Liliam Altuntas, sopravvissuta alla schiavitù sessuale e oggi attivista contro lo stupro a pagamento, sta subendo gravissime difficoltà economiche e le cicatrici del calvario subito per tanti anni la stanno colpendo ferocemente nell’animo e nel corpo, nella sua stessa salute. L’abbiamo già raccontato nel nostro precedente articolo. È in cerca di un lavoro e necessita di sostegno economico. Che è possibile donare anche acquistando il libro pubblicato nel 2019 «I girasoli di Liliam – da bambina schiava sessuale in Brasile al grande sogno realizzato in Italia» di Teresa Giulia Canone. È possibile acquistarlo online a questi link https://www.fefeeditore.com/collana/ologrammi/668-i-girasoli-di-liliam https://www.amazon.it/girasoli-Liliam-storia-Liliam-Altuntas/dp/8894947165
Le sue sofferenze e difficoltà le sta raccontando anche su facebook e, con una vigliaccheria e una disumanità brutali vergognose, c’è chi praticamente sta esultando e si sta sfregando le mani. Come lei stessa ha denunciato c’è chi le ha scritto in privato che tutto questo è il «prezzo» delle sue denunce e delle sue battaglie, se accettava di continuare ad essere sfruttata e schiavizzata ora non sarebbe in queste drammatiche condizioni. A costoro Liliam ha risposto testimoniando che lo stupro a pagamento è schiavitù, è appunto stupro, è sfruttamento. Non può essere considerato lavoro e cancella, distrugge, devasta l’umanità. Lo testimoniano i racconti di tutte le sopravvissute, di coloro che non (s)parlano dall’alto di «cattedre social» ma dalla concreta incarnazione della vita reale.
La persona che le ha risposto come si può leggere nello screenshot che ripubblichiamo, faccio outing pubblico, è l’autore di quest’articolo. Nulla aggiungo a quanto si può leggere se non dare voce direttamente a Liliam Altuntas e alla sua testimonianza.
Questo il suo appello/testimonianza lanciato nei giorni scorsi su GoFoundMe e che è possibile sostenere e diffondere da qui https://www.gofundme.com/f/adesso-sono-io-che-ho-bisogno-di-te?utm_source=customer&utm_medium=copy_link&utm_campaign=p_cf+share-flow-1
Salve, mi chiamo Liliam Altuntas e ho 41 anni. Sono madre di 5 figli. Sto qui a pensare cosa potrei scrivervi per avere i vostri aiuti, ma dopo il mio vissuto non sono una che ha pietà di me stessa.. sono una sopravvissuta del traffico umano e della prostituzione , fui trattata come un pacco merce, fui usata , violentata fin nel punto che hanno rubato la mia l’anima: ogni cliente distruggeva ogni sogno al tal punto che sono diventata una merce irreparabile. Dove oggi vivo libera nel “mio corpo”, ma nella mia mente ci sono ancora i miei traumi: lotto e non è facile uscire totalmente da questo mondo. Non vi racconto per aver pietà di me, ma per farvi sapere a cosa porta questo mondo mostruoso della prostituzione. Da un bel paio di anni sono diventata attivista femminista e abolizionista , lotto e do voce alle altre donne che hanno passato o passano le stesse cose che ho vissuto io. Ho sempre lottato, molte volte sbagliando, cadendo e rialzandomi. Non sono riuscita ad essere libera e indipendente, ma sto imparando e per questo vado anche da una psicologa. Lotto ancora per la mia esistenza e per la liberazione di altre donne..
Adesso però sono io che ho bisogno di voi. Proprio voi che non conosco, voi che magari non mi conoscete o non avete mai sentito di me (ci sono tante cose mie in giro per internet) potete aiutarmi.
