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Auguri, anzi disauguri per tutti quelli che non lavorano

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È di moda in questo periodo fare gli auguri.

“Auguri” può essere una semplice, banale e formale parola detta al conoscente che s’incontra per strada o al commesso del supermercato o al negoziante che aspetta le feste per rifarsi di quanto ha perso nel corso dell’anno. Abbiamo fatto e continuiamo a fare auguri a tutti, ai granni e ai curti, ma viene difficile fare gli auguri a chi è senza lavoro e a chi ha perso il posto. E ce ne sono tanti, dai 27 mila inoccupati in Sicilia ai 1500 dell’Almaviva, di Palermo, che sono stati costretti o ad accettare il licenziamento o a trasferirsi a Catanzaro per meno di mille euro al mese. Ma all’Almaviva di Roma appartengono anche i 2.500 lavoratori licenziati di colpo, proprio in questi giorni.

Nello specifico il pensiero va a tutti quelli che hanno perso il lavoro a seguito dei sequestri di prevenzione nelle aziende in cui lavoravano. Lavoratori che, in molti casi hanno corso il rischio di essere scambiati per mafiosi o amici di mafiosi, quando invece non avevano nulla a che fare con la mafia. È di oggi la notizia che quarantaquattro lavoratori del gruppo 6Gdo di Castelvetrano, ovvero di quel che resta di 500 lavoratori delle aziende di Grigoli, amico di Matteo Messina Denaro, che dopo il sequestro, grazie anche alla disastrosa disamministrazione di Pietro Ribolla, sono rimasti senza posto. A costoro è stato promesso il posto, ovvero la riassunzione nella riciclata Cedi, ma non c’è nulla di certo.

E tanti disauguri anche per i 50 lavoratori del gruppo Niceta, rimasti a spasso grazie al loro disamministratore Aulo Giganti. Disauguri anche per i fratelli Cavallotti, che, dopo essere stati padroni di un’azienda tra le più grandi nel settore del gas e dopo essere stati assolti penalmente, si sono visti intimare di abbandonare entro il 27 gennaio le loro case, perché queste sarebbero diventate proprietà dello stato. È un nuovo anno che al momento non ci offre grandi prospettive. Sembrava che tutto dovesse cambiare, dopo la rimozione della Saguto, ma tutto è rimasto al suo posto: amministratori che sono diventati i padroni, dopo dieci o venti anni nello stesso posto, produttività delle aziende sequestrate ridotta a zero. La legge che avrebbe dovuto cambiare tutto giace al senato, forse perché si ha paura di portare avanti anche quel minimo di riforme che essa conteneva, o forse perché ci si è accolti per tempo che si trattava di un bluff del tutto inadeguato al grave problema che essa doveva risolvere.

Conclusione. Buon anno. Anche se le prospettive sono nere è necessario, per vivere, conservare un minimo di speranza. E attenti, solo un minimo, perché chi di speranza campa disperato muore. Auguri.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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