Personale della Direzione investigativa antimafia di Catania sta eseguendo un decreto di confisca di beni, per un valore di 800mila euro, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale nei confronti di Giuseppe Privitera, 45 anni, fratello del boss detenuto Orazio, ritenuto il capo del clan dei Carateddi. Il provvedimento, richiesto dalla Dda della Procura, giunge a conclusione di un iter giudiziale avviato con la proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, già culminato nell’emanazione di un decreto di sequestro nel novembre 2014. La confisca riguarda quote sociali di un’impresa di prodotti caseari ed allevamento e commercializzazione di bovini, ovini, caprini e polli, fabbricati, terreni, automezzi e disponibilità finanziarie, riconducibili a Giuseppe Privitera, per un valore complessivo di oltre 800 mila euro.
Il decreto di confisca è stato eseguito dalla Direzione investigativa antimafia di Catania, diretta da Renato Panvino, che aveva eseguito le indagini che nel febbraio 2014 è sfociata nell’operazione Prato verde nei confronti di 28 indagati, tra esponenti di vertici e fiancheggiatori, del clan dei Carateddi, capeggiato dal boss Orazio Privitera, noto come ‘Pilu Russu’, detenuto al regime del 41 bis. Tra gli arrestati per associazione mafiosa in quell’inchiesta c’era anche il fratello del capomafia, Giuseppe Privitera, che in passato era stato condannato per concorso in distruzione di cadavere, invasione di edifici, violazioni alle direttive comunitarie sui rifiuti. A lui la Dia ha contestualmente notificato la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di due anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. L’operazione Prato verde aveva consentito di disarticolare il clan mafioso Cappello ed in particolare il gruppo dei Carateddi, dedito principalmente alla commissione di reati contro il patrimonio, al traffico di sostanze stupefacenti, alle truffe alla pubblica amministrazione mediante l’indebita acquisizione di erogazioni in ambito agricolo, operante nella Piana di Catania e nei quartieri Pigno e Librino del capoluogo etneo.
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