In questa lotta ho sbagliato 60% e 40% mi sono fidata di persone sbagliate e sono caduta al fondo, così doloroso a tal punto che provo per la seconda volta a chiedere aiuto qui. La prima volta è stato un fallimento. Adesso non lo so, spero che vada meglio così posso avere i soldi per pagare i miei affitti, le spese per il cibo , per i miei figli… Terribile che io faccio figli e sbaglio e poi chiedo aiuto in giro e mi dispiace tanto… il meglio per me è trovare un lavoro così ho i soldi guadagnati con il mio sudore e nessuno potrà pensare male e non mi sentirò una fallita. Sto cercando lavoro, ma non trovo lavoro. Mi viene detto o che sono troppo grassa, o che non ho titoli di studio( sto studiando in una scuola serale per prendere il diploma della terza media che finirà a giugno 2022),non ho la patente o che sono vecchia. Ogni NO diventa ancora un fallimento, ma non voglio mollare e credo che vincerò..
Io non ho un padre o una madre nè qualcuno a cui possa dire: dai aiutami, mantieni tu, finché trovo una stabilità. No, non ne ho! E cosi torno quasi a quando vivevo per le strade del Brasile, da bambina, chiedendo soldi alla gente per mangiare. Però una donna mi prese e mi vendette al traffico di esseri umani minorile per la prostituzione. Adesso sono qui perché ho paura di perdere la mia casa, i miei figli, di perdermi e tornare al buio. Ho già lottato troppo, mi chiamano guerriera, ma sono stanca. Tuttavia, non posso fermarmi. Se mi fermo perderò tutto ciò per cui ho lottato fino ad oggi!
Scrivere questo per chiedere aiuto e mettere in pubblico la paura fa tremare il mio cuore. Penso che se vede questa raccolta fondi il mio ex marito mi farà togliere i miei figli. ..
Non so cosa altro fare, a parte chiedere un aiuto. Come ho già detto, se avete un lavoro per me è meglio ancora. Mi dispiace essere arrivata a questo punto. Ringrazio ognuno di voi che potrà fare qualcosa. Per favore, vi chiedo aiuto. Se non potete donare soldi, almeno condividete il più possibile. Magari un’altra persona potrà fare qualcosa.
Grazie!
Un bacio e un abbraccio,
Liliam
Questi alcuni stralci delle sue testimonianze pubblicate negli anni.
«Ciao sono Liliam Altuntas! Ho 40 anni, sono una sopravvissuta alla prostituzione. Sono stata un oggetto sessuale, una merce in vendita per stupratori che pagavano per abusarmi. Oggi sono una pasticcera, una cake designer, creo con le mie mani e la mia creatività i dolci che vendo. Nella prostituzione invece ero io il prodotto in vendita, ero io, la mia intera persona corpo e mente, la merce. Chi sostiene che la prostituzione sia un lavoro come un altro dice che anche un medico o una segretaria vendono parti di corpo o di cervello, mettono a disposizione il loro corpo e la loro intelligenza nella loro professione. Queste persone però non sono mai state abusate nel commercio sessuale. La differenza tra essere prostituita ed essere una segretaria o un medico è semplice: né il medico, né la segretaria sono il prodotto in vendita, ma contribuiscono alla creazione o produzione di qualcosa: la segretaria si occupa della gestione dell’ufficio, il medico della cura dei pazienti. Il medico e la segretaria farebbero lo stesso “lavoro” della prostituita se nello svolgimento delle loro mansioni, sul luogo di lavoro, ufficio o studio medico, qualcuno li penetrasse nelle loro parti intime e li costringesse a subire qualsiasi tipo di pratica sessuale anche pericolosa per la loro salute fisica e psicologica. La vagina non è un luogo di lavoro ed essere penetrate, essere ridotte ad oggetto da stuprare senza desideri, sentimenti, aspirazioni non è e non potrà mai essere considerato un lavoro. Oggi sono un’attivista di resistenza femminista e mi batto con le mie sorelle per l’abolizione dello sfruttamento sessuale di donne e bambine».
