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Quando l’antimafia diventa peggio della mafia

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La tempesta abbattutasi sul Tribunale di Palermo, i processi infiniti e le vittime di un sistema di dubbia legalità. Sequestri preventivi fondati su errori, interpretazioni di legge e applicazione a uso e consumo della Saguto e Company, processi con tempi infiniti e ombre sull’amministrazione giudiziaria dei beni sequestrati.

È quello che si può definire il lato oscuro dell’antimafia, quello che fa male e colpisce al cuore di chi crede negli ideali di giustizia e legalità. Qualcosa di troppo grande per essere compreso dal comune cittadino che confida fedelmente nell’antimafia, appena percepito da chi ne vive le conseguenze, risaputo invece per chi è dentro al sistema malato e ne fa indirettamente parte.

È l’antimafia che si macchia di corruzione e abusi d’ufficio, quella che ha fatto tremare Palermo e la sua struttura giudiziaria.

“Tutti sapevano” è la mesta dichiarazione che più sconvolge, poiché significa “omertà”, che grandi eroi come i giudici Falcone e Borsellino hanno voluto combattere in una terra in cui “l’onore” vale più della propria dignità.

C’è chi sa e non parla, difficile separare i moventi della paura e della consapevolezza di non poter far nulla contro un sistema tanto potente, e chi invece grida a gran voce.

Ebbene, noi di Telejato l’abbiamo fatto, abbiamo gridato in tutte le sedi il malaffare di una certa antimafia; la nostra battaglia ci è costata aggressioni e minacce di morte. Siamo contro l’antimafia che è mafia, contro l’antimafia amministrata dalla Saguto che nelle pubbliche apparizioni professa legalità e poi, in privato, insulta la memoria e i figli di un magistrato come Borsellino che invece ha pagato con la propria vita la lotta alla mafia, un gesto che è veramente l’emblema della turpitudine etica e morale; e poi fa raccomandazioni, favoritismi e utilizza i beni dello Stato, tra i quali la scorta e le residenze prefettizie, come fossero di sua proprietà.

Tra l’altro per alimentare il circuito che aveva creato, venivano segnalati per essere sequestrati beni e aziende di tanti imprenditori che, già condannati per concorso esterno in associazione mafiosa e già dopo aver subito e scontato condanne e sequestri si sono ritrovati a rispondere di nuovo delle stesse accuse senza giustificare in alcun modo se questi soggetti abbiamo in qualunque modo attualmente contatti con i veri mafiosi, che le forze dell’ordine locali conoscono perfettamente.

E così si sequestrano beni e aziende a qualsiasi titolo venuti a contatto con la persona a cui sequestrare il patrimonio e con motivazioni assurde o inesistenti e prive di alcuna logica; si sequestrano aziende perché il soggetto proposto vi ha svolto attività di lavoro dipendente o perché propri familiari vi hanno prestato attività lavorativa, si sequestrano intere aziende anche se il soggetto proposto possiede una minima quota di partecipazione in quella società, si sequestrano beni, per esempio, che il soggetto proposto ha venduto anche più di vent’anni fà e si sequestrano beni a terze persone, su indicazione dell’Amministratore Giudiziario, sol perché quei beni sono stati presi in affitto dalla ditta sequestrata e così l’amministratore giudiziario non paga più l’affitto.

È questa l’antimafia che amministra i beni per trarne guadagni spropositati e che si avvale di “parentelismi” e favori; è l’antimafia che sequestra in modalità preventiva, operata dalla DIA, al cui interno possiamo segnalare la presenza di funzionari al servizio non dello Stato e della giustizia ma della Saguto per accontentarla nella spartizione e assegnazione dei posti di lavoro agli amici.

Tutto questo ha creato e crea un enorme disagio e dolore ad intere famiglie, un gioco senza fine composto di investigazioni mirate, di sequestri con motivazioni surreali, di proposte fatte ad un Tribunale la cui Presidente non faceva altro che avallare “sic et simpliciter” le assurde e anomale tesi della DIA, di udienze rimandate di mesi e mesi, di anni e anni.

