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Mafie

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Abbiamo deciso da tempo da che parte stare.
Non ci servono le sentenze per appurare i fatti,
per capire chi è degno delle nostre istituzioni
e chi preferisce stare dalla parte sbagliata.

Pasolini scriveva “Io so. Ma non ho le prove”.
Noi sappiamo e abbiamo pure le prove
dalla strage di Portella della Ginestra, sino ad oggi.
Viviamo, da secoli, nel Paese delle trattative con le mafie,
ma a nessuno frega un cazzo.

Siamo sempre stati governati dai mafiosi
o dai soggetti condannati per concorso esterno.
Hanno pure fondato partiti di governo
(o di appoggio ad altri governi),
hanno finanziato le mafie.

Conosciamo i nomi, conosciamo cosa hanno fatto.
Ma a nessuno frega un cazzo.
Lo Stato non può processare se stesso.
Non né ha il coraggio, non né ha la forza.

Non esiste la volontà politica
di tagliare questo nodo secolare tra Stato e mafie.
Sono entrate nelle nostre Istituzioni.
Siedono in Parlamento,
nei consigli regionali, provinciali, comunali.

Questo Paese ha bisogno delle mafie. Le vuole, le cerca.
Questi farabutti sono necessari (voti, potere, soldi)
per gli schifosi di Stato.
Ma le sentenze assolutorie
non fermeranno la voglia di riscatto
dei cittadini che credono nella Verità e nella Giustizia.

Le stragi, gli omicidi, i morti ammazzati
daranno sempre quella forza, necessaria,
per non abbassare la testa davanti alle ingiustizie,
alle furberie, ai mafiosi.

Loro hanno conquistato il mondo.
Noi conquisteremo, grazie alle nuove generazioni,
non è una promessa, ma un impegno,
gli spazi di legalità ancora incontaminati.

La coscienza putrefatta
di molti uomini delle istituzioni deviate
(politici, massoni, assassini, colletti bianchi)
non riuscirà a sporcare la voglia di riscatto.

La rassegnazione
non si impadronirà delle persone perbene.
Voi, rappresentanti dello Stato deviato,
fate più schifo dei mafiosi.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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