Pedocrimini, in Abruzzo un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante

Oltre venti inchieste in pochi anni, molte nella provincia di Chieti, l’ultima partita da una segnalazione dall’Ucraina

(da WordNews, 24 marzo) Pescara, 50enne arrestato mentre invia video pedopornografici dal suo computer

«Foto e video sono particolarmente crudi. Ne sono più di 15mila e in alcuni ci sono bambini piccoli, coinvolti in atti sessuali con coetanei e con adulti. E quando gli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica sono entrati in casa di un 50enne della provincia di Pescara, lui un po’ di materiale lo stava scaricando dal web, file su file di scene raccapriccianti …». (Il Messaggero Abruzzo, 6 marzo 2025)

Pedofilia e pedopornografia, un numero sconvolgente e raccapricciante per una regione, l’Abruzzo, e una provincia, quella di Chieti, piccole come alcune zone della Capitale. È la denuncia che ripetiamo ormai da anni. Una contabilità che continua ad aggiornarsi costantemente, drammaticamente, apparentemente inesorabile nell’isola dormiente, sonnolenta, indifferente, complice, carnefice. All’incirca 1 milione e 300 mila abitanti, comprese tutte le fasce d’età, e che pesa sullo scenario nazionale meno di qualche zona periferica di Roma. Ma con numeri di pedocrimini sempre in aumento, un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante. E dietro ogni cifra una vita innocente devastata, distrutta, abusi i più terribili. Una drammatica contabilità che continua ad aumentare, sono passati pochi mesi e le cronache continuano a crescere.  

Molte concentrate nella provincia di Chieti, compresa l’ultima di sabato scorso. Questa provincia, questa regione, hanno una presenza pedocriminale enorme, probabilmente tra le più alte d’Italia. Numeri sconvolgenti, che dovrebbero sconvolgere. E dietro ognuno di questi numeri c’è una vita uccisa, devastata, abusata, segnata per sempre. Dolori, sofferenze, atrocità che non dovrebbero far dormire la notte, interrogare tutti. La provincia camomilla, la regione che continua a cullarsi come isola felice raccontandosi favolette (non ai più piccoli ma contro di loro) invece tace e accetta, passa oltre e fa finta di niente. Vergognosamente, squallidamente, omertosa e complice.

Questo il comunicato stampa della Polizia di Stato di sabato scorso.

La Polizia di Stato, nell’ambito di una complessa operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di L’Aquila, ha arrestato in flagranza di reato un uomo di 34 anni della provincia di Chieti, per detenzione di materiale pedopornografico.

L’attività è stata avviata dagli investigatori del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) a seguito di una segnalazione ricevuta nell’ambito della cooperazione internazionale di Polizia, in cui venivano indicati alcuni account, localizzati in Italia, utilizzati per acquistare da una famiglia residente in Ucraina immagini di natura pedopornografica ritraenti la figlia minorenne. 

Le attività di approfondimento investigativo eseguite dal personale del CNCPO e della Polizia Postale di Pescara hanno permesso di identificare l’uomo arrestato, indagato anche per aver acquistato online materiale pedopornografico.

Il decreto di perquisizione personale e informatica ha consentito di rinvenire oltre 2200 files riguardanti foto e video di minorenni, anche in tenerissima età, coinvolti in atti sessuali con adulti. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati 2 smartphone, 1 pendrive e 1 pc portatile contenenti 500 giga di materiale pedopornografico.

«La Pedofilia è un crimine contro l’umanità» il monito del presidente di Meter don Fortunato Di Noto un anno e mezzo durante la cerimonia in cui ha ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino, «la mia vita è cambiata nel momento in cui ho visto a cosa erano sottoposti alcuni bambini – la testimonianza di don Fortunato Di Noto – sentire i racconti e vedere effettivamente di cosa si parla sono cose diverse, e solo conoscendo effettivamente cosa accade si riesce davvero a capire».

«Oltre che un reato la pedopornografia e la pedofilia sono dei gli atti criminali, i più abietti nei confronti minori, bambini e, addirittura, neonati. – ha dichiarato Don Di Noto – Da un lato occorre sempre tenere altissimo il livello di attenzione e applicare le leggi che, qui in Italia sono all’avanguardia, dall’altro bisogna diffondere il più possibile attuare politiche di prevenzione, formazione soprattutto tra i più giovani. Parliamo di un fenomeno enorme, in grande crescita, trasversale e le nuove tecnologie, attraverso i social o il metaverso, aumenta il rischio di adescamento per i più piccoli e la produzione di materiale, come foto o video, pedopornografico».

