Le indagini della magistratura e delle forze dell’ordine hanno individuato vincoli familiari e altri rapporti tra amministratori ed esponenti di alcune cosche mafiose locali. Per quanto riguarda le parentele, l’ordinanza del Ministro degli interni non fa i nomi, ma rivela che tali parentele interessano il sindaco, e si allargano a situazioni di comparaggio, padrino-figlioccio. Il contesto mafioso del mandamento di Corleone – è ormai noto, secondo il ministro Alfano, per il clima di omertà, di connivenze e per la forte contiguità delle diverse consorterie locali che, negli anni hanno dato vita a un’organizzazione criminale particolarmente efferata ed autorevole, i cosiddetti corleonesi, con personaggi la cui portata criminale ha travalicato i confini locali, mantenendointegra, nel tempo, l’organizzazione economica e sociale dei clan, nonostante le diverse vicende che hanno interessato i suoi componenti. La cattura di esponenti storici e di personaggi di spicco della cosca e le successive condanne hanno lasciato in mano la conduzione degli interessi di Cosa Nostra a fiduciari, legati agli esponenti criminali da stretti vincoli familiari. E così, il figlio di uno stretto congiunto di un capomafia corleonese, Giovanni Grizaffi, nipote di Riina, ha assunto la carica di capo mandamento di Corleone gestendo, insieme ad un altro congiunto, importanti interessi economici legati ad affari illeciti. Analogamente, nel periodo di latitanza, un diverso vertice ha affidato al figlio di un vicino parente, di cui è stato comprovato il ruolo apicale all’interno dell’organigramma corleonese, la cura degli affari dell’organizzazione criminale e la gestione dell’aspetto logistico della latitanza del boss mafioso. Lo stesso reggente del sodalizio ha fatto da tramite per dare esecuzione agli ordini impartiti dal latitante e per la riscossione delle tangenti sul territorio. Ma, a parte questa generica impostazione, nel dettaglio ci sono stati una serie di affidamenti, specie per la raccolta dei rifiuti o per la riscossione dei tributi, che rivelano come il sindaco Savona non fosse estraneo a una serie di amicizie sospette e affidasse agli amici di sempre il compito di mandare avanti i settori più delicati del paese. Francamente la relazione del Ministro lascia spazio al sospetto che dietro tutto ci sia una lettura all’indiero, cercando di collegare passato e presente, anche quando questi collegamenti sono più ipotizzati che dimostrati.
Cercheremo con ulteriori approfondimenti di capire se, come sembra dalle relazioni presentate, Corleone sia rimasta quel che era, ovvero una città ad alta densità mafiosa, o se, come spesso succede in Italia, servendosi della legge del sospetto, il consiglio comunale e l’amministrazione di Corleone siano rimasti vittime delle solite strategie utili solo a chi vuole stare in vetrina e dare immagini di falsa efficienza.
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