E intanto gli Amministratori Giudiziari ingrassano il sistema creato e gestito dalla Saguto e gli indagati rimangono sospesi in un limbo, e con essi i loro familiari, che a qualsiasi titolo vengono letteralmente cacciati fuori dai posti di lavoro senza stipendio e senza neppure la liquidazione spettante, perché a decidere (di solito sempre in senso negativo) era sempre lei, la regina del malaffare.

Il sistema corrotto da lei creato con la complicità di funzionari della DIA, di cancellieri, di personale giudiziario, di prefetti, di giudici e di amministratori giudiziari guadagna e guadagna ancora di più se i tempi dei processi si distendono, complice la mancata urgenza di giustizia e un’organizzazione giudiziaria da Paese dittatoriale.

Basti considerare che il Tribunale Misure di Prevenzione è l’organo che dispone il sequestro e allo stesso tempo l’organo giudicante. È come se chi svolge le indagini, ad esempio le Procure, allo stesso tempo possano giudicare senza necessità che la funzione di terzietà venga esercitata da un Tribunale, sul quale grava l’onere di valutare le prove offerte sia dall’accusa che dalla difesa.

“Alla faccia della Giustizia”.

Intanto ognuno fa i propri interessi, poco importa del prossimo.

Qualcuno avrà sicuramente le sue fonti alternative, altri (la maggior parte) non potranno che tirare a campare in attesa di un verdetto che, se tutto và secondo i piani, arriverà quando tutti avranno le tasche piene.

Comunque non possiamo che complimentarci per l’alto senso dello Stato dimostrato da Giudici, Prefetti, componenti del CSM, Sottosegretari, funzionari della DIA, Cancellieri…

E poi quei singoli magistrati che in questi giorni, a titolo personale, esprimono il loro rammarico per il populismo che si stà creando contro la loro categoria, dovrebbero, per manifestare il disgusto di comportamenti disdicevoli di loro colleghi, intervenire presso la loro Associazione (ANM) per isolare pubblicamente tutti i soggetti coinvolti nell’inchiesta, senza se e senza ma.

Per concludere noi avremmo una domanda da porre principalmente al signor Presidente del CSM Sergio Mattarella: “Ma la legge è uguale per tutti?”, perché non comprendiamo come mai tutte queste persone a vario titolo coinvolte, partendo da giudici e finendo a funzionari della DIA, si trovano ancora al loro posto e non vengono sospesi da tutte le funzioni pubbliche, perché è chiaro che indossare la toga e svolgere attività, con le accuse che gravano sulle loro spalle, oltre che inopportuno è offensivo per tutti quei magistrati e funzionari che ogni giorno, onestamente, amministrano giustizia.

È urgente, quanto meno, che a chi si sia macchiato di queste gravi accuse vengano sequestrati i beni.

Articolo di 

[team title=”Pino Maniaci” subtitle=”” url=”” image=”https://www.telejato.it/wp-content/uploads/2015/10/10517569_10153703031945530_8198602337843938391_n2-150×150.jpg”]Volto e voce di Telejato, dal 1999 è impegnato quotidianamente nella lotta alla mafia e contro ogni forma di illegalità.[/team]

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Pino Maniaci

Volto e voce di Telejato, dal 1999 è impegnato quotidianamente nella lotta alla mafia e contro ogni forma di illegalità.

