Intanto il pm Lorenzo Chiaramonte, che, per evitare il trasferimento per incompatibilità ambientale ha chiesto lui stesso di essere trasferito, è stato spostato a Marsala, mentre il suo collega Fabio Licata dovrebbe sistemarsi a Messina. Tutto a posto, per gli altri si vedrà. Invece sono stati fissati alcuni criteri per le nomine degli amministratori. Innanzitutto bisognerà far parte di una lista, di un albo per il quale già sono pervenute 600 domande. Non è una graduatoria. Con il solito sagutiano criterio della discrezionalità sarà deciso e scelto il nome in base alle competenze dichiarate e alle referenzialità documentate. E adesso sentite: “I professionisti che aspirano a una consulenza non dovranno avere avuto più di 20 incarichi in un anno dal tribunale di Palermo”. Capito? Chi ha una consulenza non potrà essere amministratore giudiziario dello stesso o di altri beni. I consulenti non potranno essere stati nominati coadiutori per più di dieci volte in un anno nelle amministrazioni giudiziarie. C’è una piccola nota per gli avvocati nominati legali e consulenti delle amministrazioni giudiziarie: non dovranno aver guadagnato più di 20 mila euro in un anno. È prescritto anche che non ci siano affinità e parentele, sino al terzo grado, quindi niente “tiengo famiglia”.
Per quanto riguarda i compensi degli amministratori ci ha già pensato il governo, equiparandoli a quelli dei consulenti giudiziari, salvo, questo c’è sempre, particolari trattamenti relativi alla specificità dei beni da amministrare. Ma a Palermo, che è una repubblica a parte, per i consulenti non sono stati fissati criteri, c’è ancora la possibilità di richiedere, come ha fatto Cappellano Seminara per Villa Teresa, anche un milione e 200 mila euro per una consulenza. Insomma, avevamo chiesto, sicuri di non essere ascoltati, che fosse affidato un solo incarico ad ogni professionista, ma qua ci aggiriamo da dieci a venti, con tutta la possibilità di restaurare in pieno il sistema dei quotini di Cappellano Seminara o quello della corte provata che ruota attorno al presidente, in attesa della nomina.
Venti nomine in un anno sono tante. Se poi ti sbrighi e chiudi presto il lavoro, il tribunale può sempre offrirti qualche altra cosa “per portare un pezzo di pane alla famiglia”. Solo che per avvocati, commercialisti, ragionieri, ingegneri, tecnici di qualsiasi tipo e altri, con gli incarichi del tribunale, se uno ci sa fare, può anche mangiare carne ogni giorno. Avevamo chiesto una sola nomina per ogni professionista, ma eravamo sicuri che nessuno avrebbe avuto il coraggio di farla. E attenzione, non si fa qui il solito attacco ai magistrati, ma al “sistema di potere” che regge alcuni settori del tribunale da tempi ormai troppo lontani, senza che nulla cambi.
Non aria nuova, ma aria fritta.
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E' la solita solfa: una maniera come un'altra per dirottare l'attenzione dal problema principale, quantomai spinoso. Ancora un poco di pazienza e verrà il turno dei tarallucci, per festeggiare lo scampato pericolo. Chissà che questa volta non funzioni!.