L’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Questura di Palermo ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo, sez. M.P., a carico di TAORMINA Girolamo, nato a Palermo il 18/06/1982.
Tale provvedimento, che ha interessato 4 aziende attivamente inserite nel mercato della commercializzazione e della distribuzione della carne, 2 supermercati, due immobili ed un noto locale notturno, per un valore stimato di oltre 10 milioni di euro, è stato disposto dal Presidente della Sezione M.P. del Tribunale di Palermo, d.ssa Silvana SAGUTO, che ha accolto pienamente la proposta di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali avanzata dal Questore di Palermo.
Girolamo TAORMINA, elemento emergente del mandamento mafioso di TOMMASO NATALE, era riuscito ad imporsi nel settore dell’imprenditoria cittadina sfruttando la forza di intimidazione promanante dalla sua nota affiliazione a Cosa Nostra.
Dall’analisi delle conversazioni telefoniche acquisite nell’ambito dell’operazione di polizia “Apocalisse”, gli investigatori dell’Ufficio Misure di prevenzione della Questura di Palermo sono riusciti a ricostruire la scalata economica che lo ha portato, da semplice manovale presso una ditta di costruzioni, ad essere un punto di riferimento per la commercializzazione e la distribuzione della carne nel settore occidentale della città di Palermo.
Attraverso una sapiente regia occulta e con l’uso dei tipici strumenti intimidatori riconducibili alla sua appartenenza a Cosa Nostra TAORMINA era infatti riuscito a creare 4 aziende, tutte intestate a prestanome, e tutte impegnate nel rifornire le macellerie cittadine.
La VITEL SUIN CARNI, la PUNTO CARNI, la VITA CARNI e la INGROSS CARNI sono tutte imprese riconducibili al TAORMINA che si erano affermate sul mercato in posizione di assoluto privilegio in quanto notoriamente sostenute dai vertici del mandamento di Tommaso Natale, obbligando di fatto i piccoli commercianti a rifornirvisi. Il TAORMINA poi assicurava protezione a quei clienti che scegliendo di approvvigionarsi da lui avrebbero potuto non pagare i debiti con i precedenti fornitori.
Attraverso l’attività d’indagine della Questura di Palermo è stato, infatti, possibile apprezzare quanto il proposto sia particolarmente abile a sfruttare la sua appartenenza all’organizzazione mafiosa per acquisire attività commerciali ed ampliarne il volume di affari, ovviamente mediante l’imposizione delle forniture da un lato e la contrazione della libera concorrenza dall’altro.
L’appartenenza di Mimmo TAORMINA a Cosa Nostra ha agevolato le aziende a lui riconducibili nell’incremento del parco clienti, effettuato per lo più attraverso velate pressioni o semplicemente attraverso la cd. minaccia ambientale proveniente dalla consapevolezza del ruolo di TAORMINA che ha assoggettato i commercianti alla volontà e alle regole del sodalizio criminale.
Sempre attraverso l’analisi delle conversazioni telefoniche ed ambientali captate nell’ambito dell’operazione Apocalisse è stato accertato che la mole di guadagni accumulata nel settore della commercializzazione della carne veniva poi riutilizzata dal TAORMINA in altri ambiti merceologici con investimenti effettuati presso un supermercato a marchio CRAI sito in via Comandante Simone Gulì e soprattutto con l’apertura di un nuovissimo supermercato, sempre a marchio CRAI, in via Danimarca.
Una mirata ed approfondita attività investigativa ha reso possibile ricostruire le dinamiche che – al di là dell’apparente veste formale di soggetti economici autonomi – vengono ricondotte a società che di fatto vengono gestite direttamente o indirettamente dal proposto, e che pertanto finiscono per costituire un “unicum”, ossia un medesimo centro di imputazione di interessi commisti tra attività di impresa e attività mafiosa, che nasce, si afferma e si sviluppa grazie al ruolo svolto dal TAORMINA in seno al sodalizio mafioso di Tommaso Natale.
Lo stesso, insinuandosi nel tessuto economico cittadino e di fatto inquinandolo attraverso l’uso della capacità intimidatrice di Cosa Nostra, rende chiaro ancora una volta, il persistente interesse dell’organizzazione mafiosa ad acquisire il controllo delle attività economiche sul territorio.
Chiaramente gli strumenti utilizzati dal proposto per inserirsi nell’ambiente imprenditoriale sono quelli tipicamente mafiosi dell’intimidazione, del danneggiamento e dell’aperta minaccia.
Si riportano di seguito i beni oggetto del provvedimento di sequestro:
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