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  • Non credo che si sarebbe potuto spiegare con parole migliori ciò che è la realta, nonchè la storia recente e non, delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. Forse sarebbe il caso che si citassero i fatti concretamente svelando al grande pubblico, con nomi e cognomi, l'organigramma dell'orrore, la lista della nuova gestapo ( DIA, DDA, ANBC, ecc ecc ) e la pulizia etnica che è stata fatta e si continua a fare . Fare questo servirebbe a garantire, poichè per come stanno andando le cose ciò non accadrebbe, un sistema di controllo pubblico su tutte le vicende ancora in essere ( ahimè sui giudizi oramai definitivi la legge non permette, tranne in presenza di fatti nuovi, dei passi indietro ) ampliando quel dogma di " terzietà " che avrebbe dovuto essere garantito ( lo impone ai magistrati la stessa Costituzione delle Repubblica ) dal sistema giudiziario. Le fosse comuni, in cui sono state gettate ingiustamente migliaia di persone anche innocenti, istituite illegalmente dal Tribunale Misure di Prevenzione di Palermo con l'avallo ed il placet di tanti altri organi dello Stato, sono strapiene di vittime che hanno avuto la sola colpa di trovarsi in contatto con una società che fino ad un decennio fa era popolata a dismisura da soggetti a cui dare la patente di mafiosi era semplicissimo se non " dovuto ". Però la storia è fatta di uomini e l'uomo è per sua natura fallibile. Prima i briganti, poi i guappi, poi i mafiosi ed infine ? Beh infine, una volta studiato il fenotipo, ai mafiosi si è sostituito lo stato o parte di esso. Sembrerà assurdo e quindi inverosimile ma se ieri ci si "raccomandava" con il mafioso del paese, oggi si cerca tra gli uomini dello stato, tra i suoi " servitori " più o meno graduati, di ottenere ciò per cui si faceva la fila al capezzale di questo o quel mafioso ( sempre se le fosse arrivati a questo punto ). Cosa è cambiato ? Nulla . "Bisogna che tutto cambi affinchè tutto rimanga tale e quale", gente con la pistola amministrava un potere e gente con la pistola continua ad amministarlo . Tutta questa vicenda, nella migliore delle ipotesi, servirà ad accelerare una transumanza di potere tra un "associazione" di soggetti ad altri, con buona pace di chi alla fine farà sempre parte di quella massa di carne umana atta ad alimentare col proprio sacrificio le fauci di un tiranno.

  • Anch'io sto aspettando una risposta dal Presidente della Repubblica democratica fondata sul lavoro, Sergio Mattarella. Arriverà?

    • Non è un caso che buona parte dei giudici inquisiti in questa vicenda intrattengano rapporti di conto corrente con relativi affidamenti proprio in Banca Nuova . Se poi facciamo un passo indietro si va a scoprire, senza troppo sforzo investigativo, che il buon Dott . Maiolino ha suggerito più e più volte ai propri subordinati di aprire rapporti di scopertura in conto corrente a questo o quel magistrato, a questo o quel politico ( forse per ringraziare dei mille " favori" fatti dalla Regione e dal Tribunale di Palermo proprio all'Istituto Bancario da esso rappresentato ).

      • E del " legame " tra l'onorevole Cascio ed il Prefetto Postiglione ( Presidente dell'Agenzia per i Beni Confiscati ) vogliamo parlarne ?

  • Carmen

    Carissimo innanzitutto complimenti per aver dimostrato che lo stato in mano a gente cosi diventa antistato,la tua capicità di giornalista è riuscito a far venire fuori tutto questo marciume.

    Ora ti do la dritta giornalistica che puo aprire un filone dove ancor di piu le istituzioni ai massimi livelli diventano i peggiori nemici dello stato stesso,parlo dello scambio degli amministratori giudiziari che si sono fatti il presidente del tribunale misure di prevenzione di Roma con il presidente del tribunale delle misure di prevenzione di Palermo parlo del dott. Muntoni che ha di fatto segnalato alla dott.ssa Saguto amministratori vicini a lui e per ricambiare ha dato incarichi ad amministratori su beni sequestrati a roma dal tribunale al famoso Gaetano Cappellano Seminara spero che il csm indaghi su questa strana cosa accaduta e sopratutto perche non ha ancora provveduto a rimuvere questo amministratore dopo tutto questo casino forse il dott. muntoni si sente piu intoccabile della saguto?

    • Mia cara, credo che se si arriva a Muntoni la questione si complica e non poco . Senza troppa fatica si giungerebbe a bussare alla porta di un paio di Ministri .. Meglio per tutti che la cosa sia etichettata come la " questione palermitana ".

