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Realtà e fiction nel film “I cento passi”

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Uscito nel settembre del 2000, ha 24 anni ma non li dimostra.” I cento passi”  ha rivoluzionato il modo, spesso rigidamente documentale di girare biografie su personaggi importanti, ha dato voce a una storia quasi dimenticata, proiettandola in una dimensione mondiale, e ha saputo sapientemente mettere assieme battute, momenti, coreografie che, senza avere la pretesa di riprodurre passivamente i fatti, li ha inseriti in un contesto storico corretto e in una progressione logica che ha dato unità e compostezza a tutta la storia. Ancora oggi è il film sulla mafia più proiettato nelle scuole italiane e, quando viene trasmesso dai grandi canali televisivi, riesce sempre a fare audience e a destare interesse. Solo per andare incontro a molte richieste e curiosità, non certo per sminuire l’importanza del capolavoro di Marco Tullio Giordana, pubblico queste osservazioni, con l’avvertenza, ove ci fosse bisogno di ricordarlo, che il film è, per sua definizione e struttura, fiction, non riproduzione asettica dei fatti, che non è un documentario e che quindi non è proiezione del vero, ma del verisimile.

“FICTION”:

1) Luigi Impastato non guidava e non possedeva una macchina;

2) La masseria dove si svolge la “mangiata” tra i mafiosi ha poco a che fare con la casa di Cesare Manzella, che è una villetta più modesta nei pressi della stazione ferroviaria di Cinisi. Si tratta di “Baglio Fico”, sulla scorrimento veloce Partinico-Alcamo, una struttura settecentesca di proprietà dei Turrisi Colonna, famiglia siciliana di antica nobiltà. La scelta è stata decisa per la grandezza della corte, onde poter girare la scena in cui Cesare Manzella fa guidare la macchina a Peppino.

3) Il cugino americano Anthony non esiste, ed è altrettanto immaginaria sia la scena del suo matrimonio, sia quella in America, sia quella della sua presenza ai funerali di Luigi e a quelli di Peppino Impastato; esistono comunque parenti americani.

4) Il discorso di Luigi Impastato su “il lavoro che ci riscatta” è assai improbabile per un mafioso, abituato a vivere sul lavoro degli altri. Comunque il caso di Luigi Impastato è controverso: c’è chi lo ritiene “punciutu”, cioè affiliato a Cosa Nostra, chi invece lo ritiene estraneo e associato solo dal legame di parentela con il cognato Cesare. E’ giusto dire che è andato avanti col suo lavoro, senza ricorrere a metodi mafiosi di arricchimento illegale.

5) Peppino che recita “l’Infinito” ai mafiosi appare fuori posto, data l’insensibilità dei mafiosi verso qualsiasi forma di poesia.

6) Il personaggio di Gasparo è totalmente inventato e la sua comparsa nel film può essere letto come un omaggio al grande attore cinisense Gaspare Cucinella.

7) Cesare Manzella che fa guidare Peppino è una forzatura che ha l’obiettivo di mostrare il sangue freddo di Badalamenti, che non si smuove.

8) I comizi di Stefano Venuti difficilmente erano così deserti come nel film;

9) E’ estremamente improbabile che un mafioso del calibro di Cesare Manzella vada a polemizzare con un suo nemico personale e politico nel corso di un suo comizio; impossibile poi, se inquadrato nel tempo, il riferimento fatto da Venuti alla terza pista, della quale si comincerà a parlare solo dopo il 1965, ovvero qualche anno dopo la morte di Cesare Manzella: La prima pista è stata costruita a partire dal 1956 e allora Peppino aveva otto anni; quando Manzella salta in aria, nel ‘63 a bordo della “sua” Giulietta, Peppino ha 15 anni;

10) Stefano Venuti non fu mandato al confino perché era comunista, ma per contrabbando di merci, per lo più prodotti alimentari, che portava a Palermo con il treno, evitando di pagare il dazio.

11) I quadri non sono di Stefano Venuti ma di un giovane pittore romano: Stefano aveva uno stile completamente diverso, realistico e classico; In tal senso appare molto improbabile che Peppino si procuri una foto dello zio Cesare e vada da Venuti per chiedergli di fare un quadro.

