Botti e giochi d’artificio per il boss scarcerato
Ormai sembra diventata un’abitudine quella di salutare i boss che escono dalla galera, quelli che muoiono, quelli che fanno il compleanno, con giochi d’artificio e di postare le bravate su Facebook, così, tanto per far vedere che i boss sono vivi e vegeti e che lo stato, seguendo le sue leggi, ha dovuto metterli in libertà, magari agli arresti domiciliari.
Ci sono poi i mortificanti inchini della “vara” della madonna in processione davanti alla casa del boss, come è successo a Napoli. Qualche anno fa destò sorpresa il funerale di Antonino Cinà, cognato di Luigi Abbate, detto “Gino u mitra”, salutato con mortaretti e blocco stradale. Non meno eclatante ieri il saluto a Brancaccio al boss Maurizio De Santis, genero di Luigi Salerno, un boss di peso, affiliato alla famiglia di Portanuova. Costui era riuscito a farsi “girare”, cioè ad appropriarsi, assieme al figlio, di un ristorante, “Il bucatino”, appartenenti a due imprenditori che a un certo punto si sono arresi e hanno ceduto tutto. Il locale era diventato ritrovo di amici degli amici. De Santis, arrestato nel 2014 e condannato per estorsione, è stato messo ai domiciliari per i rimanenti tre anni, ma i suoi parenti e ammiratori non si sono sottratti al vizio di celebrare “il ritorno di Ringo”.
Qualche anno fa era stato celebrato a forza di mortaretti il compleanno di Procopio di Maggio, storico boss di Cinisi, morto poco dopo. Non vogliamo fare le rituali condanne del gesto, che lasciano il tempo che trovano. Ci sembrerebbe più opportuno che, in quelle occasioni in cui l’odore, anzi la puzza di mafia è forte, i cittadini, anziché associarsi al coro dei festaioli, usassero le armi a loro disposizione, ovvero pernacchie e sputi e denunciassero gli autori di simili bravate. Sarebbe altrettanto giusto proibire funerali pubblici per i boss passati ad altra vita, come in parte viene fatto. Nel caso odierno le cose che meno convincono sono i tre anni di carcere abbonati al boss con i domiciliari, anche in considerazione che nel 2015 gli sono stati sequestrati beni per 10 milioni, dopo una mite condanna di cinque anni. I boss stanno uscendo tutti dal carcere. Il prefetto di Palermo De Miro ha annunciato che ne sono usciti 63. Se continua così Palermo diventerà una sede di giochi d’artificio giornalieri. Che tristezza!!!