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A scuola di razzismo con Santi Savarino

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Propongo all’attenzione e allo studio degli studenti del Liceo Scientifico di Partinico questo articolo, scritto dal giornalista partinicese Santi Savarino, al quale è ancora intestato il Liceo, malgrado la volontà espressa da docenti, genitori, alunni e utenti vari della scuola, di cambiare nome. Si può subito notare che si tratta di un preciso documento di come il razzismo di Savarino non sia soltanto una scelta determinata dal momento storico o dallo scimmiottamento che Mussolini fece del razzismo tedesco, ma  un’intima e precisa convinzione. Non è il caso neanche di discutere sugli accenni filosofici , che manifestano una profonda ignoranza della materia,  in particolare dall’immanentismo, peraltro tipico della filosofia del “fascistissimo” Giovanni Gentile, e condannato da Savarino, all’individualismo, , esaltato da Saverino , che, per contro è il punto di partenza  della filosofia idealista, ( “l’Io pone l’Io”), che,  viene condannata.  Ancora più patetico sembra il tentativo di presumere l’esistenza di una razza italica, legata a quella tedesco- ariana e di ritenere che gli ebrei ne sono estranei e che l’hanno contaminata. La conclusione di queste stupidaggini propagandistiche si può leggere nella chiusura dell’articolo “Razzismo fascista e non Fascismo razzista perchè ciò che si impone e si imporrà col tempo all’attenzione di tutti i popoli è Ia nostra concezione della vita e dell’individuo che si oppone alla decadente civiltà individualistica del secolo scorso la quale ha trovato nel societarismo e nel bolscevismo le sue ultime espressioni..”. : è appena il caso di notare che  il “societarismo” non può essere, per sua definizione, espressione di una ”decadente civiltà individualistica” proprio perché la società va oltre l’individuo e ne è espressione. A parte il fatto che “il bolscevismo “ non è nato “nel secolo scorso”, cioè nell’Ottocento, ma ai primi del Novecento. Del tutto sballati sono poi i tentativi di dire che il fascismo è diverso, ma non molto, dal cattolicismo.  Dopodichè lascio agli studenti la scelta se scollare il culo dalla sedia del banco e mobilitarsi per difendere sacrosanti valori, come la condanna del fascismo, del razzismo e della mafia, o se tenersi stretto il nome di questo bell’esemplare della cultura partinicese.

Naturalmente  ne consiglio la lettura anche al sindaco e alla Giunta, affinchè si rendano conto che in ballo, nella vicenda del cambio di nome, non ci sono complotti politici né salse antimafia, ma l’assunzione di responsabilità storiche per il rispetto di principi educativi e valori civili fondamentali da difendere se vogliamo che  le nuove generazioni, invece di sfogare i loro istinti nelle notti brave in discoteca, possano crescere nel rispetto degli altri, nella convinzione che tutti gli uomini e tutte le donne sono uguali, nella condanna della violenza, dell’affarismo, della corruzione e di tutti i mali che ci portiamo addosso, proprio per avere assunto come punti di riferimento gente come Savarino. Aggiungo solo che, sull’educazione alla  legalità  e sul suo rispetto, poche persone possono stare  a confronto con Felicia Bartolotta Impastato, la quale scelse, sin dall’inizio dell’assassinio di suo figlio, la via della giustizia e non quella della vendetta, anche se, per vincere la sua battaglia ci vollero 22 anni.

RAZZISMO FASCISTA E CATTOLICISMO

Di Santi Savarino’

(GIORNALE DI SICILIA 11 AGOSTO 1938)

La pubblicazione dei dieci punti degli studiosi fascisti docenti nelle università italiane, i quali hanno fissato, sotto I’egida del Ministero della Cultura Popolare quale sia la posizione del Fascismo nei confronti del problema della razza ha destato all’estero apprensioni e commenti che noi non indugiamo a qualificare ingiustificati o tendenziosi perché nella sua chiarezza il manifesto non lasciava alcun dubbio sulla originalità, ortodossia e la fondatezza del razzismo italiano.