  • Questa vicenda potrebbe servire a mostrare che la bilancia è ben tarata, e che il suo equilibrio è perfetto. Pino Maniaci, questo eroico fustigatore di ogni malaffare, dice a chiare lettere che non bisogna, per cominciare, indugiare nell'applicazione delle misure patrimoniali nei confronti dei protagonisti di tanto squallore. Qui non si tratta della malattia mentale, che può indurre al pietoso colpo di spugna, come avvenuto nel caso di quell'alto magistrato sorpreso nel bagno di un cinema intento ad un rapporto sessuale con un minorenne. Nel caso in questione, non pare ci possa essere spazio per escludere a priori il reato di associazione criminale con caratteristiche mafiose. D'accordo che istruttoria, processi e quant'altro hanno bisogno dei comprensibili tempi tecnici, ma per il sequestro preventivo dei beni di tutta la banda, non vi possono essere scappatoie. E il monito della famosa bilancia impone che questo avvenga con la dovuta immediatezza.

  • L'indignazione è grande, e generalizzata. Corale, direi, a parte quella degli immancabili, seppure sporadici, cortigiani scandalosamente taciturni o imboscati in un garantismo carente di ogni pur minima logica. Mancano solo i più significativi provvedimenti invocati dal bravissimo, eroico Maniaci, in nome di una giustizia che possa risultare comprensibile al "volgo ignaro", priva di arzigogoli e incomprensibili pandette. Nella vicenda c'è, eclatante, il reato di associazione a delinquere posto in essere con logiche mafiose. Dice bene Maniaci, quando sollecita il sequestro dei beni ... per cominciare. Il provvedimento risulterebbe suffragato ad abundantiam dalla mole di evidenze malavitose. La Magistratura, che, sia chiaro, va sostenuta senza riserve in questa per essa dolorosa circostanza, saprà, fuori di ogni dubbio, applicare in modo trasparente i provvedimenti ineludibili del caso. Non fosse che per rassicuraci sul perfetto equilibrio della legge. O della bilancia, se volete.

  • Credo che il caso di Palermo sia la punta di un associazione a delinquere ben piu estesa bisogna che il Ministro Orlando mandi Ispettori e Carabinieri, che punisca in modo esempare e pubblico ,di chi abusa del potere dello Stato in maniera mafiosa, il dott Maniaci ha parole forti e giuste ,parlo da soggetto coinvolto da una giustizia arrogante e prepotente ,ma sopratutto non piu degna del ruolo che ricopre

  • noi una proposta l'abbiamo: reborn rete sociale LA TUA OPINIONE PUO' CAMBIARE LA TUA CITTA'

    (per favore leggi e se sei d'accordo sottoscrivi)
    Forse non tutti sanno che nella nostra città ci sono oltre 3.500 immobili sequestrati alla mafia , oltre a terreni agricoli e industrie. Questi beni per essere riassegnati alla legalità subiscono un iter burocratico infinito e spesso gli stessi diventano oggetto di nuove forme di criminalità . I notiziari infatti ci hanno informato su come questi finiscono nel circolo del clientelismo e delle nuove forme mafiose .
    Noi crediamo che questi beni debbano diventare fonte di speranza per la città e i suoi cittadini . Il nostro intento è quello di farci assegnare immobili sequestrati all’interno dei quartieri “difficili” dove spesso la gente non vede speranza se non quella di darsi alla malavita per poter “campare la famiglia” . Noi cittadini all’interno di questi spazi possiamo organizzare corsi di formazione gratuita in cui insegnare , alle genti dei quartieri , mestieri artigianali e forma d’arte che possono diventare una valida alternativa al losco affare. Corsi per ceramisti , idraulici , elettricisti , musicisti e tutte quelle competenze che possiamo offrire a chi per nascita si è trovato in un ambiente in cui l’ignoranza non da scampo.
    Inoltre , nei grandi spazi sequestrati , vorremo organizzare grandi eventi che diventino attrazione per i turisti e fonte di lavoro per i tanti concittadini che ad oggi non riescono a trovare un impiego.
    Sottoscrivendo il nostro progetto ci aiuterai a dare forza e valore alle proposte che grazie a voi presenteremo alle autorità competenti .
    La mafia ci ha tolto troppo negli anni. Riprendiamoci ciò che è nostro per noi e per le generazione che verranno.

