E dimostra di conoscerlo bene. Parla dei “festini in Sardegna e in Puglia”, della nipote di Mubarak, Ruby. “E giù con altre risatine. Poi, tornando agli anni ’80 ricorda: “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”, spiega il capo di Cosa nostra al compagno di ora d’aria, il pugliese Alberto Lorusso. E anche questa frase è finita nelle intercettazioni disposte dai pm di Palermo nel processo “trattativa”.
Riina ricorda il ruolo di intermediario tra i mafiosi e Berlusconi, avuto da Marcello Dell’Utri, oggi in carcere. Dell’Utri era l’intermediario fra i vertici della mafia e Berlusconi, che prima temeva un sequestro, poi attentati ai suoi ripetitori in Sicilia. Così si esprimeva il boss un anno fa: “È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d’accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati”. Diversamente, come è emerso dai processi, andò a Catania. Conferma Riina: “Gli hanno dato fuoco alla Standa ed i catanesi dicono: ma vedi di…. Non ha le Stande? gli ho detto: da noi qui ha pagato… così li ho messi sotto. Gli hanno dato fuoco alla Standa… minchia aveva tutte le Stande della Sicilia. Gli ho detto: bruciagli la Standa”.
E ancora: “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”, dice Riina durante i 47 minuti di passeggiata nell’atrio del carcere milanese di Opera: “……Quello… è venuto il palermitano… mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno… si è messo d’accordo… Dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c’era quello a Milano. Là c’era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello… il senatore”. Ovvero, Dell’Utri, che Riina definisce “una persona seria”. Il “palermitano” è Tanino Cinà, che negli anni Settanta suggerì a Dell’Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere ad Arcore quando Berlusconi cercava “protezione”. Il resto è una serie di stupidate con sprezzanti apprezzamenti nei confronti del “buffone”, “disgraziato”, su Barbara Berlusconi , “Sta Barbarella è potentosa come suo padre, si è messa sotto quello lì, lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più”. Si tratta di Pato. Ma ce n’è anche per quel “disgraziato” di Angelino Alfano.
Alla luce di queste dichiarazioni ci si chiede perchè l’ufficio misure di prevenzione, visto che andiamo anche al di là di semplici sospetti e considerato che le ricchezze di Berlusconi sono state fatte con i soldi di Stefano Bontade, di Salvatore Inzerillto e di Gaetano Badalamenti, non procede al sequestro dei beni del plurimiliardario?
Abbiamo deciso da tempo da che parte stare. Non ci servono le sentenze per appurare…
Ci provo, in un prato senza vegetazione, a piantare qualche albero di parole, di sogni…
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perche' sono tutti collusi allo stesso livello...
Se vanno al governo i 5 stelle gli fanno sequestrare tutto e lui deve scappare ad Antigua!!