«Dei suoi 41 anni, Liliam, ne ha vissuti 23 da schiava. Incatenata agli abusi e alle violenze fin da bambina, quando in una catapecchia di Recife, in Brasile, gli uomini di famiglia usavano il suo corpo per tutto: la soddisfazione personale, la spesa, l’acquisto di droga, i favori agli amici. Lei sorrideva sempre, per quel difetto – sembra una beffa – che madrenatura le ha appiccicato al volto dalla nascita: le labbra tirate nella smorfia di Joker al posto del terrore e della sofferenza. Così nessuno aveva pietà di lei, nemmeno quando alla fine l’hanno venduta: carne da macello per il traffico d’organi nella lontana Europa, mazzette agli scali internazionali per farla arrivare in Francia prima, in Germania poi, corpi di bambine denudati e stesi sul pavimento di un appartamento di Dortmund, per selezionare i “pacchetti” destinati al mercato dell’orrore. «Pensavo che sarei morta finalmente, che sarei stata libera». E invece no, c’era ancora quel sorriso, e il “gringo” che decideva chi doveva vivere e chi morire la scelse per il suo bordello: «Mi piaci tu, che non piangi. Ti porto con me». (Testo pubblicato sul suo profilo facebook l’11 novembre 2020)
Nella Germania della legge sulla prostituzione – che nel Paese dal 2002 viene considerato un testo di civiltà, regolamentando il “mestiere” e tutelando dal punto di vista sanitario le donne – le bambine sono, allora come oggi, vittime d’un circuito invisibile e illegale che macina profitti da capogiro. Come se la differenza tra la violenza e il lavoro la decidesse l’anagrafe. «Ci portavano ogni giorno in una casa diversa, da uomini diversi, la mattina la cocaina per essere collaborative, docili», racconta Liliam. Ogni giorno per quattro interminabili anni, fino ai 18, quando la ragazza decide di farla finita buttandosi dal settimo piano di un palazzo. Sopravvive, si sveglia dal coma, quando torna dal suo “pappone” tedesco «mi dice “Liliam tu puoi fare tutto quello che vuoi, basta che paghi il debito che hai con me”». E il debito non finiva mai: le visite, la spesa, i vestiti, le medicine, la droga. Liliam pensa che l’unico modo per uscire dall’incubo è trovare un uomo che la ami e che la sposi. E lo trova, solo che è violento. La picchia, la umilia, lei di nascosto continua a pagare i suoi debiti prostituendosi finché quando rimane incinta decide di scappare da tutto, anche da lui. Destinazione Torino.
È lì che nel 2006 prova a ricostruirsi una vita lontano da tutto e da tutti. Corona il suo sogno, viene presa a lavorare in una bottega e diventa pasticciera, conosce un altro uomo che la sposa, le dà altri due figli, poi le cose finiscono male di nuovo: «Non ha mai capito che chi ero, cosa avevo vissuto, come sono cambiata. Dalla prostituzione si esce, ma solo con il corpo – racconta Liliam –. Ogni uomo, ogni stupro, è come una bomba atomica che ha devastato l’anima prima col suo impatto, poi con le radiazioni. Si sopravvive, ma si continua a morire. E questa devastazione non può essere chiamata lavoro, non può essere chiesta o regolamentata da un Paese e da un governo».
Oggi Liliam è entrata in Resistenza femminista, gruppo di riferimento per la lotta alla prostituzione. Aiuta le ragazze che come lei provano a liberarsi dalla schiavitù mentre la politica dibatte del tema nei salotti, lontano dalla realtà che vivono le vittime. «L’unica ragione che ho per continuare a vivere nel modo che ho descritto, con le mie radiazioni, è quello di impedire che ad altre succeda quel che è successo a me. Provare a salvarle, provare a tener vive anche loro. Il mio senso oggi è questo». (Testo pubblicato sul suo profilo facebook l’11 luglio 2021)
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