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Mafia 2015: auguri di “malu annu” ai pezzi di merda

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In qualche giornale abbiamo letto una battuta che parte da una frase di Falcone: ”La mafia è un fenomeno umano. La merda pure”.
Salvo Vitale

Ed è proprio l’accoppiata mafia-merda che individua la prima cruda immagine di un fenomeno che, stando a quanto dice sempre Falcone, dovrebbe prima o poi essere condannata a finire. Ha cominciato questa accoppiata mafia-merda Peppino Impastato, quando, poco meno che ventenne, scriveva sul suo giornalino “L’idea”: “La mafia è una montagna di merda”. Attenzione, non è una trovata del film “I cento passi”, ma un episodio vero che costò a Peppino la punizione di essere cacciato di casa da suo padre e di acconciarsi a vivere alla meno peggio. Per continuare su questa scia, noi li chiamiamo, in sigla, PDM: attenzione, ogni riferimento o somiglianza al Partito delle libertà, PDL, è puramente causale, se è vero che, a partire dal 1992, data delle stragi mafiose, il fondatore di questo partito, che allora si chiamava Forza Italia, fu uno dei più grandi PDM della storia, tal Marcello Dell’Utri, amico degli amici, che riuscì a raccogliere sotto l’ala del suo amico Berlusca, già padrone di Milano, di mezza Sardegna e delle più grandi televisioni italiane, tutti gli amici d’Italia, dai mafiosi siciliani, a quelli romani e milanesi, dagli ndranghetisti ai camorristi del suo amico Cosentino. Persino il siculo Totò Cuffaro, da lui scelto come governatore della Sicilia, entrò alla sua corte, prima di entrare al carcere di Rebibbia. E così abbiamo avuto, per oltre quindici anni la mafia al potere, il governo della mafia. Attenzione, non è che adesso la mafia non c’è più; i mafiosi sono capaci di imboscarsi, di mimetizzarsi, di allinearsi col vincitore, di inchinarsi per rialzarsi più forti di prima. Ma torniamo alla merda, quella dei mafiosi è profumatissima: basta annusarne l’odore a distanza e si rischia di cadere a terra stecchiti. È un misto di puzza di cadavere, di merce in decomposizione, di acque putride, di esalazioni velenose causate da strani prodotti chimici… insomma, lo schifo dello schifo. Siamo a fine anno ed è d’obbligo farsi gli auguri: li facciamo anche ai puzzolenti mafiosi:

Buon anno, anzi maluannu a tutti i malandrini che da Palermo a Milano, a Parigi, a Mosca, a Pechino, a New York riempiono di puzza il mondo con i loro delitti, i loro traffici di droga, di armi, di esseri umani, insomma, tutto quello che bisognerebbe rifiutare e che loro mandano avanti. 

Quest’anno abbiamo avuto un buon raccolto: sono caduti in trappola 150 grossi lestofanti che, inutilmente hanno cercato di raccogliere l’eredità del capo dei capi, u zzu Totò, la cui leggenda e il cui posto nessuno è riuscito ancora a scalfire. È vero, lui non uscirà più, ma in compenso c’è un suo rampollo che si aggira per l’Italia, assieme a tanti altri campioni che cercano  di raccogliere le fila di un immenso impero che si sta sfaldando pezzo dopo pezzo. Altri pesci piccoli e grandi sono finiti nella rete delle forze dell’ordine, a Napoli, in Calabria, a Milano, malgrado queste abbiano visto ridursi mezzi e soldi per portare avanti la lotta. Altri cadranno. Alla fine ne resterà uno solo, lui, l’immortale, l’invisibile, l’inafferrabile primula rossa, Diabolik, u strocchiu, cioè lo strabico, o come lo chiamavano gli amici, “u siccu”. Fuma Marlboro rosse, ha girato il mondo, è stato visto in Venezuela, a Parigi, a Milano, in Spagna, porta occhiali Rayban a goccia, si veste alla moda, gli piacciono le straniere, va dicendo “Ho ucciso tante persone che potrei riempire un cimitero”. Noi non gli auguriamo di finire al cimitero, ci andrà a finire comunque, ma di andare a far compagnia ai tanti suoi amici che lo aspettano nelle patrie galere. Malu annu, Don Matteo.

Le Operazioni del 2015

Ma rivediamo, uno per uno, le facce di questi bei campioni, finiti nelle patrie galere grazie a un lavoro certosino e silenzioso, ma ricco di risultati, da parte di magistrati e forze dell’ordine. 150 pdm, chi stronzetto, come la cacca di un bambino, chi puzzolente come la cacca di un diarroico, chi grosso e pesante come lo stronzo di uno stitico. Sono in atto collette e raccolte di soldi, a base di pizzo, particolarmente ricco per le festività di fine anno, al fine di assicurare ai pdm in galera di pagarsi un avvocato e di sostenere le famiglie in difficoltà, dal momento che, con l’arresto, è venuta meno la fonte di reddito che consentiva una comoda vita. Pare che la pacchia sia finita. Certo non per tutti, perché ci sono quelli che hanno messo i soldi da parte, quelli che hanno una rete e un gruppo di lavoro che può continuare i loschi traffici anche se uno di essi viene meno, quelli che hanno azioni e soldi in banca o immobili in affitto. Per costoro le misure di prevenzione e il sequestro dei beni ci vogliono ed è giusto che ci siano.