Era il 9 agosto 2015 quando l’agenzia stampa Fides pubblicò, con il contributo di Meter, il dossier “Occhi di orchi in Internet”. «Uno sguardo globale sul fenomeno, dati e cifre aggiornate, testimonianza di persone e associazioni impegnate nel combattere uno dei fenomeni più aberranti del nostro tempo. Che trova incredibilmente anche alcuni estimatori, i difensori della cosiddetta “pedofilia culturale”, che oggi rappresenta l’ultima emergenza da fronteggiare». Perché la sottovalutazione e l’indifferenza troppo spesso sono l’anticamera di ideologie che vogliono “normalizzare” la pedofilia e la difendono. In quel dossier si denunciavano «gruppi pedo-criminali su internet spesso gestiti dalla mafia tradizionale» e «siti gestiti dalla mafia e quelli commerciali, i siti militanti e i siti dei privati: Mafia & commerciali, i siti militanti, siti pseudo culturali (…) alla mafia e siti commerciali. Si assiste a una autentica esplosione dei siti commerciali, spesso gestiti dalla mafia tradizionale (…)».

«La pedopornografia non è solo un turpe reato – ha denunciato Società Civile, l’associazione che organizza il Premio Nazionale Paolo Borsellino nel comunicato di presentazione dell’evento con don Fortunato – è  anche un grande affare gestito dalle mafie che nei paesi più poveri del mondo sequestrano, torturano, uccidono bambine e bambini tra gli 8 e 14 anni per produrre immagini o video che li riprendono in comportamenti sessualmente espliciti. La pedopornografia in Italia coinvolge in un losco e lucroso traffico più di 100mila persone e solo nel corso del 2022 sono stati 6.956 i casi di pedopornografia trattati dalla Polizia Postale (5316 nel 2021 e 3243 nel 2020). Dieci miliardi di dollari: tanto fattura, secondo le stime dell’ONU, questa industria dello sfruttamento sessuale dei minori».

Il web, dalle piattaforme di messaggistica a portali di ogni tipo non solo sul dark e deep web, sono praterie sconfinate per ogni traffico criminale dal traffico di droga a quello di armi alla pedopornografia. Don Fortunato Di Noto sono anni che lancia allarmi, diffondendo costantemente i dati delle denunce inoltrate a polizie di tutto il mondo sui materiali pedopornografici trafficati su Telegram e Signal. E su come le mafie pedopornografiche anche l’intelligenza artificiale stanno sfruttando anche strumenti come l’intelligenza artificiale. L’ultima denuncia ieri, comunicato diffuso dall’associazione Meter due giorni prima della “Giornata per la memoria e l’impegno contro le mafie”.

L’Associazione Meter, da sempre in prima linea nella tutela dei minori contro ogni forma di abuso, lancia un allarme preoccupante: l’adescamento online di minori attraverso strumenti basati sull’intelligenza artificiale è in drammatico aumento.

Meter ha riscontrato un numero crescente di contenuti creati con l’intelligenza artificiale, utilizzati per manipolare e ingannare i più giovani. 

In particolare, nei gruppi e nelle chat di piattaforme come Telegram e Snapchat, i minori spesso si trovano coinvolti in situazioni di rischio, non rendendosi conto che le immagini di loro coetanei con cui interagiscono sono in realtà state generate artificialmente da pedopornografi. Questo porta a uno scambio inconsapevole di foto compromettenti, alimentando ulteriormente il materiale utilizzato da reti di pedofili.

Il ruolo delle ChatBot nell’adescamento

Meter evidenzia anche il pericolo rappresentato dalle ChatBot, programmi di intelligenza artificiale in grado di simulare conversazioni realistiche e adattarsi al linguaggio e al comportamento dei minori. Queste chatbot utilizzano algoritmi avanzati di comprensione del linguaggio naturale e tecniche di apprendimento automatico per instaurare un rapporto di fiducia con i ragazzi.

Dal monitoraggio dell’Associazione, l’IA riesce a:

  • Adattare il linguaggio in base all’età dell’interlocutore, utilizzando termini, espressioni e modi di dire tipici dei giovani, facendo credere ai minori di parlare con un loro coetaneo o con una persona che li capisce perfettamente.
  • Dimostrare empatia, rispondendo in modo affettuoso e comprensivo ai problemi e ai dubbi dei minori, creando un clima di fiducia e intimità.
  • Sfruttare le vulnerabilità emotive, facendo leva su insicurezze, solitudine o bisogno di affetto per manipolare i minori e spingerli a condividere informazioni o immagini personali.
  • Creare un rapporto di dipendenza, rispondendo rapidamente e in modo coinvolgente, fino a far sentire il minore compreso e al sicuro solo all’interno della conversazione con la chatbot.