    Lasciaci un messaggio privato con i tuoi nominativi e la tua e-mail alla pagina “Reborn rete sociale” che trovi su facebook , specificando le competenze che potresti offrire nei corsi che organizzeremo . grazie

    Metti in evi

  • Egregio Dr. Maniaci lei è un EROE.
    Non avrei mai pensato che un piccolo uomo di provincia (unitamente a tutti i suoi collaboratori) potesse avere questa forza, questa determinazione; che tutto da sola riuscisse ad "accendere i riflettori" su una vicenda così deprecabile.
    Sino a pochi giorni fa l'opinione pubblica era unanime nell'elogiare l'operato di questi "signori ", che ogni giorno operavano delle ingiustizie (anche se nel pieno rispetto della legge), arricchendosi, dispensando favori a chi faceva parte della "cricca". E per questo ricevevano plausi dalla politica, dai colleghi, dalla stampa, da tutta la società civile. E tutto questo perché grazie al loro "straordinario lavoro sottraevano i patrimoni ai mafiosi".
    Grazie Dr. Maniaci, perché ora forse la gente inizierà ad aprire gli occhi. Gli operatori del settore, i politici, i magistrati stessi, quasi tutti erano a conoscenza di come stavano le cose. Tuttavia nessuno aveva il coraggio di parlare per paura di essere additato come "mafioso", o amico dei mafiosi, e per questo rischiare di subire tutta la macchina del fango che ne derivava (se non peggio: sequestri, confische, ecc.).
    Si, perché è sufficiente l'"ombra del sospetto", vero o presunto, perché la macchina si attivi. E la discrezionalità è totale.
    I più pensano: "in fondo si tratta di mafiosi o di gente che ha avuto contatti o benefici dai mafiosi, per cui è giusto togliergli i beni", oppure, "ci sono tre gradi di giudizi, quindi il sistema si autocorregge".
    Purtroppo chi è dentro a questi meccanismi sa che non è assolutamente cosi: ai primi rispondo che il motivo per cui si fanno i processi è proprio per verificare la lecita provenienza dei beni a prescindere dall'aspetto penale legato alla persona . Peccato che in un Paese in cui esiste un sommerso che si aggira intorno al 25% del PIL, la possibilità di incontrare imprenditori, liberi professionisti, ma anche impiegati o operai col secondo lavoro, che non siano ingrado di giustificare la leggittima provenienza dei propri beni è molto, molto alta. Non credo che il legislatore, quando ha concepito questa norma, volesse che si arrivasse a questo. Anche in questo caso, come oramai troppo spesso, ci si è affidati alla discrezionalità della magistratura (che bella parola: discrezionalità) che purtroppo, come abbiamo visto, non è sorda al fascino del potere e del denaro.
    Ai secondi (i tre gradi di giudizio) rispondo che in magistratura troppo spesse si opera per "orientamenti prevalenti". Chiedete a qualsiasi avvocato onesto intellettualmete: vi risponderà che l'"andazzo" è quello, e nessun magistrato ha voglia di perdere tempo ad approfondire lo studio di migliaia e migliaia di pagine e consulenze tecniche ed economiche di cui spesso (per la delle tematiche trattate) capiscono poco. E allora tutto è affidato alla perizia di un consulente (nominato dal magistrato che ha anche disposto il sequestro e che ha probabilmente partecipato ad individuare l'amministratore giudiziario).
    Dopo tutta questa storia forse l'atteggiamento della magistratura sarà più "morbido" o diciamo "attento".
    Peccato per coloro a cui ormai hanno tolto tutto. Per tutte quelle persone che lavoravano in aziende sane, oramai totalmente prosciugate e portate al fallimento, e che adesso sono senza lavoro. Per loro nessuno farà nulla perché il "sistema" va tutelato, e non si può mettere in discussione per l'interesse di pochi. È sempre stato così è lo sarà sempre.
    Dobbiamo tutti lottare quanto meno per i nostri figli, affinché errori del genere non si ripetano.
    Firmato
    "Uno che ci crede ancora"

