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Lanciata una petizione online per chiedere il ripristino della scorta a Gennaro Ciliberto

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Nei giorni scorsi il drammatico appello del testimone di giustizia: “Sono nel mirino del clan D’Alessandro: hanno giurato di spararmi in testa”

Il 12/12 è stata revocata la scorta al testimone di giustizia Gennaro Ciliberto.

“…Chi è quest’uomo? È un signore che anni fa venuto a conoscenza della commissione di reati gravi decise di rivelarli alla giustizia e di collaborare per farli perseguire. Insomma una persona perbene che non ha deciso di voltarsi dall’altra parte. A pochi giorni da un processo chiave che dovrà verificare presunti rapporti corruttivi tra camorristi (alcuni presunti, altri già condannati per reati associativi di natura mafiosa) e funzionari di Autostrade, l’Ucis (organismo che si occupa di concedere, revocare, alzare o abbassare il livello di protezione di persone che rischiano la vita in ragione della loro collaborazione con la giustizia) ha revocato la scorta a Gennaro Ciliberto, testimone chiave di questo processo che stenta a cominciare. Pensate, è difficile persino la costituzione delle parti.

È inutile che vi racconti quello che sta passando Gennaro Ciliberto. Basta ascoltare quello che dice. Basta anche provare a comprendere quello che passa per la sua testa in questo momento. Non sarà facile presentarsi in una udienza così importante da solo, senza scorta, senza alcuna protezione. Non è detto che si presenti. Ora Ciliberto, da quel che a noi è dato sapere, è ricoverato in un ospedale. Ha seri problemi di diabete. La notizia della revoca della scorta l’ha distrutto psicologicamente. Lui si è rivolto subito ai suoi avvocati, Sergio e Angelo Pisani, per chiedere l’immediata revoca del provvedimento dell’Ucis. Non sarà facile farlo in tempo, ma i legali ci proveranno.

In questo processo che comincerà il 19 dicembre davanti al Gip Emanuela Attura, Tribunale di Roma, occorrerà capire se davvero gli indagati di Autostrade (nel processo la società del gruppo Atlantia è allo stato parte lesa) in cambio di mazzette e regali avrebbero consentito ad aziende in odore di mafia di infiltrarsi negli appalti per la costruzione di tratti di autostrade.  Ciliberto, come spiegavamo, è teste chiave. Nel processo i reati contestati vanno dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio all’abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti. Sono i reati più gravi che il sostituto procuratore di Roma, Francesco Dall’Olio, contesta a 11 tra funzionari di Autostrade per l’Italia e società controllate e titolari di aziende che avrebbero incamerato appalti in Autostrade ed avrebbero eseguito le opere con materiali scadenti o comunque non eseguendo lavori a perfetta regola d’arte così come previsto nella realizzazione di opere pubbliche. Nel caso di specie parliamo di autostrade, caselli, cavalcavia e dunque di trasporti, da qui anche la contestazione del reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Reati commessi in concorso e con circostanze aggravanti che rendono la questione molta più seria di quello che sembra. ” – (Paolo Chiariello – juorno.it – 13/12/2019)

 È possibile firmare e sostenere la petizione QUI

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Alessio Di Florio

Vicedirettore di Wordnews.it e attivista abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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