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Sequestro beni per 13 mln di euro a scagnozzi di Messina Denaro

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Maxi sequestro di beni per 13 milioni di euro agli arrestati dell’operazione Ermes. Dal carcere stavano organizzando la vendita del patrimonio per evitare l’esproprio giudiziario

Altro che contadini, allevatori, pastori, ma semmai imprenditori dal ricco portafoglio. In carcere per mafia, accusati di essere i nuovi capi agli ordini della Cosa nostra targata Messina Denaro, il boss ricercato dal 1993, pizzinari e postini del boss, ma anche capaci, come lo sarebbe stato il partannese Mimmo Scimonelli, di essere spietati boss tanto da far uccidere un piccolo pregiudicato solo perché sospettato di un furto, dalle celle si stavano occupando di evitare il sequestro, ai familiari avevano dato precisi ordini, trovare società pulite capaci di comprare tutto.

Finanza, Polizia e Carabinieri, Gico, Squadre Mobili di Trapani e Palermo, Sco e Ros sono arrivate prima. Il gip del Tribunale di Palermo, giudice Pino, su richiesta della Dda, Procuratore aggiunto Prinipato, pm Guido e Marzella,  ha emesso una ordinanza che ha permesso a fiamme gialle, poliziotti e carabinieri di mettere a segno nelle ultime 24 ore un maxi sequestro per 13 milioni di euro ai danni di quattro soggetti arrestati nell’operazione antimafia Ermes: Vito Gondola, allevatore, pluripregiudicato, 77 anni, Michele Gucciardi, imprenditore agricolo, pregiudicato, 62 anni , Mimmo Scimonelli, 49 anni, pregiudicato imprenditore a Partanna, Pietro Giambalvo, 77 anni, allevatore pregiudicato di Santa Ninfa. Gondola e Scimonelli avevano dato ordine ai familiari di trovare società pulite e liberarsi del patrimonio. Più che coltivatori di terreni sono apparsi essere veri e propri imprenditori, nonostante i debiti lasciati in giro per diverse banche come quella di Partanna finita dentro alla Don Rizzo di Alcamo con tutte le sofferenze lasciate dai presunti boss.

Il sequestro ha riguardato 8 aziende ed 1 quota societaria (supermercati, aziende agricole e d’allevamento ovino),  68 immobili (27 fabbricati e 41 terreni), 2 autovetture, 36 rapporti finanziari e bancari. Attenzione puntata in particolare su Mimmo Scimonelli, che non era ciò che appariva e cioè il semplice gestore di un supermercato a Partanna, ma manager tanto affermato da avere un ufficio a Milano, intercettato a chiedere un finanziamento da 700 mila euro al ministero dello Sviluppo Economico. E poi gli investigatori stanno scavando sui viaggi a Milano e in Svizzera di Scimonelli, si pensa che lui sia stato uno dei custodi di una delle casseforti nascoste in Svizzera dove Matteo Messina Denaro custodisce soldi…e segreti.

Articolo di Rino Giacalone

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Redazione

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