Il deposito delle motivazioni della sentenza d’appello sulla trattativa stato-mafia di inizio anni novanta ha posto nuovamente sotto i riflettori dell’attenzione pubblica quanto accaduto allora e le attività di settori dello Stato, assolti dalla Corte perché non costituirebbero reato, prima, durante e dopo le stragi del 1992.
L’avrebbero posto ma, nel Paese della memoria a comando e delle cerimonie ad ogni pié sospinto, porsi domande, interrogare, studiare, approfondire, non accontentarsi delle pappette del potere è considerato scandalo tra gli scandali, da rifuggire per le pavide (in)coscienze.
Noi siamo nati, invece, per abitare e animare ben altro versante. E continueremo ad abitarlo ed animarlo.
Tra i fatti che per la Corte di Appello non sarebbero reati c’è la mancata cattura di Provenzano già in quegli anni. Una cattura a cui si era arrivati vicinissimo grazie a Luigi Ilardo. La storia ci racconta come finì la corsa e tutto deviato lungo una linea morta, parafrasando Guccini. Provenzano non venne catturato, se non moltissimi anni dopo, e Luigi Ilardo fu assassinato. Vittima della trattativa, vittima successiva delle stragi 1992-1993 come Attilio Manca. Le motivazioni sulla sentenza d’appello sulla trattativa confermano e scolpiscono, illuminandolo nuovamente, ciò che Luana denuncia con tenacia e forza da anni. Lampante per chi vuol vedere, chiaro ed incontrovertibile per chiunque non sia in malafede o asservito a vigliaccheria o convenienza. Come tante volte, intervistando ripetutamente la stessa Luana Ilardo, abbiamo ribadito in molti articoli. Rimandiamo alla lettura e all’ascolto delle sue parole, e alle nostre inchieste, per ribadirlo ancora una volta. Ora, necessario e doveroso più che mai.
Caso Ilardo: «Lo Stato ha ucciso mio padre»
L’INTERVISTA. In attesa della sentenza della Cassazione abbiamo raccolto la testimonianza di Luana Ilardo (figlia di Luigi, nome in codice “Oriente”): «Credo nello Stato, nelle Istituzioni, in quei magistrati che continuano a ricercare la verità. È chiaro che ci sia uno “spaccato” nello Stato. C’è una parte di Stato collusa e corrotta. Ma c’è anche una parte di Stato buona, onesta, legale che vuole far emergere queste verità. Oggi, purtroppo, ci sono tutte le carte in tavola per poter parlare di questa verità. Mio padre è l’ennesimo omicidio con dei mandanti istituzionali»
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Omicidio Ilardo: la Cassazione ha confermato le condanne
MORTE DI UN INFILTRATO. Condanne definitive per gli assassini (Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, Maurizio Zuccaro e Benedetto Orazio Cocimano) della fonte del colonnello Michele Riccio.
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Omicidio Ilardo, la verità non può fermarsi
SENTENZA CASSAZIONE. Le condanne per i mafiosi che hanno ordinato, organizzato ed eseguito l’omicidio del confidente Luigi Ilardo sono state confermate dalla Corte di Cassazione. Un sentenza definitiva è ora piombata su questa vicenda. Ma è sufficiente? Gli interrogativi sulla morte di Ilardo sono ancora troppi e si intrecciano con quell’amalgama di ombre, misteri e mezze verità che ha caratterizzato tante – troppe – storie di mafia, di morti ammazzati e sangue versato in questo Paese.
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Luana Ilardo a Non è l’Arena: «La mafia ha fatto la mafia, lo Stato non ha fatto lo Stato»
OMICIDIO DI STATO. Le parole della figlia di Luigi Ilardo, il confidente del colonnello Riccio. L’uomo – nome in codice «Oriente» – verrà ammazzato il 10 maggio del 1996. La punizione esemplare per aver portato (inutilmente) lo Stato nel casolare del super latitante Provenzano. Ma anche per aver fatto arrestare pezzi da novanta di Cosa nostra e per aver svelato i legami con la massoneria.
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Luana Ilardo: «Sono disposta a perdonare gli assassini, ma devono assumersi le loro responsabilità»
DIAMO VOCE. Luigi Ilardo è stato ammazzato da questo Stato, la figlia Luana in questi anni si sta battendo per la verità, la giustizia e la dignità della memoria vera. «La mafia ha fatto la mafia, lo Stato non ha fatto lo Stato», «Lo Stato ha ucciso mio padre», «Mio padre è l’ennesimo omicidio con dei mandanti istituzionali». Queste alcune delle denunce di Luana Ilardo pubblicate nei mesi scorsi sul nostro giornale. La sua lotta è una lotta anche nostra, nei mesi scorsi, adesso e in futuro.
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E se Provenzano fosse stato arrestato nel 1995?
QUANTI MORTI DI MENO? Reato o non reato, resta un fatto che nessuno potrà mai cancellare: la cattura del latitante mafioso poteva evitare tante vittime (Ilardo, Manca, ect). Lo Stato non ha saputo fare lo Stato in questo Paese dove le mafie sono presenti (vive e vegete) da secoli.