12) Le lotte per la terza pista appartengono agli anni 67-68 e Stefano Venuti non partecipò a nessuna delle manifestazioni;

13) Nessun ufficiale giudiziario si presentò a comunicare il decreto di esproprio: la violenza e gli arbitrii di chi avrebbe dovuto rappresentare le istituzioni furono di gran lunga più feroci e spietate di quanto non appaia nel film. Solo per precisione si nota che  gli espropri iniziarono nel settembre 1978 e non a marzo.

14) Il maresciallo del film ha molti tratti in comune con il maresciallo Panepinto, che comandò la caserma dei carabinieri di Cinisi nei primi anni ’70, e al quale Peppino ne combinava di tutti i colori, ma è del tutto diverso dal maresciallo Travali, che gli succedette e che, al momento della morte di Peppino evitò di indirizzare le indagini sulla pista della mafia;

15) Nessuno di noi finì in caserma dentro il gabbione: fummo denunciati per organizzazione di manifestazione non organizzata , processati e assolti perché il maresciallo, disattendendo il relativo articolo di legge, non aveva fatto precedere da tre squilli di tromba l’ordine di scioglimento dell’adunata.

16) Nessuno andò a chiedere a Stefano un parere sul giornalino “L’ Idea”. Il passaggio filmico serve a comunicare la prima “premonizione”: “Vi ci spaccherete le corna.”

17) Il giornalino “L’idea socialista,” poi diventato solo “L’idea””, non era il bel giornale del film,  non era in vendita , tantomeno in edicola, né venne stampato in tipografia, ma col ciclostile  della sezione del PCI. Quindi non è reale la scena in cui Felicia va a comprare tutti i giornali.

18) La frase detta da Peppino: “A lei signor Impastato ci misi da parte una cosa troppo speciale: suo figlio Peppino. Come glielo devo servire, a polpette, a salsiccia?” è da leggere solo come una seconda premonizione, quasi che i mafiosi avessero già deciso, sin da allora, la sua fine.

19) La pizzeria venne costruita da Luigi Impastato nel 1977: prima esisteva solo un piccolo negozio di alimentari. Pertanto l’affermazione di Luigi Impastato:” Vengono in pizzeria… entrano in tre o quattro..” riferita ad un tempo precedente, non è esatta.

20) La metafora dei “cento passi” è molto chiara: c’è una distanza così breve che i mafiosi “alla fine ti sembrano come te”. Personalmente la interpreto come una distanza di valori, come alfa-omega, dove Badalamenti è il punto più lontano da Peppino, il minimo rispetto al massimo, o al contrario.. Non condivido l’affermazione di qualche noto studioso: “Peppino non aveva bisogno di fare cento passi perché la mafia ce l’aveva in casa” : tale frase non vuol dire niente, perché Peppino non fa cento passi per scoprire la mafia o per individuarla in Badalamenti: chi sia suo padre egli lo sa benissimo: ” Non è antico, Giovanni. E’ solo un mafioso”: pertanto i cento passi sono un modo di dire a Giovanni quello che Peppino, in qualche scena prima diceva a Salvo, ovvero che persone e cose che ti stanno vicino diventano talmente parte della vita che, prima o poi, si finisce con l’essere come loro o con il ritenerle normali.

21) Peppino che si mette a ballare al circolo “Musica e Cultura” non esiste: egli non sapeva ballare. Del resto, al Circolo non si ballò mai.

22) La mostra fotografica sullo scempio del territorio venne esposta per la prima volta a Cinisi nel 1977 e, data la mancata autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico, venne portata a braccio per le vie del paese; una mostra più documentata venne esposta il 5-5-1978, tre giorni prima dell’omicidio di Peppino : dal film sembra invece che la mostra appartenga alle prime attività politiche di Peppino.

23) Barbablu non esiste: il trasmettitore era quello di  radio Apache.

24) Il frinire delle cicale non è in linea con la presenza della pioggia.( (scena 25)

25) Il cane di cui Peppino e Vito registrano la voce non è quello del sindaco, ma quello dell’on. Pantofo.

