Le prospettive future della guerra in Ucraina stanno catalizzando le attenzioni mediatiche e politiche anche in Italia, la possibilità di una fine del conflitto in queste settimane sono al centro di frenetici interessi dei partiti politici e dei grandi mass media. L’auspicio è che tra qualche mese questa nuova guerra potrebbe diventare un capitolo chiuso del libro più cruento e disumano della Storia.
Quella Storia che scrivono i ricchi e potenti, le oligarchie e i poteri. Preoccupati, ora, tutti di quanti dividendi della guerra potranno accaparrarsi. Su questi tre anni, su quel che è stato e quel che potrebbe essere, stanno scorrendo fiumi di inchiostro e giornate intere, i morti giocati ai dadi della geopolitica e delle convinzioni di ognuno.
Ma dietro quei numeri, sotto quei dadi dei potenti (o supposti tali) si nascondono sangue, lacrime, vite dilaniate, morti, sofferenze atroci, sfruttamenti disumani. Uno, se non il più diffuso sicuramente tra i primi, su cui si continua a tacere, nascondere, a pronunciare verbo: le mafie dello stupro a pagamento, anche pedofilo, il lager della schiavitù sessuale.
Cos’è l’informazione? Cosa significa informare? Nella Gotham City della disumanità e della complicità con ogni struttura del Paese orrendamente sporco, nel fast food dell’attualità che tutto divora e nulla guarda è doveroso porsi questa lineare e semplice domanda. Informare non è solo gettare uno spillo nel mare e poi passare oltre. Informare è illuminare quel che è buio, approfondire e seguire, sferzare l’imbelle e complice mondo di mezzo e disarticolare ogni mondo di sotto.
Non è informare seguire veline, non è informare scansare quel che è scomodo e vendersi come pappagalli del vacuo. Ecco perché è importante tornare, accendere riflettori, senza dar tregua e senza darci riposo, che quel che non si può dire va gridato, che quel che si tace va urlato, che una e una soltanto può essere la scelta di campo. Abbiamo documentato, denunciato, approfondito, quanto è accaduto nelle pieghe dell’emergenza umanitaria scatenata dalla guerra in Ucraina. Su come alle frontiere le mafie della schiavitù sessuale sono attive, quelle mafie che in Italia continuano a trovare paradisi ed el doradi, bancomat a ciclo continuo degli indifferenti alle mafie che alimentano (e quindi complici) e degli stupratori ogni oltre immaginazione.
Al primo posto mondiale, da decenni, del turismo pedofilo nei Paesi più lontani del globo. E nelle periferie e nel cuore delle città. Nei giorni dell’anniversario dei primi bombardamenti, nelle settimane in cui si discute su una possibile “fine della guerra” non dimentichiamo le migliaia di donne, anche bambine come documentato da un arresto avvenuto in Spagna, rapite, sfruttate, schiavizzate, stuprate.
Non dimentichiamo le esultanze degli stupratori paganti, in Italia e in Germania, contenti di quanto poteva accadere (e poi è puntualmente accaduto) e di come appena esplosa la guerra ci sono stati centinaia, probabilmente migliaia, di “italiani brava gente” che ha scatenato le proprie perversioni, in poche ore sui portali dello stupro pornografico le ricerche legate all’Ucraina hanno avuto impennate mostruose.
Ci sono state denunce di organismi internazionali, è stato documentato quanto la tratta ha avuto un aumento terrificante, la giornalista d’inchiesta Amalia De Simone ha documentato (recandovisi) che anche italiani sono stati attivi nella tratta dall’Ucraina, c’è stato un arresto in Spagna, “Sex Industry is violence” ha denunciato quanto stava accadendo riportando una denuncia rumena già nelle prime settimane, sul web si sono creati portali in cui sono state vendute minorenni, Ebano ha espresso solidarietà concreta sin da subito e ha raccolto la denuncia dell’associazione rumena a cui è legata, Resistenza Femminista ha pubblicato in italiano campagne e denunce di organizzazioni femministe tedesche, l’elenco di quanto accaduto (e accade, perché certo non si fermano le reti mafiose transnazionali).
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