Tratto da www.eucaristiamafiosa.it
Come si annuncia il Vangelo in terra di mafia? Cosa s’intende per mafia come struttura di peccato? Come si sarebbe comportato Gesù Cristo in relazione al fenomeno mafioso? Può esistere perdono per i mafiosi? Le parole assumono un significato maggiore quando si parla di mafia? Quali esempi di conversione del ministero pastorale?
Sei capitoli per rispondere a queste e altre domande inerenti alla pastorale della Chiesa in relazione al fenomeno mafioso, e non solo.
E’ questo il cuore di “Peccato di mafia – Potere criminale e questioni pastorali“, il nuovo libro di Rosario Giuè, sacerdote e uomo che ha fatto del Cristianesimo la propria essenza di vita. Una storia unta di Vangelo.
Nel corso dell’esercizio del ministero sacerdotale è stato parroco della Chiesa che fu di padre Pino Puglisi, poco prima del suo arrivo. A Brancaccio, Giuè, ha arato il terreno poi seminato dal beato palermitano.
S’interroga su diverse questioni pastorali, non certo ancora chiare tra la comunità ecclesiale, ecclesiastica e una mafia sempre più diversa e complessa. Rimarca la necessità di una Chiesa più “libera” e di una comunità ecclesiale più partecipe. Che sappia decidere e non rimandare.
Quella tra mafia e Chiesa è una ferita ancora aperta e oggi, i tempi, sono maturi per chiuderla davvero. Una volta e per tutte.
Scrive Giuè: “L’augurio è che la Chiesa italiana, la mia Chiesa, nell’attenzione ai segni dei tempi possa testimoniare e annunciare, in povertà, un vangelo di libertà, un vangelo di dignità, a favore dell’uomo e della donna di oggi, a cominciare dalle vittime”.
Il suo augurio, è anche il nostro, sperando che la Chiesa di Roma voglia abbandonare quella malintesa prudenza che è stata freno dannoso per la recente storia italiana. E Francesco questo lo sa benissimo.
Rosario Giuè, “Peccato di mafia – Potere criminale e questioni pastorali”, Dehoniane, 2015
Qui per acquistare il libro
Sarebbe stato bello conversare con Giuè a proposito del suo libro ma lo stesso ha preferito non rilasciare interviste. Tuttavia ha consigliato la visione della sua testimonianza rilasciata a “L’ora” prima della sua chiusura, che qui si ripropone:
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