L’Italia ha fatto al pianeta tre regali. Uno è la mafia, il secondo il fascismo e il terzo il colonialismo finale del Novecento. La mafia, tradizionale qui, ha invaso Europa, America, Australia e altre terre. Il fascismo, invenzione nostra, ha ucciso o fatto morire esseri umani a centinaia di milioni. Al razzismo coloniale, infine, abbiamo dato un contributo col massacro (fra l’altro, con bombe a gas) dell’ultimo stato libero africano, l’Etiopia.

Una parte degli italiani si è opposta a questi orrori. L’antifascismo, l’antimafia, la convivenza umana hanno avuto in certi momenti più seguaci di fascismo e mafia. In altri momenti però (e forse questo è uno) la percentuale incivile è stata molto elevata.

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A Catania in questi giorni s’è concentrata in un attimo la sintesi di tutto questo. Centinaia di creature, spinte qui dalla fame, ferocemente perseguitate da un governo “di destra”. La maggior parte della gente non se n’è accorta. Ma massa di giovani s’è fiondata al porto, ha difeso i poveretti e infine ha costretto i padroni a lasciarli campare. Grande e civile vittoria, onore del nostro Paese. Non la prima del genere, tuttavia, e neanche l’unica della nostra storia. I catanesi giovani hanno una tradizione lunghissima, dagli anni di Pippo Fava e dei suoi Siciliani, di lotta alle angherie e alle prepotenze di un regime incivile e mafioso. La “meglio gioventù” qui non è stata solo una parola.

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Ma deve finire così? Ma ancora una volta dobbiamo tornare a casa ognuno per conto suo, ad aspettare la prossima prepotenza zitti e divisi, mentre razzisti e mafiosi lavorano alacremente?

No. In tutti questi anni più d’una volta le ragazze e i ragazzi di Catania si sono incontrati insieme, si sono riuniti, si sono organizzati, hanno messo in campo una forza comune e l’hanno fatta pesare. La storia dei Siciliani Giovani nasce esattamente da giornate così: a Catania, a Palermo, e via via in tutta Italia. Adesso, è tornato il momento.

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Una grande festosa assemblea, in queste settimane, di tutta la gioventù catanese. Non per chiacchierare, non per lamentarsi, ma per pretendere i diritti di tutte e tutti noi. Per lottare. E poi un grande corteo, pacifico, irresistibile, imponente, nel giorno della non-rassegnazione, il cinque gennaio. Un’altra generazione che avanza – “riprendiamoci la vita!”.

Vogliamo la nostra vita, liberi, senza scappare, vogliamo una città accogliente per noi che ci siamo nati e per quelli che ci vengono. Vogliamo pace, lavoro, benessere, qualità della vita. Non dite che non è possibile, non dite che i soldi non ci sono. I soldi ci sono, eccome, e sono tanti. Ce li hanno i padroni mafiosi. Leviamo i soldi ai mafiosi e diamoli alle ragazze e ragazzi di questa terra. La vita è nostra, nessuno ce la deve rubare.

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Riccardo Orioles

Direttore Responsabile di Telejato, è un giornalista italiano, punto di riferimento nel panorama delle firme giornalistiche in Sicilia, impegnato a contrastare la mafia e la corruzione. Alcune delle sue inchieste più notevoli riguardano i rapporti tra mafia e massoneria.

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