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Never mind: continuiamo

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Pare che la vicenda sia chiusa. Dal ministero dell’economia, su intervento del Sottosegretario Antonello Giacomelli, ma a nome del ministro Guidi, hanno fatto sapere con un comunicato che  non c’è alcun problema.

Alla faccia di chi ci aveva sperato, continueremo, per usare un’espressione di PIF, ormai divenuta famosa, a “scassare la minchia”, sino a quando non cercheranno qualche altro motivo, se non tecnico, penale o amministrativo, per farci chiudere. Perché non c’è da farsi illusioni, ce l’hanno giurata, sappiamo che c’è un procedimento aperto, alla ricerca di cosa non è chiaro e che tutta la banda, non parliamo solo di magistrati e di avvocati, che ha circondato Silvana Saguto, l’ha protetta e l’ha lasciata agire, non ce l’ha perdonata e cercherà in tutti i modi di farcela pagare, magari aprendo procedimenti per diffamazione, per stalking, per calunnia, per diffusione di notizie false, per procurato allarme o per qualche altra inaspettata e imprevista accusa. Fra l’altro ci sono difficoltà economiche, bollette di luce, telefono, affitto, assicurazione, concessione, spese tecniche che superano i magri proventi della pubblicità e costringono mensilmente e giornalmente a fare i salti mortali per sopravvivere.

Si aggiunga un contesto, quello in cui arriviamo con le nostre notizie, che non è tutto rose e fiori, ci sono malandrini che si offendono, mafiosi che mandano segnali e minacce, politici che si sentono attaccati, piccoli mascalzoncelli che si risentono se pubblichiamo le loro bravate e i loro volti, gente “di rispetto” che esce di galera convinta di rimettere tutto apposto, distillerie che fumano senza che nessuno più si lamenti, moria di pesci a San Cataldo, senza che nessuno sia responsabile, dilagare di lavoro nero anche in insospettabili aziende, piccole e grandi truffe, piccoli e grandi delinquenti, disoccupazione galoppante e tutto quello che si può vedere senza alcun commento in una Sicilia ormai all’abbandono. Trasmettere così, ogni giorno improvvisando il telegiornale, raccattando le notizie tra chi non vuole che se ne parli e chi cerca il microfono per esibirsi, contare sul poco tempo libero che volontariamente alcuni collaboratori ci mettono a disposizione, ma che tante volte può causare buchi, per assenza, al momento del’impostazione delle notizie, sperare nei tanti ragazzi che vanno e vengono rompendo i ritmi abituali, con il loro incredibile entusiasmo, ma lasciando grandi vuoti quando se ne vanno, non è facile.

La sola molla, la benzina che ci consente ancora di andare avanti è la voglia, in cui non abbiamo smesso di credere, di fare la nostra parte per costruire una Sicilia migliore per noi che ci viviamo e, soprattutto per coloro a cui la lasceremo in eredità.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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