Intanto le forze dell’ordine hanno imparato, per definire le loro operazioni, a usare termini raffinati e di alta cultura. L’operazione Panta Rei rivela conoscenza della filosofia e, in particolare quella di Eraclito, il filosofo che diceva “Tutto scorre” che in greco, appunto, si dice “Panta Rei”. 38 fermati appartenenti a vari clan palermitani, in particolare alla cosca di Portanuova, ma anche a quella di Bagheria, che cercava di rialzare il capo e che aveva come punto di riferimento Teresa Marino, moglie del boss Tommaso Lo Presti, dal quale prendeva ordini in carcere. Non meno importante la recente operazione Eden, del 16 novembre 2015, fatta dalla DIA di Trapani, che ha portato al fresco una trentina di persone, tutte della cosca di Matteo Messina Denaro. Con l’operazione Stirpe, sempre a novembre, sono state arrestate a Palermo, alla Guadagna, sei persone, ma tra di esse c’era un PDM da stitico, Salvatore Profeta. Altre sei persone sono state acciuffate con l’operazione Torre dei diavoli, così denominata dall’antico nome di una zona della Guadagna, siamo sempre in zona, Altri sei arresti a Corleone, con l’operazione “Grande Passo”, con la quale gli scalcagnati eredi di u zzu Binnu e di Totò u Curtu sognavano di far fare al ministro Alfano la fine di Kennedì, lo volevano uccidere perché non aveva rispettato alcuni impegni. Sempre la stessa storia, io ti prometto, tu mi dai i voti, io vedo di fare qualcosa per te, poi me lo scordo o non lo posso fare e tu mi prendi per traditore. Preciso quello che è successo a Salvo Lima.

Ma andiamo avanti con l’Operazione Verbero, che ha portato in carcere ben 39 persone, tutta gente del cosiddetto clan dei Pagliarelli, il carcere di Palermo dove sono finiti i nostri campioni: gente che si aggirava tra il Policlinico e che si riuniva nel bar dell’ospedale Civico per discutere di affari, di “messa a posto”, di traffici di droga. Volevano l’1% su un appalto da 50 milioni di euro: 500 mila euro per lavori di ristrutturazione al Policlinico, ma anche un povero barbiere era andato a chiedere loro il permesso di aprire la sua attività: un triumvirato composto da tre grossi PDM, quelli da stitico, Alessandro Alessi, Massimiliano Giuseppe Perrone e Vincenzo Giudice guidava le operazioni di controllo del territorio, comminando punizioni anche agli spacciatori che vendevano poca roba rispetto a quanto concordato. L’operazione Jafar, condotta tra Misilmeri e Belmonte Mezzagno ha condotto in carcere sette persone che, per fare avvertimenti e minacce a un macellaio gli hanno  mandato un mazzo di crisantemi con la scritta “Fatti i cazzi tuoi”. L’operazione è stata condotta grazie alle rivelazioni di un nuovo pentito, Sollima, ed è stata la prosecuzione dell’indagine “Sisma” e hanno documentato come dopo la reggenza di Franco Lo Gerfo “il mandamento sia passato nelle mani di Giuseppe Vasta”.

La vasta operazione Apocalisse 2 condotta anche questa grazie alle confessioni di un pentito, Flamia ha portato a 27 arresti cautelari: si tratta di gente che, a vario titolo si è resa responsabile di estorsioni e rapine con metodo mafioso, tra questi il nome di Pino Faraone spicca su tutti e l’accusa per lui è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Apocalisse 2 ha colpito i gregari del clan capeggiato da Galatolo, Terracchio, Fricano e Biondino e la novità è stata quella che, rompendo il muro dell’omertà tutti i commercianti estorti  hanno ammesso di pagare il pizzo. Agli inizi di febbraio, con l’operazione Black Mail sono finite in cella otto pdm, di cui cinque palermitani che chiedevano il pizzo a imprenditori del nord, titolari di appalti. Con l’operazione “Free Money” (guarda un po’, i poliziotti sanno anche l’inglese) sono state portate al fresco 27 persone che, dalla Sicilia alla Russia si occupavano di ricettazione, riciclaggio e soprattutto di clonare le carte di credito e di sbancare i poveracci di cui questi delinquenti riuscivano ad ottenere gli estremi per fare le operazioni di prelievo. Un colpo ai traffici di droga a Palermo nella Zona del quartiere Zisa è stato dato cn l’operazione Horus 2 con 23 arresti. Con l’operazione Pizzo i carabinieri del gruppo di Monreale hanno arrestato quattro pdm indagati a vario titolo per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata e occultamento di cadavere. Le indagini coordinate dalla Dda di Palermo riguardavano gli assetti di Cosa Nostra all’interno del mandamento di San Giuseppe Jato e gli arresti sono stati eseguiti tra Camporeale e Montelepre. Altre 23 persone sono state condotte in galera con l’operazione Horus 2: I Carabinieri della Compagnia di Palermo San Lorenzo e del N.A.S. hanno effettuato un’ispezione igienico sanitaria ed amministrativa in un esercizio commerciale di via Stefano De Perché n. 1/C – 1/D, a Palermo. Il controllo è legato all’operazione Horus 2 che ha portato all’arresto di 23 persone, smantellando la rete che gestiva lo spaccio nel quartiere Zisa.

E infine l’operazione Reset 2, relativa al mandamento di Bagheria, con cui, grazie alla ribellione e alla collaborazione di 36 imprenditori, commercianti e costruttori  sono stati condotti in arresto 22 pdm, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento a seguito di incendio. Uno di loro è riuscito a sfuggire alla cattura. Le indagini hanno evidenziato la “soffocante pressione estorsiva esercitata dai boss che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici del clan”. Una cinquantina le estorsioni documentate.

Buon anno, anzi cattivo anno e tanti altri cattivi anni che auguriamo a tutti questi pdm di varia puzza, di passare in galera prima di pentirsi e cominciare a fare le persone oneste.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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