Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato di come il cerchio attorno al super latitante di Castelvetrano si stia stringendo, lo scorso 19 novembre finirono in manette 16 elementi di spicco considerati vicino al Boss, oggi Gico e Ros hanno assestato un duro colpo alle casse della famiglia mafiosa di Messina Denaro. Terreni, aziende agricole e commerciale, fabbricati e autoveicoli per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro.
Un maxi sequestro che ha coinvolto diversi soggetti già agli arresti dal dicembre 2013 perché impegnati in vari a frangenti a favorire la latitanza di Messina Denaro. Società e imprese occulte gestite da diversi prestanome, niente di nuovo insomma, ma le indagini dei militari di Finanza e Carabinieri hanno consentito di ricostruire accuratamente la fitta rete che sostiene l’impero economico del Boss che ha preso le redini di Cosa Nostra dopo l’arresto di Provenzano.
Tra i coinvolti nel sequestro anche Giovanni Filardo cugino di Messina Denaro che è titolare di vare società nel ramo dell’edilizia le cui manovre finanziarie non hanno convinto gli inquirenti. Si trattava infatti di imprese con redditi esigui che tuttavia possedevano importanti disponibilità economiche di provenienza illecita.
Spiccano Poi i nomi di Vincenzo Torino e Aldo Tonino Di Stefano ritenuti prestanome della Fontane d’oro Sas impresa legata al settore olivicolo.
Ovviamente non potevano mancare all’appello la gestione e il controllo degli appalti pubblici nel trapanese, questa volta legati alla figura di Antonino Lo Sciuto, che avrebbe gestito, per conto dell’organizzazione un volume importante di affari.
Tra i vari movimenti gestiti dallo Lo Sciuto anche quelli relative alle strade della zona industriale e alle opere di completamento del cosiddetto “Polo tecnologico” di contrada Airone, ma anche i lavori per le piazzole e le sottostazioni elettriche del parco eolico “Vento Divino“, nel comune di Mazara del Vallo.
Una operazione considerevole sulla quale ha speso parole importanti l’onorevole Davide Mattiello membro della commissione nazionale Antimafia che in una nota ha affermato l’importanza dell’operazione a fronte della necessità impellente di riformare drasticamente l’ambito delle misure di prevenzione «Un altro duro colpo alla capacità economica del latitante Messina Denaro: nuovi sequestri di prevenzione applicati ad aziende riconducibili al boss come la Fontane d’oro. Una nuova conferma di quanto lo strumento sia importante, tanto che lo si vuole estendere ai reati di corruzione, e di quanto professionale sia il lavoro di Forze dell’ordine e magistratura. – continua Mattiello – Proprio per questo sono insopportabili alcuni nodi: l’Agenzia Nazionale resta con il CdA azzoppato perché non integrato dalle nomine di competenza dei Ministri di Giustizia e dell’Interno. La Banca dati informatizzata che dovrebbe servire ad una gestione più trasparente dei patrimoni, non funziona e la Commissione Antimafia attende da Luglio che il Prefetto Postiglione fornisca una relazione sullo stato dell’arte. L’albo nazionale degli amministratori giudiziari, altro strumento di trasparenza già previsto dalla legge, non funziona e segnalo che proprio su questa questione si sono concentrate ancora recentemente le inchieste giornalistiche di Pino Maniaci, fatto oggetto di inaudite intimidazioni».
L’onorevole eletto tra le file del Partito Democratico come candidato indipendente ha poi sostenuto l’importanza di evitare che i vari progetti di riforma si accavallino nelle aule istituzionali producendo quell’immobilismo strumentale utile a chi tanti danni sta provocando all’erario e a diversi lavoratori innocenti vittime di un sistema che non funziona. Mattiello chiosa infatti nella sua nota affermando che «I progetti di riforma sulla prevenzione patrimoniale rischiano di accavallarsi tra Camera e Senato: in Commissione Giustizia Camera giace il testo più avanzato, perché già votato come Testo Base, che potrebbe essere abbinato al testo proposto dalla Commissione Antimafia e a prima firma Bindi, che però non risulta ancora formalmente depositato. Mentre in Senato è stato depositato il testo Orlando, del 29 Agosto, che contiene anche norme sulla prevenzione patrimoniale. Intanto ogni sigillo che viene apposto per sequestrare una azienda in odor di mafia rischia di trasformarsi in una tomba per i lavoratori onesti, che sono la gran parte»
Volti, nomi e dettagli del sequesto
Beni sequestrati, in distinte operazioni, su disposizione del Tribunale di Trapani e del Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione:
VALORE DEI BENI COMPLESSIVAMENTE IN SEQUESTRO: € 20.343.000
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Decreto di sequestro nr. 22/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 250.611,00
Decreto di sequestro nr. 41/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 2.188.090,61
Decreto di sequestro nr. 38/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 1.826.337,00
Decreto di sequestro nr. 45/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 550.338,65
Decreto di sequestro nr. 40/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 3.339.698,00
Decreto di sequestro nr. 63/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 8.021.212,00
Decreto di sequestro nr. 72/2014 R.G.M.P. emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 3.390.010,00
Decreto di sequestro nr. 168/2014 R.M.P. emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione.
VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 777.191,81
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