Trova periodicamente grande successo la frase di Umberto Eco contro i social e le legioni di imbecilli a cui hanno dato parola. Successo ovviamente su Facebook. Non sono d’accordo con il senso delle parole di Eco, e non riesco a vedere i social negativamente. Perché, in realtà, ci fanno un grandissimo favore. Fanno emergere tutta la pavidità, il servilismo, l’omertà, l’accondiscendenza dei soggetti che infestano l’agorà. I social, come disse qualcuno, permettono di separare il grano dalla pula. Vedeteli certi soggetti, la loro frenesia nell’ostentare vizi e lussi e prestarsi come eco a qualsiasi cazzata di ogni latitudine. Scivola un gatto su una buccia di banana in Perù e sulle loro pagine Facebook lo scoprirete, succedete qualsiasi cosa ad altra latitudine (che sia pure un banale scontro tra un carretto e un triciclo) e loro pubblicano il link. Poi il marcio del marcio bussa vicino alle loro porte, inonda le strade che percorrono. E cala il silenzio, il silenzio più totale. E quindi la minima notizia sugli stupefacenti a Canicattì desta, la mega operazione anti droga vicino casa addormenta. La plastica nell’Oceano pacifico (per carità, ovviamente lungi da me il voler negare un’emergenza mondiale terribile) mobilita megafoni social, per la devastazione e il sacco ambientali vicino casa balbettii di circostanza e silenzi. Tutti moralisti e forcaioli ma se gli uomini (ammesso e non concesso che si possano definire tali) bestia stanno sulla porta accanto si sprecano i “poveri ragazzi”, “ma sono bravi ragazzi”, “sono tutte vittime, anche loro” e amenità simili.
Antonio Gramsci lo definiva sovversivismo delle classi dirigenti, lo storico Umberto Santino già decenni fa descrisse la borghesia mafiosa, il “senso comune” nella sua pavidità, leccaculismo e servilismo che le leggi per gli altri si applicano, per gli amici (e Peppino Impastato aggiunse e gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici) – dei padroni, dei ricchi e dei pre-potenti – si interpretano. E quindi davanti a loro tappeti rossi, rassicurazioni (anche, se non soprattutto, “democratiche e progressiste”), passerelle, subito tutti sull’attenti. E se poi da lor signori ci scappa il tentativo di intimidire cittadini nell’esercizio di un loro diritto, rassicurano i signorotti e ai cittadini stessi frappongono burocrazia, cavilli, negano l’evidenza innegabile anche davanti a quasi certi abusi. Arrivano persino a non riuscire a trovare le loro stesse pratiche, anzi i numeri.
Ma, come già detto, per gli “amici” e i pre-potenti la legge non si applica ma si interpreta e la schiena dritta torna ad essere solo un problema ortopedico e i cappelli trovano tanti venti per scender giù …
“Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia … Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare. Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione. Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria hai fatto dell’ipocrisia la tua formula di poesia … Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani…”
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