26) La frase che richiama un’affermazione di Dostoiewsky sulla bellezza non è di Peppino, ma degli autori della sceneggiatura e non è in linea con i principi ortodossi del marxismo, per i quali a salvare il mondo, prima di ogni cosa c’è l’economia

27) L’inno nazionale di Mafiopoli, registrato in “Onda Pazza” trasmessa il 7-4-78 non è “Volare”, ma il rumore di uno sciacquone del water;

28) La scena in cui la madre di Peppino recita Pasolini è bellissima, ma del tutto improbabile, dato lo scarso livello di alfabetizzazione della sig.ra Felicia;

29) La scena di Peppino che va a salutare il padre tornato dall’America è bella, ma non reale; tra i due c’era ormai una rottura insanabile;

30) Gli hyppies che scorazzano in macchina a Cinisi  non sono credibili.

31) La moto Api (scena37)  e la cinquecento che seguono la Land Rover  potrebbero anche essere plausibili, ma di sicuro non lo è il ragazzo che corre dietro a loro, mantenendo la stessa velocità. Anche le pecore…..

32) “Voglio abbandonare la politica e la vita” è una frase di una lettera ben più lunga nella quale Peppino esprime la sua distanza con “i personalisti” e con “i ricreativi che non creano un cazzo”, insieme allo sconforto per il venir meno dell’impegno politico di alcuni compagni nella lotta contro la mafia; della lettera esistono due differenti versioni.

33) Peppino non sarebbe mai andato ad informare Stefano Venuti della sua volontà di presentare una lista di Democrazia Proletaria, quasi a chiedergli la benedizione: malgrado il rispetto nei confronti di questo personaggio, i rapporti con il PCI erano chiusi sin dal 1968 ed erano diventati conflittuali dopo il 1974, anno dell’ingresso del PCI in giunta con la DC a Cinisi;

34) “La cretina commedia” nella sua parte iniziale è recitata, da Salvo, che ne ha scritto buona parte.

35) Peppino che scopre il culo davanti  a Carlo Silvestri che trasmette, è una simpatica scena, ma per nulla credibile, cioè fuori dalla logica comportamentale di Peppino.

36) L’incubo di Peppino, costruito cinematograficamente in maniera tale da sembrare vero, va visto solo come tale: molti hanno cercato di leggerlo come una sorta di “giustificazione” o di autoreferenzialità di Badalamenti, quasi l’esibizione del volto umano del mafioso, ma si tratta di un’interpretazione forzata, proprio perché incubo;

37)La scena è girata a Roma e non in America: Un po’ ridicolo l’invito di Antony  di “fare radio” in America, rivolto a Peppino.

38) La frase” di uomini come lui ce ne vorrebbero uno in ogni angolo di strada”, secondo Buscetta fu detta da Andreotti nei confronti di Badalamenti

39) La scena 57 è girata in una spiaggetta appartata: in realtà quel giorno solo due persone si presentarono sulla spiaggia di Cinisi a inscenare “il nudo a chiappe selvagge”, e tutto si chiuse con un bagno e un flop.

40) Luigi Impastato morì in un incidente, investito di notte da una macchina: non è dimostrato né dimostrabile che possa essere stato ucciso deliberatamente. Non è stata fatta alcuna autopsia.

41) Badalamenti non aveva aiutato Luigi Impastato a costruirsi una posizione o a realizzare la pizzeria: casomai spesso era stato Luigi Impastato ad aiutare Badalamenti in momenti di difficoltà;

42) la scena 60 non si è mai verificata: l’occupazione della radio fu un’iniziativa improvvisata, mandata avanti da Peppino e da altri quattro collaboratori, ma già a quel tempo, i rapporti con gli hippies erano stati interrotti.

43) Molto improbabile la scena di Badalamenti che va a prendere un caffè alla pizzeria Impastato e a minacciare Peppino: i mafiosi non parlano con i loro nemici.

44) La moglie di Antony che dice a Peppino di stare attento, va vista come un ulteriore momento di premonizione, nella realtà inesistente.