“La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana,” diceva il Manifesto, “Tutta I’opera che finora ha fatto il regime in ltalia è, in fondo, del razzismo..- La questione del razzismo in ltalia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche e religiose”. Bastava che i critici in buonafede avessero meditato su questi tre punti per comprendere facilmente tutta la fattualità e I’importanza del movimento razzista fascista portato in primissimo piano dopo la conquista dell’impero e in seguito all’atteggiamento tenuto in quest’ultimodecennio dagli elementi ebraici militanti nelle più attive e prezzolate organizzazioni dell’antifascismo internazionale. Ma veniamo al nocciolo della questione, dato che ormai, dopo la pubblicazione dell’ultima nota dell’Informazione diplomatica non c’è alcuno in buonafede che possa mettere in dubbio l’originalità e la fondatezza, del razzismo Fascista.. Veniamo a discuteredell’ortodossia del nostro razzismo, che non poggia come quello tedesco, su una concezione delmondo completamente estranea ai principi del cattolicismo, ma su di una “Weltanschaung”, direbbero i tedeschi, molto simile a quella cattolica perché non nega la trascendenza e cerca di promuovere l’intima  perfezione degli individui.

La concezione del mondo su cui si basa il movimento fascista” sia detto una buona volta e per sempre ai cattolici in malafede, come tutte Ie concezioni politiche, non può identificarsi con una concezione della vita come quella cattolica- Può, tuttalpiù, essere a questa vicinissima: molto più vicino di quanto non siano ad essa vicine la concezione liberale e quella socialista, di pretta marca idealistica o materialistica” negatrici intransigenti della divinità come quell’immanentismo filosofico da tempo debellato in Italia e che in questi giorni ha cercato di far nuovamente capolino, dopo un periodo di prudente riserva sulle pagine di una importante rivista illustrata e su qualche periodico letterario. Fatto questo chiarimento preliminare, veniamo ad illustrare la concezione del mondo su cui poggia il razzismo fascista, per convincere i cattolici in buonafede che Ia nostra visione dell’universo non contrasta affatto con i principi della religione cattolica dai quali però essa…”tende a differenziarsi. Ammessa I’esistenza di un essere creatore e regolatore del mondo, il Fascismo vede nell’uomo I’essere destinato per sua natura alla più intima perfezione. L’uomo, per sua natura, e portato alla lotta più aspra e poichè la lotta più aspra è quella che egli può intraprendere contro se stesso, I’uomo vero, secondo il Fascismo, è per natura portato all’autodominio attraverso il quale egli consegue la piena liberta che non è sinonimo di licenza, ma attuazione piena della vera natura.

La necessità di individuare le caratteristiche della razza italiana e di conservarla pura dalla contaminazione di altre razze inferiori, specie da quella ebraica intimamente pervasa da quello spirito individualistico che caratterizzò Ia precedente epoca storica, è per il Fascismo la necessità stessa di conservare intatte le prerogative del suo spirito. E’ la necessita di compiere I’opera che il destino gli ha affidato nell’attuale periodo storico in cui il genio della nostra razza dovrà imporre  al mondo il suo credo capace di interpretare e soddisfare Ie più vitali esigenze spirituali degli uomini del nostro tempo , i quali si propongono di abbattere I’individualismo, senza immolare l’individualità. Il razzismo non è quindi tutto il Fascismo, ma e per la nostra Rivoluzione un mezzo efficace di difesa e di espansione nel mondo. Razzismo fascista e non Fascismo razzista perchè ciò che si impone e si imporra col tempo all’attenzione di tutti i popoli è Ia nostra concezione della vita

e dell’individuo  che si oppone alla decadente civiltà individualistica del secolo scorso la quale ha

rovato nel societarismo e nel bolscevismo le sue ultime espressioni.

 

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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