In pratica, l’intelligenza artificiale riesce a replicare il comportamento di un amico o di un confidente, portando il minore a sentirsi al sicuro e a fidarsi ciecamente. Una volta ottenuta questa fiducia, la chatbot può indurre il minore a condividere contenuti intimi o personali, che vengono poi sfruttati dall’umano per scopi illeciti.

In un solo mese di monitoraggio, l’Associazione ha rilevato che il 10% delle chatbot analizzate è stato in grado di raggirare e adescare minorenni, confermando la gravità e la sofisticazione di queste tecniche.

«Questi dati sono allarmanti – dichiara Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter – e dimostrano come l’intelligenza artificiale venga utilizzata in modo criminale per adescare e manipolare i minori. È fondamentale agire con urgenza, rafforzando le misure di prevenzione e la collaborazione tra le forze dell’ordine, le istituzioni e le famiglie per proteggere i più vulnerabili».

(da WordNews, 7 marzo) Una supposta isola felice abruzzese. Più che felice dormiente, sonnolenta, indifferente, complice, carnefice. All’incirca 1 milione e 300 mila abitanti, comprese tutte le fasce d’età, e che pesa sullo scenario nazionale meno di qualche zona periferica di Roma. Ma con numeri di pedocrimini sempre in aumento, un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante. E dietro ogni cifra una vita innocente devastata, distrutta, abusi i più terribili. Una drammatica contabilità che continua ad aumentare, sono passati pochi mesi e le cronache continuano a crescere.  Molte concentrate nella provincia di Chieti, compresa l’ultima (tra le più vaste contro la pedopornografia online in Italia). Questa provincia, questa regione, hanno una presenza pedocriminale enorme, probabilmente tra le più alte d’Italia. Numeri sconvolgenti, che dovrebbero sconvolgere. E dietro ognuno di questi numeri c’è una vita uccisa, devastata, abusata, segnata per sempre. Dolori, sofferenze, atrocità che non dovrebbero far dormire la notte, interrogare tutti. La provincia camomilla, la regione che continua a cullarsi come isola felice raccontandosi favolette (non ai più piccoli ma contro di loro) invece tace e accetta, passa oltre e fa finta di niente. Vergognosamente, squallidamente, omertosa e complice.

Una tredicenne uscita da una comunità protetta e molestata, due minori accusati di violenza sessuale e pedopornografia contro una quattordicenne, arrestato un 54enne che deteneva 840 foto e quasi 3mila video a contenuto pedopornografico con minori da 0 a 12 anni (Il Centro, 25 febbraio 2025), «violenta la fidanzata minorenne e diffonde in rete un filmato hard» (Il Messaggero Abruzzo, 1° marzo 2025), «venduta dalla madre a una famiglia romena di etnia rom, è stata costretta a partorire un figlio che le sarebbe stato immediatamente tolto, affinché non si affezionasse. Ancora più sconvolgente è la circostanza che la giovane sarebbe stata obbligata a unirsi al figlio di questa famiglia quando aveva appena 12 anni» e «ridotta in schiavitù» (Il Messaggero Abruzzo, 2 marzo 2025). Queste alcune delle notizie in soli due mesi e due giorni.

Su tutto questo si staglia quanto documentato e denunciato al termine di un’operazione contro la pedopornografia online, definita tra le più vaste della storia d’Italia, condotta dagli specialisti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica (Cosc) di Catania, in collaborazione con gli esperti del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale. Durante le indagini sono stati individuati diversi gruppi su una nota piattaforma di messaggistica dediti allo scambio di materiale pornografico minorile con bambini abusati in età infantile e zooerastia.

Gli arresti sono stati compiuti nella provincia di Pescara e nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria, Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria- Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari.

Le perquisizioni (in totale oltre 115) sono avvenute a Chieti e Pescara nelle città di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Catania, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Oristano, Palermo, Parma, Pesaro, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Siracusa, Sondrio, Sud Sardegna, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Verona, Vicenza e Viterbo.

Cinque giorni dopo una seconda operazione tra Abruzzo e Marche ha coinvolto Pescara.

La Polizia di Stato, ha posto in essere un’operazione di contrasto alla pedopornografia online che ha interessato l’Abruzzo e le Marche che ha portato all’arresto in flagranza di reato di una persona e alla denuncia in stato di libertà di altre due per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico.

L’attività è stata avviata dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (CNCPO), grazie alla collaborazione con organizzazioni no profit internazionali; le successive attività investigative sono state eseguite dal personale del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Pescara che, grazie anche all’utilizzo di innovativi software specifici per il contrasto alla pedopornografia on-line, è riuscito a identificare tre persone.

