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Fragalà non doveva morire. Tantillo e Chiarello, doveva essere solo una ‘punizione’

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L’avvocato palermitano Enzo Fragalà, che fu parlamentare di Alleanza nazionale e componente della commissione Mitrokhin, non doveva essere ucciso ma “solo” intimidito.

Il legale, pestato la sera del 23 febbraio 2010, morì tre giorni dopo in ospedale per le gravi ferite riportate.

La versione dell’intimidazione è sostenuta da due pentiti del quartiere palermitano di Borgo Vecchio, Giuseppe Tantillo e Francesco Chiarello. Il mancato sostegno per le spese legali, da parte di Cosa nostra, a uno dei tre sospettati dell’omicidio, Salvatore Ingrassia, avvalorerebbe la tesi della “punizione” che la mafia ha voluto impartire a chi è andato oltre il mandato ricevuto dai boss.

Ansa

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Redazione

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