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Restituiti i beni sequestrati alla società Ponte

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Un altro passo avanti nel riesame della passata gestione Saguto dei beni sequestrati: restituiti i beni alla famiglia Ponte.

Si è trattato di uno dei sequestri più anomali nei confronti di imprenditori che si sono trovati per caso con il nome di uno degli Sbeglia, finito nei loro affari e usato, anzi giustificato da Cappellano Seminara, amministratore dei beni degli Sbeglia, apposta per giustificare il sequestro e mettere le mani su una ricca azienda, una delle più antiche società per azioni di Palermo. Cappellano Seminara, sembra che, nel chiedere la misura di prevenzione, sia stato guidato da un interesse personale, essendo proprietario di un albergo, Palazzo Brunaccini. Il settore alberghiero è infatti quello su cui sembrano da una parte rivolgersi gli appetiti della mafia e dall’altra quelli degli amministratori giudiziari. La responsabile dell’ufficio misure di prevenzione Silvana Saguto accoglieva subito la proposta del suo privilegiato amico e gli affidava l’incarico di amministratore giudiziario

La F. Ponte S.p.a. fu costituita nel 1962, dal commendatore Francesco Ponte bisnonno dell’attuale maggior azionista Salvatore Ponte, con il nome originario di anonima Francesco Ponte industria costruzioni edilizie S.p.a. Le attività alberghiere dei Ponte sono pertanto rimaste tra le più importanti di Palermo, comprendendo un centinaio di lavoratori, un vasto indotto e tre alberghi, l’Astoria Palace, l’hotel Vecchio Borgo di via Quintino Sella e l’hotel Garibaldi, di via Emerico Amari, albergo che i Ponte hanno prima affittato e poi acquistato da Sbeglia per cinque milioni di euro. Ruotano attorno ad essi tre società, la F.Ponte spa, la Delta Finanziaria e la Vigidassrl.

L’Amministrazione Giudiziaria del Gruppo GHS – F. Ponte S.P.A., ha tratto origine dalla relazione che l’Amministratore Giudiziario della CEDAM s.r.l. (società degli Sbeglia), avv. Gaetano Cappellano Seminara, ha scritto al tribunale, in cui si insinuava il dubbio che la F. Ponte S.P.A.  fosse una società di fatto sotto il controllo degli Sbeglia. Il punto individuato era quello dell’economicità dell’operazione di acquisizione in locazione dell’Hotel Garibaldi, che a suo dire avrebbe favorito la famiglia Sbeglia, mentre la F. Ponte SpA non avrebbe guadagnato nulla facendo questa operazione. Non è bastata la rilevazione da parte delle Autorità Giudiziaria di fatture di manutenzione emesse da parte dalla ditta Brusca, a suo tempo insospettabile, ma di cui ad oggi si presume la non effettiva esatta esecuzione della prestazione. Va rilevato che, le prestazioni sono risultate irrisorie ed hanno inciso sui costi totali della F. Ponte SpA, nel triennio in cui la ditta ha operato per la società) per lo 0,46%.

Una volta ottenuto il controllo dell’impresa Cappellano iniziava le grandi manovre per demolirla. Il 5 Aprile 2014 veniva denunciato alla Procura della Repubblica da Salvatore Ponte per avere aperto la cassaforte dell’azienda e avere preso in consegna titoli azionari di proprietà dello stesso Ponte. Altra manovra è stata quella di tentare di impadronirsi del pacchetto azionario della sig.ra Giuliana Ponte per diventare maggiore azionista della società. Venivano riassunte figure già accantonate dal precedente piano di ristrutturazione, come quella dell’economo, dell’House Skeeper e del direttore generale, quest’ultimo un personaggio equivoco e incapace. Altra mossa dannosa è stata quella di affidare a una società esterna, la Errequadro l’organizzazione del management commerciale, pagando un compenso di mille euro al mese per ognuno dei tre alberghi e di avere sottoscritto un contratto di consulenza per il settore congressuale con l’Agenzia BiBa Congressi, quando all’interno della struttura esisteva già un reparto che da anni si occupa, in maniera efficiente, del settore congressuale.

Un dipendente qualche tempo fa ci ha fatto questo sfogo: “Sotto la regia dell’avv. Cappellano Seminara, il futuro della GHS Hotels appare nebuloso, essendo lo stesso specialista nel rovinare aziende altrui e nel beneficiare se stesso di compensi milionari. D’altronde siamo di fronte a uno che ha fatto del parassitismo economico una realtà imprenditoriale e professionale, creando scientemente una mafia nell’Antimafia da cui è impossibile difendersi, potendo disporre di scudi istituzionali inscalfibili, poiché ad oggi, anche se ha torto, il suo operato è insindacabile”. A completare il quadro in un certo momento c’è stato il ritrovamento, nella stanza che Seminara aveva scelto come suo ufficio, e quindi di cui lui solo aveva la chiave, il ritrovamento di un coltello conficcato nella sedia della scrivania. E così si è messo a gridare di minacce operate dalla mafia.

Il gruppo GHS Hotels in soli quattro mesi dall’assenza del precedente Management rimosso, che di fatto curava puntualmente tutti gli sviluppi commerciali, implementadoli attraverso propri canali, sotto la gestione dell’amministratore giudiziario Seminara, con la fattiva complicità del sig. Lanfranco Rizzo e degli altri adepti nominati dallo stesso, ha fatto registrare minori ricavi complessivi pari ad euro 420.000,00 e maggiori costi ad oggi incalcolabili (ivi compreso l’acconto che lo stesso Seminara si è auto-liquidato per un importo di euro 11.500, nonché le parcelle pagate ai suoi collaboratori e fornitori di ‘sua fiducia’). Niente TFR, niente pagamento delle dovute spettanze ai lavoratori dipendenti della F.Ponte SpA dimessi o licenziati, nonché ad altri creditori. In pratica la più prestigiosa catena alberghiera di Paermo è stata ridotta all’osso e h visto diminuire paurosamente il fatturato e i clienti, in nome di una legalità economicamente poco produttiva.

Oggi il Presidente (non il commissario) Montalbano ha accettato la proposta già avanzata dal suo PM e ha proceduto al dissequestro, ritenendo la famiglia Ponte estranea a tutte le presunte collusioni con i mafiosi Sbeglia. Si chiude così un’altra pagina della poco gloriosa gestione “Saguto”, mentre giunge la notizia di 25 amministratori giudiziari messi sotto indagine dalla Procura, al fine di valutare il loro operato. Pare, ma il dubbio è sempre d’obbligo, che la pacchia sia finita.

Povero Cappellano!!!!

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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