L’influencer non è una nuova figura professionale, è cambiato solo il nome, con l’adozione di un vocabolo inglese, ma è sempre la vecchia figura del promotore di vendite, del rappresentante, dell’agente pubblicitario o dell’opinion leader, che prova a venderti qualcosa o a conquistare il tuo consenso: va detto che oggi ci si serve degli strumenti informatici, può esserci qualche scambio di idee, ma il campo di lavoro è sempre lo stesso, ovvero un pubblico di utenti, definiti followers, cioè seguaci, pronti a identificarsi nel leader o nel trascinatore di consensi. Se esiste un influencer è perchè esiste chi si lascia influenzare, ovvero chi è influenzabile e influenzato: in pratica c’è, e si tratta di tanta gente, chi rinuncia alla sua capacità decisionale per affidarla a quella di un altro. La cosa non stupisca, perché il 50%, non solo degli italiani, rinuncia alla sua facoltà di esprimere col voto le sue scelte, delega ad altri la facoltà di decidere su di sé. Si tratta sempre del significato del mito platonico della caverna, dove le persone stanno sedute a guardare un grande schermo davanti a loro, dove passano ombre e sagome proiettate da alcuni sacerdoti, e scambiano queste per l’unica realtà possibile, rifiutando di accettare qualsiasi altro suggerimento. Non c’è nulla di più mortificante per un essere umano che rinunciare a se stesso, al suo pensiero, alla sua volontà di scelta e lasciarsi “influenzare” nel seguire un’opinione o nel fare acquisti, i quali hanno prezzi maggiorati, consentendo agli influencer un discreto guadagno. C’è persino chi si lascia convincere a ricevere una visita a casa, “senza impegno”, ma una volta che il venditore, che guadagna sul venduto, entra, è difficile resistergli e ti ritrovi con l’avere acquistato qualcosa a prezzi ben più alti di quelli sul mercato, magari pagandola “in comode rate”. Sembra il massimo dell’imbecillità guardare se stessi come persone incapaci di usare la propria testa e lasciarsi convincere che qualcosa che abbia una griffa, un elemento di cui qualcuno si è fatto padrone o è stato creatore, in virtù di questo abbia un prezzo maggiorato, o una capacità di convincere migliore di un’altra. Sulle “firme”, addirittura il colmo è che ognuno che le esibisce rende se stesso promotore pubblicitario a costo zero della “firma” esibita. Anche se è diventato sempre più difficile pensare con la propria testa, in un mondo che ti massacra in ogni momento della giornata e della vita, di messaggi creati da influencer specializzati, non c’è altra possibilità di difesa che tornare ad essere se stessi, così come, nell’antica sapienza greca, era scritto sul tempio di Delfi, “Conosci te stesso”. Oddio, si potrebbe scoprire di essere un imbecille, ma questo sarebbe già il primo passo verso la salvezza, ovvero verso un improbabile rovesciamento delle regole di mercato.
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