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La mezza verità
LUIGI ILARDO. «Ancora dopo 24 anni vera giustizia non è stata fatta, perché sono stati arrestati solo i mandanti di cosa nostra, ma non gli appartenenti alle istituzioni, che come accade per tutti gli “omicidi eccellenti” se ne escono quasi sempre “puliti”»
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«Mio padre è stato ammazzato perchè ha toccato i nervi scoperti di questo Paese»
OMICIDIO DI STATO, la VIDEOINTERVISTA. Dopo la deposizione in Commissione parlamentare Antimafia abbiamo raccolto il punto di vista di Luana, figlia di Luigi Ilardo, il confidente che portò lo Stato a pochi passi dal casolare dove era nascosto il latitante Bernardo Provenzano.
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Luigi Ilardo, l’omicidio di Stato che non possiamo dimenticare
LA CHIAVE PER SVELARE GLI ALTRI “MISTERI”. La sua collaborazione avrebbe svelato, portando prove a supporto, i retroscena di fatti criminali ed eversivi risalenti al finire degli anni 60 sino a tutto il periodo trattativa e cioè sino al giorno della sua morte avvenuta nel 1996; per mano mafiosa ma verosimilmente riconducibile al volere di settori deviati delle Istituzioni.
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«Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»
INTERVISTA/Prima parte. L’INCONTRO CON ILARDO. Parla Michele Riccio, già colonnello dei carabinieri. Abbiamo diviso l’intervista in più parti per affrontare nel modo migliore i vari argomenti trattati. Tutto ruota intorno alla figura del collaboratore di giustizia Luigi Ilardo, ucciso a Catania il 10 maggio del 1996, con otto colpi di pistola. Un omicidio eccellente? Un omicidio di Stato? I due si erano messi in testa di arrestare Provenzano, all’epoca la mente criminale di Cosa nostra. Ed era tutto pronto per il blitz. Binnu u tratturi verrà arrestato undici anni dopo. Chi non ha voluto mettere le mani sul Capo della mafia siciliana?
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Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»
INTERVISTA/Seconda parte. ILARDO DIVENTA IL RIFERIMENTO DI PROVENZANO. Parla il colonnello dei carabinieri: «Quando Ilardo mi fa comprendere, e arriviamo al 31 di ottobre (1995, nda), che c’è la possibilità di arrestare Provenzano io lo comunico a Mori. Ero abituato con il generale Dalla Chiesa. Parliamo di investigatori seri. Il generale mi avrebbe detto ‘se non hai la macchina, rubane una e vieni subito a Roma». Tutto ruota intorno alla figura del collaboratore di giustizia Luigi Ilardo, ucciso a Catania il 10 maggio del 1996, con otto colpi di pistola. Un omicidio eccellente? Un omicidio di Stato? I due si erano messi in testa di arrestare Provenzano, all’epoca la mente criminale di Cosa nostra. Ed era tutto pronto per il blitz. Binnu u tratturi, però, verrà arrestato undici anni dopo. Chi non ha voluto mettere le mani sul Capo della mafia siciliana?
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«Non hanno voluto arrestare Provenzano»
INTERVISTA/Terza parte. LA “CACCIA” AL LATITANTE. Parla il colonnello dei carabinieri Michele Riccio: «A Provenzano non l’hanno voluto prendere, glielo scrivo con lettere di sangue. Hanno lavorato per altri interessi. Questa gente era quella che andava ai processi a Caltanissetta e diceva che Falcone si era fatto l’attentato da solo…». L’operazione muore sul nascere. Gli uomini dello Stato si fermano a pochi metri dal casolare di Mezzojuso. Il blitz non si deve fare. La Trattativa è in corso (e mai terminata). Provenzano deve continuare a fare il latitante, ha i suoi progetti da sviluppare. E continuerà a farlo per altri undici anni. I vertici di alcune istituzioni (deviate, come le loro menti) hanno cambiato il corso della storia. Quanti omicidi si potevano evitare? Se Provenzano fosse stato arrestato, ad esempio, si sarebbe potuta salvare la vita del famoso urologo Attilio Manca. Massacrato da “ignoti” a Viterbo. La sua morte violenta grida ancora vendetta.
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Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»
INTERVISTA/Quarta e ultima parte. OMICIDIO ECCELLENTE. Parla il colonnello dei carabinieri Michele Riccio: «Ilardo mi diceva: ‘il problema è Cancemi’. Era a conoscenza di parecchi fatti. Infatti, quando era al Ros non ha detto nulla. Poi, quando lo hanno allontanato dal Ros ha cominciato a parlare. Cosa nostra aveva paura dei pentiti storici. Cosa nostra ha paura del passato, perché nel passato nasce la Trattativa. In passato ci sono i colloqui tra Provenzano, Santapaola, Madonia. Sono loro che se iniziano a parlare possono creare i grandi danni». E sulla morte di Ilardo: «Lo Stato ha sempre utilizzato la criminalità organizzata. Il mandante esterno in questi omicidi di Stato c’è sempre. Poi c’è il contatto che dice a due picciotti: ‘andate ad ammazzare questo’. A Ilardo lo sparano sotto casa. L’ordine è arrivato dallo Stato. È successo per tutti gli omicidi eccellenti. Ilardo è uno degli omicidi eccellenti.»
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STATO-MAFIA: la mancata cattura di Provenzano
DI MATTEO: «Bernardo Provenzano non poteva essere catturato perché l’eventualità di una sua collaborazione avrebbe scoperto le carte sparigliando gli accordi e comportando per i Carabinieri del Ros la possibilità che il loro comportamento sciagurato e illecito venisse scoperto dall’autorità giudiziaria e dall’opinione pubblica».
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1. continua
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