45) Non è stato Salvo a dare a Felicia la notizia della morte di Peppino, ma i carabinieri andati a fare la perquisizione.

46) Nel film non viene fuori in nessuna parte la matrice marxista-leninista che orientava le scelte di Peppino e dei suoi amici, né la scelta lottacontinuista degli anni ’70.

“REALTA’”:

1) Cesare Manzella è cognato di Luigi Impastato, avendo sposato sua sorella;

2) Il pittore Stefano Venuti è stato uno dei fondatori della sezione del PCI di Cinisi e un antesignano della lotta contro la mafia nel suo paese: per alcuni aspetti si può considerare una sorta di “padre spirituale” di Peppino;

3) Le curve sull’autostrada Palermo-Mazara del Vallo ne allungano il percorso di qualche chilometro e il percorso è stato deciso proprio per risparmiare i terreni di alcuni mafiosi;

4) Le cariche della polizia a Punta Raisi furono violente e le ruspe minacciarono di passare sui dimostranti: Salvo e Peppino erano in prima fila;

5) Peppino venne realmente “buttato fuori di casa” dal padre; il garage in cui si accomodò divenne la sede del circolo Che Guevara

6) Giovanni Impastato e Felicia si sono sposati un anno dopo la morte di Peppino;

7) I locali della Comune hippie sono stati ricostruiti presso Torre Alba, a Terrasini, e non nell’originaria Villa Fassini, allora in totale degrado;

8) La ragazza hyppie che viene a cercare Peppino alla radio è impersonata dall’attrice Therese Anne Savoy, molto nota negli anni ’70, per avere partecipato al film Sandokan;

9) Schillirò ( il guardiaspalle di Badalamenti), rappresenta Vito Palazzolo, il boss che venne a dire a Luigi Impastato, giorni prima del suo viaggio in America che Badalamenti voleva parlargli: Palazzolo è stato condannato a 30 anni di carcere come uno dei mandanti dell’omicidio di Peppino.

10) La scena in cui Peppino non dà la mano ai boss presenti ai funerali di suo padre è vera e procurò molto scandalo a Cinisi;

11) La scena del litigio tra Peppino e suo fratello Giovanni è suggestiva, ma non è mai accaduta;

12) La scena dell’occupazione della Radio è vera, anche se ad occuparla non fu solo Peppino, ma anche Giosuè, Vito, Guido;

13) Vera la scena di Peppino che accompagna Salvo a casa sua e l’impressione interrogativa di Salvo che aveva visto una macchina seguire quella di Peppino;

14) Salvo non partecipò alle ricerche di Peppino per problemi familiari; in ogni caso non avrebbe potuto dire a Vito “Noi andiamo a Terrasini, voi a Cinisi” e passare subito dopo dal luogo del delitto, che si trova vicino a Cinisi.

15) Badalamenti fece realmente sapere a Felicia Impastato che egli non c’entrava niente e che avrebbe consegnato il colpevole alla famiglia, ma non lo ha mai fatto;

16) Il carabiniere venuto da Palermo per dirigere le operazioni, è il tenente Subranni, uno dei principali responsabili del depistaggio delle indagini.

17) Vero il rinvenimento di due cavi telefonici che uscivano dal cofano della macchina di Peppino: essi servivano per collegare le casse dell’altoparlante e l’amplificatore per i comizi;

18) L’episodio del ritrovamento delle pietre sporche di sangue è vero e costituì uno dei motivi per il cambio di rotta delle indagini;

19) Il maresciallo Travali non intervenne ai funerali di Peppino;

20) Il corteo di accompagnamento ai funerali anche se non coreograficamente organizzato, come nel film, fu molto partecipato e animato; vera la pioggia di fiori che Faro aveva comprato dissuadendo gli attivisti venuti da Palermo, dal fare iniziative violente.

21) La Procura di Palermo ha riaperto le indagini non di propria iniziativa, ma per il costante lavoro di denuncia portato avanti dal Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”, dai compagni di Peppino e dalla  famiglia.

(Testo  pubblicato per la prima volta  su “Antimafia Duemila” nel 2002 e successivamente integrato)

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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