​I decreti di perquisizione personale e informatica, emessi dalla Procura della Repubblica de L’Aquila sono stati eseguiti dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Pescara, con la collaborazione della Sezione de L’Aquila, del C.O.S.C “Marche” e delle Sezioni di Pesaro e Ascoli Piceno ed hanno consentito di rinvenire, a carico di uno dei tre soggetti poi tratto in arresto, oltre 15000 files tra foto e video di particolare efferatezza, ritraenti minorenni, anche in tenera età, coinvolti in atti sessuali con coetanei e con adulti. L’arrestato, un uomo di 50 anni della provincia di Pescara, è stato colto dagli operatori di Polizia intento a scaricare e condividere con altri utenti file dai contenuti esplicitamente pedopornografici. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati anche 1 smartphone, 5 hard disk, 2 tablet e 3 sim card, per un totale di circa 7 terabyte, nei quali erano presenti numerosissimi video e immagini pedopornografiche. Il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.

(Fonte: Polizia di Stato)

(da WordNews, 20 novembre 2024) «Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza». È la “ricorrenza” che il calendario ci consegna oggi. Giornata di impegno rinnovato, di coscienza, di denuncia, di conoscenza. Tale dovrebbe essere ma, come sempre accade in questo Paese, vedremo le sfilate delle incoscienze che tra poche passeranno oltre. E i più deboli, i più indifesi, i più colpiti, i più piccoli resteranno soli, alla mercé di coloro che vengono definiti orchi come fossero altro da questa società. La realtà reale, la carne viva abusata, violentata, stuprata, assassinata, resterà come sempre fuori dalla porta e nulla cambierà per loro dopo le chiacchiere dei cicisbei. Non sono orchi ma vivono accanto a noi, sono presenti, organizzati, devastanti, presenti ovunque. La pedopornografia, gli abusi pedofili, il turismo sessuale, sono realtà quotidiana di milioni di italiani “brava gente”. Nel silenzio, nell’omertà, nell’incoscienza troppo spesso voluta di tanti, di troppi. Il record mondiale del turismo sessuale pedofilo è intatto da decenni ed è ampiamente conosciuto e documentato. Se non sconvolge, se si dorme tranquilli di fronte tutto questo non c’è nessuna assoluzione possibile, non c’è nessun movente che possa giustificare. Quella schiavitù sessuale, quell’industria dello stupro a pagamento, alimentata dalla “ricca e civile Europa” in tante parti del mondo e anche dentro casa.

Sono migliaia le bambine fuggite dall’Ucraina due anni fa finite nelle reti mafiose. Documentato, denunciato ma il grido di dolore, di indignazione, di rabbia è caduto nel vuoto. E sono costanti le inchieste delle forze dell’ordine in Italia. Vengono raccontate come vicende di baby escort, baby squillo, si pubblicano fotografie identiche a quelle che compaiono sui portali degli stupratori paganti e del commercio sessuale, del business dello sfruttamento. E l’attenzione viene dirottata sulla gioventù, su cosa fanno o non fanno le ragazzine di oggi. L’assolvimento dei carnefici, la “cultura” su cui si innestano pedocriminali e lobby pedocriminali è favorita da tutto questo, dal silenzio degli onesti che tacciono per poi dirottare, depistare, sviare.

È notizia delle scorse settimane l’ultima inchiesta contro lo sfruttamento sessuale minorile a Chieti. Grazie alla denuncia di una madre le forze dell’ordine hanno potuto sgominare la rete criminale. E non è la prima, in Abruzzo e anche nello stesso chietino. Chi stupra, chi ha sfruttato, chi ha favorito, chi sono i “clienti” di questo sporco traffico? Come è possibile che in pochi anni ne sono stati scoperti diversi? Quanti padri di famiglia, quanta “brava gente” che vive, lavora, si diverte, percorre le strade e le piazze accanto a noi hanno alimentato e fatto guadagnare gli sfruttatori? Sono domande che andrebbero poste, vanno poste, sarebbero doverose e dovrebbero sconvolgere, raccapricciare, devastare la coscienza. Ed invece, passato un giorno, tutto cade nell’oblio. Come le tante inchieste contro la pedopornografia. Sempre a Chieti, nello stesso giorno in cui è stata pubblicata dal quotidiano Il Centro la notizia di un nonno pedofilo (già condannato in passato) allontanato dalla città, la Polizia Postale ha arrestato, riporta l’Ansa, «un uomo di 26 anni, italiano, residente a Chieti, condannato in via definitiva a tre anni di reclusione poiché ritenuto responsabile dei reati di atti sessuali con minorenni, detenzione di materiale pedopornografico e pornografia minorile». «Nel corso del 2019 allorquando il giovane, creando falsi profili social attraverso i quali rappresentava di essere minorenne, adescava su internet ragazzine, anche di 13/14 anni, le quali venivano indotte a scattare ed inviargli foto ritraenti parti intime nonché video registrati durante il compimento di atti di autoerotismo che il giovane sollecitava a compiere» si legge nel comunicato stampa pubblicato dall’agenzia.

