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Catania. Massoneria, mafia e curatele fallimentari, il terzetto perfetto

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È successo qualche giorno fa a Catania ed è passato in silenzio, ma il fatto rivela il modo con cui si agisce all’interno delle sezioni dei tribunali che si occupano di fallimenti.
Foto di: catania.livesicilia.itFoto di: catania.livesicilia.it
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Al centro dell’indagine è Sebastiano Cavallaro un massone che ricopre l’incarico di primo diacono all’interno della Gran Loggia Italiana Federico II, ma che, secondo i giudici è anche un associato a Cosa Nostra. Uno dei suoi soci, arrestati assieme a lui è Aldo Ercolano, figlio di Sebastiano e cugino del più noto mandante dell’omicidio del giornalista Giuseppe Fava. L’operazione, condotta dal colonnello della Guardia di finanza Alberto Nastasia ha chiarito che alcuni imprenditori massoni «avevano la consapevolezza del suo ruolo», e che, tra i suoi tanti lavori, egli si occupava di consegnare i soldi ai familiari degli affiliati in carcere, sottoporre locali a richieste estorsive, curare i rapporti con le altre cosche e intervenire nelle aste fallimentari per dissuadere eventuali partecipanti troppo ambiziosi.

Tra gli episodi sotto indagine c’è quello dell’aggiudicazione di un complesso industriale durante un’asta fallimentare. La Mediterranea costruzioni metalmeccaniche in passato dei fratelli massoni Francesco e Carmelo Rapisarda – attualmente agli arresti domiciliari -, che con ogni mezzo intendevano riottenerla. Ad aiutarli sarebbe stato il funzionario bancario, che avrebbe fatto acquistare il bene dalla banca, in leasing, per poi rivenderlo ai vecchi proprietari. Cavallaro, intanto, si sarebbe mosso per convincere i potenziali acquirenti a desistere. Un compito in cui sarebbe stato affiancato dall’altro indagato Adamo Tiezzi, pregiudicato per traffico di droga ed estorsioni. Una modalità operativa che ha fatto scendere il prezzo da un milione a 273mila euro. Attenti a questo tipo di ribasso, che consente davvero a chi vuol mettere le mani su un bene fallimentare messo all’asta, di acquistarlo per due soldi: basta dissuadere gli altri dall’acquisto, presentarsi nel giorno dell’asta e sparare la cifra minima da cui parte l’asta. A monte di tutto questo c’è naturalmente il lavoro preliminare che inizia al momento in cui il tribunale mette le mani sul bene, ne affida la curatela a un avvocato che gira ogni giorno per i tribunali alla ricerca di questi bocconcini, e poi, una volta fatta la stima, si passa all’aggiudicazione, ma tutto questo dopo che sono passati da quattro a dieci anni, in modo che dal bene si è potuto succhiare tutto quello che c’era e i suoi vari spezzoni sono stati svenduti agli “amici” che in questo settore hanno costruito le loro ricchezze.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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