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Mafia, si pente Fogazza, braccio destro del “postino” di Messina Denaro

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Era vicino a Domenico Scimonelli, postino del boss latitante

di AMDuemila
Ufficialmente era un semplice titolare di una concessionaria di auto. In realtà Attilio Piero Fogazza era il braccio destro di Domenico Scimonelli, imprenditore che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da postino per le comunicazioni via pizzini con il boss latitante Matteo Messina Denaro. E ora che si è pentito (così scrive oggi Repubblica) potrebbe fornire un notevole contributo nelle inchieste su Cosa nostra trapanese. Per ora sarebbe già entrato nel programma provvisorio di protezione, lui e la sua famiglia troverebbero in località protetta.

Fogazza, 44 anni, era stato arrestato il 15 dicembre 2015 insieme a Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, ed a Nicolò Nicolosi, 44 anni, nell’ambito dell’indagine che aveva riscritto le dinamiche dell’omicidio di Salvatore Lombardo, ladro di Partanna assassinato il 21 maggio 2009 con due colpi di fucile calibro 12 all’ingresso di un bar. Il giudice per le indagini preliminari, infatti, aveva riconosciuto in Scimonelli il mandante e l’ideatore del delitto. Quest’ultimo, considerato esponente di spicco di Cosa nostra trapanese, non aveva perdonato Lombardo per il furto di un furgone e di merce ai suoi danni e, mosso dalla volontà di punire lo “sgarbo” subito, aveva coordinato le fasi del delitto affidandone l’attuazione a Fogazza e Nicolosi.

Ora la collaborazione di Fogazza potrebbe approfondire anche il profilo di Scimonelli, già coinvolto nell’operazione “Ermes” dell’agosto 2015 in quanto componente della famiglia mafiosa di Partanna, oltre che per essersi occupato della latitanza di Messina Denaro.

L’imprenditore trapanese, infatti, viaggiava spesso al nord Italia per affari. Al Vinitaly la sua azienda“Occhio di sole” aveva ricevuto diversi riconoscimenti. Ma nelle carte dell’inchiesta Ermes risultano diverse intercettazioni che dimostrano come Scimonelli fosse uno dei pochi a conoscere la collocazione dei “messaggi” che venivano nascosti dal boss Vito Gondola, in attesa di essere smistati. Scimonelli era anche consigliere nazionale della Dc, e si recava spesso in Svizzera per aprire società intestate a cittadini della confederazione elvetica. Società che, a quanto pare, pur non svolgendo una reale attività si trovavano ad avere a disposizione delle carte di credito dove, dagli accertamenti compiuti, risultano diversi movimenti. È anche su questo che indagano gli inquirenti, il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato ed i sostituti Paolo Guido e Carlo Marzella.

Si muoveva con disinvoltura, Scimonelli, sia nelle campagne trapanesi che nei salotti della società bene. Avrebbe anche tentato di avvicinare un funzionario del ministero dello Sviluppo Economico per ottenere un finanziamento di settecentomila euro. Nei giorni scorsi il gup di Palermo Walter Turturici ha condannato l’imprenditore trapanese a 17 anni di carcere in quanto considerato tra i più “intimi” di Messina Denaro. Alla stessa pena sono stati condannati Pietro Giambalvo e Michele GucciardiVincenzo Giambalvo a 13 anni, Michele Terranova a 12, 4 per Giovanni Loretta, accusato unicamente di favoreggiamento. Tra gli imputati c’era anche Vito Gondola, reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, ma la sua posizione è stata stralciata e sospesa per motivi di salute del boss.

antimafiaduemila.com

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