre ogni limite, di amministratori,
comprimari e compari di ogni genere, sotto l'amorevole complicità di legislatori
e magistrati al di sotto dei peggiori sospetti.
Colgo l'occasione per rinnovare alle procure di merito la mia
disponibilità a fornire elementi di gravi illiceità in un caso di sequestro di
beni nella città di Mazara del Vallo. Non fosse che per salvare il salvabile.