Il Festival di Sanremo, come da tradizione, anche quest’anno è stato accompagnato da forti polemiche. Giorni dopo la fine impazzavano ancora polveroni su vincitori, vinti, televoti (dimentichi di quanto successo non più tardi di qualche anno fa ed emerso nel sottobosco del mondo discografico da sempre o quasi), giurie, regolamenti, gombloddi, bufale et altro. Polemiche di cui, molto volentieri, si potrebbe fare a meno e che sono più inutili del solito chiacchiericcio vacuo e borghese che ogni anno sfracassa prima, durante e dopo il festival. Una incredibile voglia di polemica, parlare, (far finta di) indignarsi, alzare i toni e tanto altro che tace, ha subito dimenticato, omette un episodio della prima sera. Quando, al termine di una gag che probabilmente nelle intenzioni degli autori del copione (lo si specifica nel caso qualcuno/a pensa veramente che le battute vengano di getto spontaneamente sul momento) doveva pure far ridere, la “comica” Virginia Raffaele ha proferito un agghiacciante “salutiamo i Casamonica”. Personalmente l’ho scoperto durante la rassegna stampa del mattino successivo. E, mentre leggevo, due sensazioni si sono impadronite di me: la rabbia e la speranza. La rabbia davanti ad un presunto sketch a dir poco inqualificabile e che dovrebbe offendere ogni coscienza civile. E la speranza che potesse suscitare un qualche moto di reazione. E invece nulla di nulla. Sono passate le serate, durante la seconda puntata Bisio se ne è uscito con una battuta come per dire “lascio perdere, non parlo sennò chissà che mi dicono” – quasi a voler lasciar intendere di aver provato fastidio davanti a chi (ben pochi e ancor meno indignati) ha evidenziato il saluto ai casamonica della sera prima. Fino a qualche anno fa una battuta del genere avrebbe scatenato polemiche, richieste di cacciarla, interrogazioni parlamentari … oggi silenzio totale … e che ormai su mafie e dintorni ci sia sempre più silenzio (e sottovalutazione, da alcuni non so neanche fino a che punto “innocente”) fa capire a che livello è sceso questo Paese … Molti anni fa un ministro della Repubblica disse che con la mafia bisognava imparare a convivere, qualche mese fa un neo dirigente sportivo qui in Abruzzo ha affermato che la camorra è uno stile di vita come tutti gli altri e che va rispettato. L’auspicio del ministro si sta realizzando ogni giorno di più, ormai per la stragrande maggioranza la mafia si è normalizzata, non se ne deve parlare, tanto il mondo è sempre stato così e sempre andrà così, “chi ti credi di essere? ti sei messo in testa di cambiare il mondo?” ecc. ecc.
“Io avrei salutato il marmista, il militare, la barista, la testimone e le centinaia di vittime, massacrati di botte e violenza dal clan Casamonica. La battuta è una battuta, ma si iscrive in una lettura superficiale della famiglia criminale. Per me è uno dei loro punti di forza e ne ho scritto nel libro perché è centrale nell’edificazione dell’impero. Ridurli a fenomeno da baraccone, da circo, a violenti senza arte né parte, a loschi figuri, vandali confinati nel loro ghetto di una borgata romana, diventata presto quartiere, è stata un’operazione perfettamente riuscita, ma che li ha resi il più potente clan del Lazio”.
Così è intervenuto su facebook Nello Trocchia la mattina successiva. E c’è ben poco da aggiungere. Il libro a cui fa riferimento Nello in questo post è questo, uscito da pochissimo. Ecco in risposta a chi si omologa, a chi si amalgama, a chi tace e china la testa, a chi normalizza e ingoia tutto, alla superficialità, all’ignavia complici libri come questo vanno letti, studiati, fatti conoscere, assaporati in ogni pagina fino ad entrarci nell’animo e interrogarci. A corredo di questo testo metto alcuni passaggi del libro, se non si riesce a leggere bene il testo basta cliccare sulla foto e si apre ingrandito. Su cosa sono oggi i casamonica, su come lo sono diventati, sulla zona grigia dei ponzi pilati di oggi, sul perché o ci si oppone, prende le distanze, denunciare, costruire resistenze civili o si è complici. E siccome i loro sodali sono ben attivi, così come certe dinamiche mafiose, violente, prepotenti, arroganti, criminali, oppressive, chiudo con un’ultima sottolineatura. Nei giorni successivi al voto su facebook ho letto il commento di una candidata alle appena trascorse elezioni regionali. Un commento infastidito rispetto alla presenza in determinati quartieri, con ben precisi attacchi a certi occupanti di certi palazzi e quartieri, di un ministro. Una presenza di cui, secondo la candidata (che ovviamente ha rivendicato di conoscere benissimo quelle zone, di frequentarle, di avere amici e amici degli amici e di aver fatto il pieno di voti), si dovevano vergognare, solo – sempre per il suo giudizio – strumentale ed elettorale. Non credo, visto anche chi lo ha accompagnato lì. E aggiungo, dopo aver evidenziato e consigliato la lettura dell’ultimo paragrafo del libro di Nello che si trova nell’immagine allegata a questo testo, ammesso e non concesso che così sia stato magari ce ne fossero ancora di più di queste corse alle passerelle. In un paese in cui le stanze del Potere hanno visto la presenza dei peggiori mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti, criminali, massoni, stragisti, colletti bianchi, pupari, amici degli amici e amici degli amici degli amici dei “signori” di cui sopra ben venga chi – ammesso e non concesso sia così ma pure se fosse – in campagna elettorale sente l’esigenza di prendere le distanze, denunciare e condannare certe dinamiche e certe famiglie/clan. La vergogna la si deve provare davanti a certe “battute” in prima televisiva piuttosto…
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