  • Egregio Dr. Maniaci lei è un EROE.
    Non avrei mai pensato che un piccolo uomo di provincia (unitamente a tutti i suoi collaboratori) potesse avere questa forza, questa determinazione; che tutto da sola riuscisse ad "accendere i riflettori" su una vicenda così deprecabile.
    Sino a pochi giorni fa l'opinione pubblica era unanime nell'elogiare l'operato di questi "signori ", che ogni giorno operavano delle ingiustizie (anche se nel pieno rispetto della legge), arricchendosi, dispensando favori a chi faceva parte della "cricca". E per questo ricevevano plausi dalla politica, dai colleghi, dalla stampa, da tutta la società civile. E tutto questo perché grazie al loro "straordinario lavoro sottraevano i patrimoni ai mafiosi".
    Grazie Dr. Maniaci, perché ora forse la gente inizierà ad aprire gli occhi. Gli operatori del settore, i politici, i magistrati stessi, quasi tutti erano a conoscenza di come stavano le cose. Tuttavia nessuno aveva il coraggio di parlare per paura di essere additato come "mafioso", o amico dei mafiosi, e per questo rischiare di subire tutta la macchina del fango che ne derivava (se non peggio: sequestri, confische, ecc.).
    Si, perché è sufficiente l'"ombra del sospetto", vero o presunto, perché la macchina si attivi. E la discrezionalità è totale.
    I più pensano: "in fondo si tratta di mafiosi o di gente che ha avuto contatti o benefici dai mafiosi, per cui è giusto togliergli i beni", oppure, "ci sono tre gradi di giudizi, quindi il sistema si autocorregge".
    Purtroppo chi è dentro a questi meccanismi sa che non è assolutamente cosi: ai primi rispondo che il motivo per cui si fanno i processi è proprio per verificare la lecita provenienza dei beni a prescindere dall'aspetto penale legato alla persona . Peccato che in un Paese in cui esiste un sommerso che si aggira intorno al 25% del PIL, la possibilità di incontrare imprenditori, liberi professionisti, ma anche impiegati o operai col secondo lavoro, che non siano ingrado di giustificare la leggittima provenienza dei propri beni è molto, molto alta. Non credo che il legislatore, quando ha concepito questa norma, volesse che si arrivasse a questo. Anche in questo caso, come oramai troppo spesso, ci si è affidati alla discrezionalità della magistratura (che bella parola: discrezionalità) che purtroppo, come abbiamo visto, non è sorda al fascino del potere e del denaro.
    Ai secondi (i tre gradi di giudizio) rispondo che in magistratura troppo spesse si opera per "orientamenti prevalenti". Chiedete a qualsiasi avvocato onesto intellettualmete: vi risponderà che l'"andazzo" è quello, e nessun magistrato ha voglia di perdere tempo ad approfondire lo studio di migliaia e migliaia di pagine e consulenze tecniche ed economiche di cui spesso (per la delle tematiche trattate) capiscono poco. E allora tutto è affidato alla perizia di un consulente (nominato dal magistrato che ha anche disposto il sequestro e che ha probabilmente partecipato ad individuare l'amministratore giudiziario).
    Dopo tutta questa storia forse l'atteggiamento della magistratura sarà più "morbido" o diciamo "attento".
    Peccato per coloro a cui ormai hanno tolto tutto. Per tutte quelle persone che lavoravano in aziende sane, oramai totalmente prosciugate e portate al fallimento, e che adesso sono senza lavoro. Per loro nessuno farà nulla perché il "sistema" va tutelato, e non si può mettere in discussione per l'interesse di pochi. È sempre stato così è lo sarà sempre.
    Dobbiamo tutti lottare quanto meno per i nostri figli, affinché errori del genere non si ripetano.
    Firmato
    "Uno che ci crede ancora"

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