«Il fenomeno è endemico, criminale e incontrollato. Noi stiamo monitorando Signal, 96 gruppi, 320.000 video e foto… i neonati sono migliaia. Devastante» ci ha dichiarato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter, nei giorni scorsi. «Il mercato pedocriminale è sempre più florido, sono necessarie azioni sempre più incisive» è il grido d’allarme e di dolore di don Fortunato nei giorni scorsi. «Dal 4 ottobre al 18 novembre i Gruppi di pedopornografia sull’App Signal sono aumentati  da n. 49 a 102 con più di 350.000 di materiale pedopornografico (VIDEO, FOTO) prodotto e scambiato da pedofili da tutto il mondo che ‘impunemente’ producono, scambiano e commercializzano video e foto di abusi su minori di inenarrabile contenuto – la denuncia di Meter – inquietante e drammatica la violenza sessuale sui neonati e che i Gruppi, segnalati oggi, 19 novembre, si presentano con questa descrizione per accedere‘bebes de o a 2 anos cp’ (bambini da zero a 2 anni child porn), ‘madre e hijo’ (madri e figli), ‘bebés recien nacidos’ (bambini recentemente nati), ‘Novos Babys’ (0-6 anni) (Nuovi bambini da 0 a 6 anni). Sono state individuate chat dove è indicata la posizione di localizzazione e così come indicano i pedopornografi, sembra esserci una disponibilità di bambini». «I neonati abusati – ha dichiarato don Fortunato Di Noto, presidente Meter – sono ‘esposti’ come una sorta di trofei. Ogni ‘pedocrimale’ carica in ogni messaggio postato +15 foto o video che corrispondono a 15 neonati in ogni messaggio. Sappiamo dagli studi che i neonati non dimenticano e le lesioni neurologiche permangono e si manifesteranno nella vita a venire». Pedopornografia in aumento, sempre più diffusa ed organizzata. Reti criminali sul web a cui l’Abruzzo, come documentano un numero sempre crescente di operazioni della Polizia Postale, è tutto tranne che immune, anzi. Chat e scambi di disumana efferatezza e violenza denunciati molte volte negli ultimi anni dalle forze dell’ordine. Ma tutto ciò non sembra turbare la placida e borghese famiglia, non crea dibattito e in poche ore tutto cade nell’oblìo.

Don Fortunato ha rilanciato il suo grido di allarme e dolore, a scuotere le coscienze ed impegnarsi contro ogni forma di pedocriminalità anche qui in Abruzzo. In occasione della consegna del Premio Nazionale Paolo Borsellino abbiamo ricordato l’enorme lista di inchieste in Abruzzo. Un elenco aggiornato nel settembre scorso in un nuovo articolo. Raccapricciante casistica che, come riportato in quest’articolo, si è arricchita in queste settimane. Tra il nostro articolo di settembre e questo mese c’era già stata anche l’inchiesta sull’abusatore della figlia della propria compagna. Siamo, quindi, oltre venti inchieste in meno di dieci anni. In una Regione che ha meno abitati di alcune zone di Roma. Molte concentrate nella provincia di Chieti. Questa provincia, questa regione, hanno una presenza pedocriminale enorme, probabilmente tra le più alte d’Italia. Numeri sconvolgenti, che dovrebbero sconvolgere. E dietro ognuno di questi numeri c’è una vita uccisa, devastata, abusata, segnata per sempre. Dolori, sofferenze, atrocità che non dovrebbero far dormire la notte, interrogare tutti. La provincia camomilla, la regione che continua a cullarsi come isola felice raccontandosi favolette (non ai più piccoli ma contro di loro) invece tace e accetta, passa oltre e fa finta di niente. Vergognosamente, squallidamente, omertosa e complice.

Rimandiamo al nostro articolo di settembre per l’elenco delle tante inchieste ed operazioni avvenute in questi anni di cui abbiamo avuto notizia

https://wordnews.it/2024/09/13/abruzzo-dieci-inchieste-contro-la-pedofilia-in-meno-di-due-anni-si-conferma-ruolo-abusante-del-porno/

 

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