A finire agli arresti domiciliari sono stati Franca, Epifania e Graziella Pipitone rispettivamente moglie e figlie del boss Angelo Pipitone già in carcere dallo scorso settembre e destinatario di una nuova ordinanza di custodia cautelare. Oltre ai membri della famiglia Pipitone è stata tratta in arresto anche Angela Conigliaro presunta prestanome dell’anziano capomafia di Carini.
I reati contestati sono ancora una volta il trasferimento fraudolento di valori ed il favoreggiamento reale.
I provvedimenti emessi oggi dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, Dott. Lorenzo Jannelli, sono la conclusione di una prolungata attività investigativa condotta dai magistrati della D.D.A. di Palermo, in prosecuzione dell’operazione “Destino” svolta lo scorso settembre, grazie alla quale erano stati scoperti gli autori dell’incendio doloso di una stalla nelle campagne di Carini e dell’uccisione a colpi di arma da fuoco di alcuni animali, il tutto ovviament commesso a scopo estorsivo la notte di capodanno 2013.
Gli inquirenti, interrogatori e intercettazioni, sono riusciti a ricostruire una fitta rete di prestanome, grazie ai quali Pipinote pur essendo in carcere dal gennaio 2007, riusciva a gestire e ad incrementare il suo patrimonio, fatto di ville, terreni, fabbricati industriali e società.
Come fanno sapere i Carabinieri l’inchiesta “Destino 2” in parte richiama le vicende emerse, durante la prima fase dell’indagine, relativamente alla vendita di una lussuosa villa di Mondello riconducibile alla famiglia Pipitone e intestata di fatto ad un prestanome.
Gli investigatori hanno dimostrato le “pressioni” esercitate sull’acquirente della villa dalla moglie del boss e da una delle figlie, per assicurare la riscossione dell’intero importo dell’operazione ammontante a circa 1 milione e 300mila Euro.
In seno alle indagini si è anche fatto luce sulla prestanome Angela Conigliaro, la quale, oltre ad essere amministratore unico della società “Il Girasole s.r.l.”, riconducibile ai Pipitone, è divenuta titolare di un terreno di 1,75 ettari, ubicato nel comune di Carini, del valore di 250 mila Euro, di fatto riconducibile alla medesima famiglia mafiosa.
Sono state ricostruite le varie fasi della trattativa per la compravendita del terreno che avrebbero visto anche il coinvolgimento di un avvocato compiacente che avrebbe predisposto gli atti negoziali relativi alla compravendita del bene, con la consapevolezza di aver agito nell’interesse di Pipitone.
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